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Ranucci dopo l'attentato: «Prima i proiettili, ora un salto di qualità preoccupante». Assegnata auto blindata

Il giornalista intercettato fuori dalla compagnia dei carabinieri dove ha presentato denuncia. «Mi sento tranquillo nel senso che lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi» - VIDEO

Redazione La Sicilia

17 Ottobre 2025, 13:37

15:49

«Quello di stanotte è stato un salto di qualità preoccupante perché proprio davanti casa, dove l'anno scorso erano stati trovati dei proiettili e ci sono state spesso persone che osservavano». Sono le prime parole di Sigfrido Ranucci, intercettato dall'agenzia Ansa mentre lascia la sede della compagnia dei carabinieri di via Trionfale a Roma, dove ha presentato denuncia dopo l'esplosione di una bomba davanti alla sua abitazione.

«Ho ricostruito con i carabinieri quanto è successo ieri. C'è una lista infinita di minacce, di varia natura, che ho ricevuto e di cui ho sempre informato l'autorità giudiziaria e di cui i ragazzi della mia scorta hanno sempre fatto rapporto. Io comunque mi sento tranquillo nel senso che lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi». Il giornalista e conduttore di Report ha anche annunciato di «essere passato alla macchina blindata». Un'ulteriore stretta nei dispositivi di protezione. Ranucci era già sotto scorta per le minacce ricevute.

Sotto casa sua è arrivato intanto il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. «Questo è uno dei periodi più bui della nostra storia. Non conosciamo la matrice, però è chiaro che stiamo parlando di un attentato che riguarda uno dei giornalisti più esposti che fa un giornalismo serio d'inchiesta, che non guarda in faccia a nessuno e che è anche scomodo per il potere. Tant'è vero che è stato anche delegittimato, a più riprese e anche in sedi istituzionali. Tanto è vero - e non nascondiamo le cose come stanno - che ha dovuto e deve combattere centimetro per centimetro per rivendicare la sua libertà di investigazione, per avere una puntata in più che gli viene tolta, per resistere a tutte le querele che fa anche chi ha incarichi istituzionali».