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Conservatorio V. Bellini

Il Conservatorio “V. Bellini” a Berlino

L’Orchestra del Conservatorio “V. Bellini” di Catania trionfa alla Philharmonie di Berlino

Redazione La Sicilia

18 Ottobre 2025, 10:27

Il Conservatorio “V. Bellini” a Berlino

È una Sicilia minerale e rocciosa, sferzante eppur insinuante, seducente come una gemma preziosa. Comincia con “Persistenze di memoria” di Giovanni Ferrauto il concerto che l’Orchestra sinfonica del Conservatorio “V. Bellini” di Catania, diretta da Epifanio Comis, ha tenuto lunedì scorso alla Philharmonie di Berlino per il suo debutto in Germania.

Ed è nel segno della Sicilia che si è aperto il concerto, con due pannelli di un brano di un musicista catanese – docente di Composizione nel Conservatorio etneo – che descrive la sua terra dapprima come un “giardino di pietra”, immobile e infuocato, quindi con un guizzo di wagneriana sensualità per restituire il fascino dei mascheroni del barocco ibleo.

È una Sicilia che non ti aspetti, quella che trionfa in una delle più prestigiose sale da concerto europee: una compagine di cento elementi, nata nel 2020 da un ambizioso progetto di Comis, direttore dell’istituzione di alta formazione musicale catanese, ma già al centro della scena musicale internazionale. Al centro del Kulturforum di Berlino, sotto la grande vela della Philharmonie progettata da Hans Scharoun, si è esibita per la prima volta un’orchestra siciliana: frutto del lavoro e della dedizione di docenti che affiancano gli studenti, un’autentica esplosione di adrenalina e di entusiasmo.

È una Sicilia che guarda al mondo, quella fortemente voluta da Comis. Per questo, dopo un primo sguardo a una delle voci più significative del panorama siciliano contemporaneo, l’Orchestra indirizza l’attenzione su un programma quasi monografico, dedicato al Rachmaninov n. 2: quello del celeberrimo Concerto per pianoforte e orchestra in do minore, op. 18, e la monumentale Sinfonia in minore, op. 27. Autentico banco di prova del repertorio pianistico di primo Novecento, il Concerto vede come solista il giovane pianista Dmitry Shishkin: la scelta non è casuale, perché si tratta di uno dei più brillanti allievi della blasonata scuola pianistica catanese – si è perfezionato proprio con Comis, in vista dei concorsi pianistici internazionali che lo hanno visto vincitore, a Ginevra (2018), al Čajkovskij l’anno successivo. L’artista russo è un autentico fiume in piena, infonde uno straordinario calore mediterraneo a una partitura che Comis immagina vibrante di luci e di ombre: sulla travolgente morbidezza degli archi, sull’opulenta rotondità di fiati e ottoni, il pianista si ritaglia un ruolo di primo piano, forte di una strepitosa tecnica digitale, di un fraseggio appassionato ma mai retorico, impetuoso nel misurato gioco delle dinamiche.

Vertice del Concerto, l’Andante sostenuto è un miracolo di cantabilità: clarinetto e pianoforte instaurano un dialogo nel segno di una struggente pienezza emotiva, screziata dal prezioso gioco di rubati. E l’esecuzione vola verso l’Allegro scherzando conclusivo in cui la compattezza della compagine orchestrale vibra nel contrasto – secco, graffiante, ulcerante – con il virtuosismo del pianista: che per ringraziare il pubblico inanella altre due pagine della più alta tradizione russa, un funambolico studio di Prokof’ev seguito dal più lirico Medtner.

È il Rachmaninov della grandiosa Seconda Sinfonia che Comis sceglie per suggellare la performance. Il compositore russo è da sempre nelle sue corde: ne ha diretto l’integrale dei concerti e delle sinfonie, impresa che gli è valsa il “Sergej Rachmaninov International Award” al Conservatorio di Mosca nel 2013. Ed è per questo che ha scelto una delle sinfonie più ardue ed enigmatiche del repertorio di primo Novecento: un’ora di musica che il direttore d’orchestra e pianista etneo considera come una summa del repertorio russo.

Diventa, infatti, l’ideale prolungamento del lirismo čajkovskijano, richiamato dalle dolenti staffilate degli archi, lame che incidono nel mal de vivre dell’anima russa; ma è, al tempo stesso, caposaldo di un modernismo tipicamente slavo, nello slancio circolare di uno Scherzo che incamera lo slancio melodico nella violenza del Dies iræ, elaborato fino al formidabile fugato. Uno sguardo a un passato aureo e irrinunciabile si coniuga all’impeto di un futuro di impetuoso impatto sonoro, in una lettura che conquista l’uditorio, prodigo di calorosi applausi.

Tutto comincia dalla Sicilia, tutto fa ritorno alla Sicilia. E l’Orchestra sinfonica del Conservatorio “V. Bellini” di Catania, magistralmente diretta da Epifanio Comis, si congeda dal pubblico con un ineludibile tributo al musicista etneo: interpretata da una compagine così ampia e affiatata, la Sinfonia di “Norma” acquista una forza drammatica inaudita, un’energia titanica che ne squaderna l’impeto romantico.

Un autentico trionfo, quello dei “Belliner” nella sede dei Berliner.