Scontro in giunta regionale
L'assessora Savarino attacca il collega Sammartino: «Infuriati, ha messo il cappello sul nostro lavoro»
La titolare dell'assessorato all'Ambiente rivendica il finanziamento di 21 progetti. «Un lavoro dietro le quinte lungo un anno e qualche collega neo entrato in giunta ha provato a intestarselo»
«Qualcuno si voleva intestare il nostro lavoro, qualche neo collega in giunta, mettendo il cappello sul lavoro che noi seguiamo da mesi. Ci ha fatto molto infuriare tutto questo». L'assessora Giusi Savarino lancia a Catania una stilettata contro Luca Sammartino. Lo fa dal palco dell'evento "Patrioti in comune", organizzato dal suo partito Fratelli d'Italia. Non è la prima volta che un esponente della giunta Schifani si lamenta degli interventi a gamba tesa del collega all'Agricoltura sul lavoro che non rientra nel suo perimetro di competenza. Ma finora i mal di pancia si erano per lo più manifestati a denti stretti. Stavolta Savarino approfitta di un evento pubblico e del clima rovente tra Lega e meloniani sull'isola.
Il riferimento è ai 21 progetti riguardanti dissesto idrogeologico ed erosione delle coste curati dal suo assessorato e finanziati dal governo Meloni con 53 milioni di euro. «Ringrazio il commissario Sbardella (coordinatore regionale di Fdi ndr) che mi ha sostenuto con diversi incontri al ministero dell'Ambiente - ha detto l'assessora dal palco - abbiamo lavorato dietro le quinte con schede tecniche e aggiustamenti, perché c'erano paletti molto stringenti. Noi parliamo sempre al noi, mai come io - ha aggiunto - ma in questo caso il noi ha un contesto preciso, quello di Fratelli d'Italia, e ci tengo che venga riconosciuto».
Il fastidio, anzi la rabbia nasce dal comunicato mandato da Sammartino il 2 ottobre. «Voglio congratularmi con il governo nazionale - scriveva l'assessore leghista due settimane fa - per lo stanziamento di 53 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio siciliano e impedire il dissesto idrogeologico. Il provvedimento del ministero dell’Ambiente prevede 21 interventi nella nostra regione. La sicurezza del territorio è una priorità per l’incolumità dei cittadini siciliani».
«Quel comunicato - sottolinea Savarino a La Sicilia - è uscito ancora prima che l'iter fosse definito e prima dell'atto formale di Schifani, non è stato elegante neanche nei confronti del presidente». Insomma, un altro sassolino che viene tirato fuori dallo scarpone di Fratelli d'Italia, i cui rapporti con la Lega in Sicilia sono molto tesi.
Nell'ultimo mese i meloniani hanno dovuto incassare numerosi sgarbi: dalla nomina a direttore sanitario dell'Asp di Catania di un fedelissimo di Sammartino, mentre quel posto, nella divisione a tavolino della politica isolana sarebbe dovuto toccare proprio a Fratelli d'Italia; al passaggio alla Lega di un altro meloniano catanese: Francesco D'Urso Somma, già vicesegretario regionale del partito. Campagna acquisti leghista che ai piedi dell'Etna si è arricchita di due consiglieri comunali: Andrea Barresi e Paola Parisi. Manco a dirlo, attingendo sempre da Fratelli d'Italia. Episodi che hanno portato a un duro botta e risposta tra il sindaco di Catania Enrico Trantino e la senatrice leghista Valeria Sudano. Oggi l'ultimo episodio di una saga che promette altre puntate.
E in questa chiave la tre giorni di Fratelli d'Italia a Catania con un parterre di decine di iscritti, consiglieri comunali, deputati all’Ars e nazionali, assessori regionali e persino ministri, sembra quasi quindi una prova di forza del partito in Sicilia. Ma per Luca Sbardella, commissario meloniano nell’Isola, non era questo lo scopo: «Nessuna prova di forza, è semplicemente un incontro tra amministratori locali che facciamo da diverse edizioni che serve per scambiarci esperienze e formare i nuovi amministratori locali. Sicuramente appare come una prova di forza perché fortunatamente siamo tanti. Ma lo facevamo anche quando eravamo pochi, tanto più ora».
Una visione confermata da Alberto Cardillo, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia: «Non abbiamo bisogno di esibizioni di forza. Già quando eravamo un piccolo partito, all’opposizione pensavamo in grande e a come governare bene comunità locali e l’intera nazione. Perché chi fa politica a destra non lo fa per gestire delle clientele ma con grande spirito di servizio. Mi piace ricordare quel che dice spesso il ministro Nello Musumeci, ovvero “per noi la politica è una specie di sacerdozio laico”».