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Misure cautelari

"Pericolo di fuga", in un'intercettazione Totò Cuffaro ipotizzava di trattenersi in Burundi in caso di indagine

Una frase carpita all'ex presidente della Regione convince i pm del concreto rischio di fuga. Ecco le ragioni della richiesta in carcere, il sequestro preventivo di 25.000 euro. E le interdizioni per gli imprenditori

Manuela Modica

05 Novembre 2025, 15:09

15:31

Totò Cuffaro in Burundi: «Così la nostra onlus aiuta i più poveri»

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Una delle motivazioni della richiesta di misura in carcere per Totò Cuffaro è motivata dai pm Andrea Zoppi e Giulia Falchi, per "il concreto e attuale pericolo di fuga". È una conversazione intercettata che convince i magistrati che l'ex presidente potrebbe scappare. Sta ipotizzando che ci sia un'indagine nei suoi confronti mentre parla con una persona non coinvolta nelle indagini e manifesta "la volontà di sottrarsi alla pretesa della giustizia, sfruttando l'occasione di un suo viaggio già programmato, così manifestando non solo la volontà ma anche la concreta possibilità di un'ostruzione all'esecuzione di un provvedimento restrittivo della libertà personale."

Cuffaro: "quello che potresti fare è sapere... sapere... tentare di intuire... se... quell'attenzione che quattro mesi fa trasferirono... a tuo genero... (a bassa voce, ndr.)". 

E continua, l'ex presidente della Regione: "è un'attenzione che si smorzata... là qualcosa... dice no si è alzata... e allora io sai che faccio, invece di starci dieci giorni in Burundi, ci sto tre mesi... (batte le mani, ndr.)... non so se ho reso l'idea, per il resto, vuoi fare politica?".

Nella richiesta della procura c'è anche il sequestro preventivo di 25mila euro per Alessandro Vetro, Giuseppe Giovanni Tomasino, Carmelo Pace e lo stesso Cuffaro. Vetro è accusato di aver consegnato denaro, tramite Cuffaro e Pace, a Giuseppe Tomasino, Direttore Generale del Consorzio di Bonifica Nord-occidentale della Regione Sicilia. Quello dei consorzi di bonifica è un altro settore "oggetto delle strategie lottizzatorie" - scrivono i pm - del noto esponente della Dc.

Per gli imprenditori Sergio Mazzola, Marco Dammone, Mauro Marchese e Vetro è stata chiesta l'interdizione temporanea dall'esercizio dell'impresa e degli uffici direttivi nelle persone giuridiche, "in modo da estromettere gli indagati da quei circuiti professionali e imprenditoriali che hanno consentito loro di maturare esperienza e competenze poi piegate alla realizzazione di scopi illeciti e che hanno consentito loro di accreditarsi presso ambienti criminali come quello indagato, popolati da pubblici ufficiali infedeli, lobbysti spregiudicati e avidi intermediari".