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Oggi all'Ars la sfiducia a Schifani: esito scontato ma numeri da “pesare”

La mozione delle opposizioni contro il governatore: la maggioranza fa scudo, con la Dc allineata Rebus De Luca: «La voto, ma il futuro dipende dal tipo di interventi». Schifani: «La vita di un presidente non è semplice»

Accursio Sabella

02 Dicembre 2025, 11:00

Oggi all'Ars la sfiducia a Schifani: esito scontato ma numeri da “pesare”

C'è la forza dei numeri. C'è quella della tradizione. E c'è quella dell'istinto di sopravvivenza. Per questi e per altri motivi, la mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Renato Schifani che oggi verrà discussa a Sala d'Ercole, salvo clamorose sorprese, non passerà. Schiacciante, infatti, la maggioranza oggi all'Ars. Per sovvertire quell'equilibrio non basterebbe convincere qualche deputato, ma servirebbe una specie di tsunami politico del quale non si avvertono nemmeno lontanamente le avvisaglie. Nonostante tutto, va precisato. Cioè nonostante i casi legati alle inchieste che stanno riguardando non solo i leader di partiti alleati, come nel caso di Totò Cuffaro, ma anche esponenti stessi del governo Schifani, come Elvira Amata.

Pd, M5S e Controcorrente argomenteranno i 15 punti della mozione presentata. Ma la maggioranza si ritroverà solida e blindata. E il voto palese, previsto in questi casi, farà il resto. Non che nel segreto dell'urna si potesse immaginare un numero di defezioni tali da mandare a gambe all'aria il governo e la stessa legislatura (cioè lo stesso scranno del deputato scontento), ma oggi non si prevede un numero residuale di dissensi all'interno del centrodestra. Semmai l'attenzione andrà riposta sugli assenti più o meno giustificati. Quello, tutt'al più, potrebbe essere il segnale di qualche malessere.

Fino a pochi giorni fa, lo sguardo sarebbe naturalmente cadute dalle parti della Dc. Anche nei comunicati in cui si assicurava lealtà e continuità di rapporti col governatore, era emerso il rammarico, se non il fastidio, per il trattamento riservato agli assessori cuffariani, estromessi dalla giunta. Ma anche da quelle parti, il cielo sembra rasserenarsi: le recenti nomine in giunta alla guida dello Iacp di Caltanissetta, del Consorzio universitario di Agrigento e del Parco delle Madonie di uomini indicati dalla Dc nella fase pre-inchiesta, suonano come una rassicurazione reciproca. A cui è seguita la conferma del segretario regionale: «La Democrazia Cristiana è leale nei confronti degli elettori che l'hanno scelta e nei confronti del presidente Schifani. Per questo voterà contro la mozione di sfiducia, scegliendo la strada della responsabilità istituzionale», ha annunciato Stefano Cirillo. Dalla Lega, invece, attraverso le parole del deputato Vincenzo Figuccia, arriva un giudizio netto sulla mozione: «Una farsa – ha detto - che serve solo a ricompattare la maggioranza di centrodestra all'Ars».

E probabilmente così sarà. I numeri non bastano. Nemmeno considerando quelli del gruppo di Cateno De Luca che ha già annunciato un intervento-fiume di 45 minuti: «Questa mozione - dice - non arriverà oltre i 26 voti: i 23 dell'opposizione del cosiddetto "conciliabolo di San Martino" più i tre di Sud chiama Nord. Ma non è il voto in sé l'elemento centrale. Il punto vero è il contenuto degli interventi, perché è da lì che dipenderanno il futuro, la prosecuzione e le modalità di prosecuzione di questa legislatura». Dal canto suo, in queste ore, Schifani ha mostrato serenità, ma ha anche aggiunto: «La vita quotidiana di un presidente della Regione non è semplice: su questi ci soffermeremo martedì, quando parleremo in aula».

E il giorno è arrivato.