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Regione, via libera alla manovra ma la maggioranza è in frantumi

Legge di stabilità approvata a Sala d’Ercole: dalle decontribuzioni al South working via libera alle norme volute dall’esecutivo, ma tra i partiti del centrodestra è “tutti contro tutti”

Accursio Sabella

20 Dicembre 2025, 23:34

23:59

Regione, via libera alla manovra ma la maggioranza è in frantumi

A fine serata, sul campo di battaglia di Sala d'Ercole, nessuno sa chi abbia vinto davvero. La Finanziaria che ha appena ricevuto una caotica approvazione, sembra già un dettaglio. Tra i soldi per i precari e quelli per i Comuni, si insinuano i veleni, si fanno strada le rivendicazioni e si intravedono già gli strascichi. La maggioranza implode, non è la prima volta, ma è quella più plateale, più evidente. L'opposizione di Pd e M5S accantona certi integralismi e si insinua in quelle fratture. Il governo porta a casa le norme a cui teneva di più, ma sa che oggi non poggia più su un pavimento stabile.

«Non potevamo fargli più danni di così;» commenta beffardo, nelle ore più calde, un deputato del Pd. È la lettura che fa da specchio alle accuse di Forza Italia, che nel tardo pomeriggio si riunisce per un faccia a faccia infuocato. Arriva anche il segretario regionale Marcello Caruso, e il fatto che il clima sia stavolta rovente davvero, si legge persino sulle facce dei commessi di Palazzo dei Normanni. La riunione non sbollisce gli umori dei deputati che attaccano soprattutto il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, reo, secondo i parlamentari azzurri, di avere dato troppo spazio all'opposizione, mettendo in un angolo il partito. «Almeno ai tempi di Raffaele Lombardo – dice uno dei deputati di Fi – si era avuta la decenza di farlo davvero, un ribaltone. Qui siamo di fronte a un ribaltone di fatto, ma non esplicito».

Il problema starebbe nelle trattative nella notte dell'Ars, nel corso delle quali avrebbero recitato un ruolo di primo piano anche i Dem Michele Catanzaro e Nello Dipasquale e i grillini Antonio De Luca e Nuccio Di Paola: «C'erano loro persino ad accogliere i deputati della maggioranza», raccontano.

La replica degli oppositori arriva poco dopo in Aula, dove rimbalzano le voci del vertice azzurro. Sia i Dem che i grillini rivendicano di avere lavorato nell'interesse dei siciliani e respingono al mittente qualsiasi ipotesi di “inciucio” con la presidenza dell'Ars: «Forza Italia attacca il Pd – ha detto ad esempio Nello Dipasquale - per avere evitato voti segreti su norme importanti per i cittadini. Ma che uomini siete? Siete piccoli e ingrati. Avete perso la bussola». Negli stessi minuti, il leader di Controcorrente Ismaele La Vardera presentava un esposto in Procura proprio sulle trattative alla base della finanziaria.

Difficile, insomma, seguire i confini tra forze e compagini. Dalla Finanziaria, esce e si rafforza il blocco tra i Fratelli d'Italia di Galvagno e l'Mpa di Raffaele Lombardo. Un blocco, però, dove si registrano ad esempio sensibilità diverse sulla posizione di Cateno De Luca: se il presidente dell'Ars, infatti, ha cercato sempre di tenerlo dentro i confini della maggioranza, altri meloniani sono irritati dalle attenzioni rivolte nei confronti del sindaco di Taormina. Che, nel frattempo, ha annunciato un intergruppo al quale potrebbe aderire la Dc. «Un modo per rompere l'asse tra i democristiani e Luca Sammartino», commentano nei corridoi dell'Ars. La Lega, dal canto suo, nonostante abbia incassato norme importanti, resta al centro delle ostilità di diversi pezzi della maggioranza (Fdi, De Luca e Lombardo, appunto). Infine, come si è detto, Forza Italia esploso definitivamente nelle lamentele dei deputati tagliati fuori dai tavoli della finanziaria nella notte decisiva e scontenti anche sulla giunta, dove continuano a puntare alle poltrone dei tecnici Alessandro Dagnino e Daniela Faraoni.

Un quadro emerso nelle ore in cui il presidente della Regione Renato Schifani non era presente. Prima a Roma per gli auguri alle alte istituzioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il governatore ha poi organizzato un incontro per gli auguri, ma lontano dall'Ars. Sarà lui, però, nei prossimi giorni a dovere gestire molti dei dossier emersi o ulteriormente aggravatisi dopo questa Finanziaria di caos e liti.

La Finanziaria, appunto. Il dettaglio, nella confusione. Ieri l'approvazione è arrivata dopo ore di rinvii che hanno “spostato” l'inizio della seduta di circa sei ore. Poi, ecco l'approvazione delle ultime norme: salgono a 25 le ore settimanali degli ex Pip, via libera alle riserve per i Comuni, ai fondi per i precari degli enti locali, a quelli per l'emergenza idrica e soprattutto alle contestatissime tabelle che spostano fondi da diversi capitoli di bilancio. Norme che si aggiungono a quelle approvate nella notte precedente: a cominciare da quella, cara all'assessore regionale all'Economia Alessandro Dagnino, che prevede il "richiamo in Sicilia di chi vive all'estero": sconti sulle tasse per chi vorrà prendere casa e residenza nell'isola. Passa anche l'articolo con gli incentivi per le ristrutturazioni delle case in centro e per le giovani coppie, gli aumenti di "gettone" per i presidenti dei collegi scolastici, i 5 milioni per tenere in piedi l'Oasi di Troina, la norma per sostenere la street art e i murales (cara al Pd). E ancora, ecco il via libera a un paio di norme targate Mpa, come quella sulle telecamere e gli interventi contro le discariche illegali nelle strade extraurbane e i contributi per le aree a rischio crisi ambientale come Milazzo. La Dc incassa la norma sulle borse di studio per l'area non medica, e arriva il via libera anche ai contributi per favorire gli interventi negli alloggi in cui vivono disabili gravi. Gradita a Cateno De Luca la norma che prevede il riutilizzo per finalità di riqualificazione degli avanzi dei parchi archeologici, mentre il Cefpas, l'ente di formazione medica, viene "salvato" con uno stanziamento di 6 milioni.

A completare il quadro, le norme sulla Super Zes, sulla stabilizzazione degli operai dell'Esa, e a quelle più “pesanti” approvate nei giorni precedenti: dai fondi per la decontribuzione e quindi per il lavoro e per il South working. La finanziaria pensata dal governo, insomma, passa indenne. La maggioranza finisce in mille pezzi. E nessuno sa chi abbia vinto davvero.