L'inchiesta di palermo
Scontro Cuffaro-Sammartino per il Consorzio di Bonifica: «Ti scasso la m... su tutto». «U succu rù riscursu» è la torta degli appalti
Nelle carte della Procura è raccontato il litigio tra i due alleati. Al centro della contesa la conferma alla guida del Consorzio di un fedelissimo di Cuffaro. E alla fine il vecchio vince sul giovane
Il 27 febbraio del 2024 nella casa palermitana di Totò Cuffaro va in scena uno scontro tra due potentati della politica siciliana. A sfidare l'ex governatore è Luca Sammartino. E l'oggetto del contendere è la guida del consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale. «Se vuoi mettere in discussione l'amicizia, mettiamola in discussione su una minchiata! Mettila!», afferma il più giovane al culmine della discussione. «Luca io non metto in discussione l'amicizia, metto in discussione un rapporto», replica Cuffaro, che alza ancora di più i toni: «Vuoi fare questo sfregio a me a Palermo?», urla. È un momento di rara verità nel teatrino della politica siciliana.
Il direttore generale del Consorzio Giovanni Tomasino - con un passato in politica da assessore della provincia di Palermo - è un uomo di Cuffaro. Il rapporto che li lega lo descrive lo stesso Totò quando, esasperato dalle resistenze di Sammartino che intende sostituirlo (da assessore all'Agricoltura i consorzi di Bonifica rientrano sotto la sua competenza), sbotta: «Tu non capisci che io ho avuto un’avventura complicata nella mia vita, che mi ha tenuto lontano cinque anni. Ho misurato le persone che mi sono rimaste vicine, perché? Perché sono rimaste vicine alla mia famiglia, vicino a mia moglie, che non l’hanno lasciata sola una sola settimana. Hai capito? Una di queste persone tu devi sapere è stato Gigi Tomasino, quindi - continua, rivolgendosi a Sammartino - quando io ti chiedo una cosa su Gigi. Te la chiedo per amicizia… non puoi far finta di non capire, perché io lo difenderò ad oltranza».
In realtà, non c'è esattamente solo una questione di amicizia alla base della pretesa di Cuffaro di lasciare il direttore al suo posto. «Per ribadire agli interlocutori l’importanza della questione - annotano i magistrati di Palermo - rimarcava l’imminente erogazione di ingenti fondi pubblici in favore del Consorzio, destinatario di uno stanziamento di 280 milioni di euro per la realizzazione di opere pubbliche». Ed è ancora Totò a trovare le parole definitive: «Chistu è u succu rù riscursu», chiosa davanti allo stesso Tomasino e a Carmelo Pace, capogruppo della Dc all'Ars, anche lui molto attivo nella difesa del «nostro direttore», e pure lui indagato nell'inchiesta.
«Se lui (Sammartino ndr) - riprende Cuffaro - vuole continuare su questa strada, io comincerò a rompergli i coglioni, a fare dichiarazioni sulla stampa. Facciamo un poco di bordello, perché è chiaro che non gliela possiamo fare passare… cioè ci perdiamo di dignità. Un consorzio pieno che si vede arrivare sta cosa… cioè questo ci espropria di competenze». Alla fine il modo di salvare Tomasino si trova riscrivendo su misura la norma, poi votata dall'Assemblea regionale siciliana. «Pace - si legge nell'ordinanza - riferiva a Cuffaro che la riscrittura dell’articolo avrebbe garantito a Tomasino di rimanere in carica e che tale intento era ben chiaro al Sammartino, il quale aveva scherzato sul fatto che avrebbero potuto modificare il testo direttamente indicando il nome di Tomasino».
Tuttavia lo scontro continua. Perché la contesa non riguarda solo la sostituzione del direttore generale, ma anche quello che il direttore generale può o non può fare. Dal 2017 Tomasino aveva rinunciato totalmente a presiedere le commissioni di gara che assegnano gli appalti del Consorzio, seppure gli spettasse da statuto. Ma da presidente di commissione, per ragioni di incompatibilità, avrebbe perso il potere di scelta dei commissari di gara. «La scelta di Tomasino, condivisa con Cuffaro - sottolineano gli inquirenti - era preordinata, nella sostanza, ad esercitare un potere sicuramente più proficuo, quello di nominare componenti di gara compiacenti e pilotare così gare di evidenza pubblica in cui venivano stanziati fondi pubblici».
Se questo è «il succo del discorso», è facile comprendere il livello dello scontro raggiunto a casa Cuffaro dove il 27 febbraio 2024 viene convocato Sammartino. Ad attenderlo oltre a Totò c'è anche Pace. E nascosto in un'altra stanza, ad ascoltare tutto, Tomasino. L'assessore prova a convincere Cuffaro «che la rinuncia ex ante e in toto da parte di Tomasino di presiedere le commissioni non aveva alcuna validità, trattandosi di funzione attribuitagli dallo statuto e che si poteva, al più, formulare una rinuncia caso per caso, procedura per procedura, fatta per motivate ragioni di incompatibilità». Ma il richiamo alle regole non vale a niente. «Luca non hai capito! - tuona Cuffaro - Io se tu non torni indietro non è che ti scasso la minchia sui consorzi di bonifica! Io te la scasso su tutto! Forse non l'hai capito!». «Ma che scassi su tutto Totò?». Ma Totò non si placa. «Io da oggi in poi faccio l'assessore all'agricoltura!». «E fallo!», replica Sammartino. «Ti rompo i coglioni su tutto.. te lo stai cercando».
E alla fine il vecchio vince sul giovane. Qualche settimana dopo lo statuto del consorzio di Bonifica viene cambiato «con le modifiche pretese» da Cuffaro e soci. E al direttore Tomasino viene lasciato il potere sia di presiedere le commissioni che di nominare i commissari di gara. Bypassata l'evidente incompatibilità, ecco che Totò torna a parlare del «succu rù riscursu». Gli inquirenti annotano che consegna a Tomasino «un foglio contenente una lista di nominativi». «Questa è una di quelle cose che devi fare», è il comando dell'ex governatore al suo fedelissimo. La Procura accerta che si trattava di un elenco di operatori economici da favorire nello svolgimento di future gare d’appalto. «Perché sono gente disponibile, hai capito», dice Cuffaro.
Infine, c'è un ultimo episodio che riguarda la spartizione dell'acqua. Luglio 2024, la Sicilia è in piena emergenza idrica. Le campagne sono moribonde, nelle città della Sicilia centro occidentale i turni di erogazione si fanno estenuanti. L'acqua nei rubinetti delle case arriva anche una volta ogni 15 giorni. Cuffaro, in presenza di Tomasino, «riceve un soggetto non meglio identificato» e discutono di quanta acqua il Consorzio deve indirizzargli. «Come se fosse il gestore de facto dell’ente pubblico», chiosa la Procura.


