A Catania
Schlein: «Schifani liberi la Sicilia» ed evoca le Regionali anticipate
La segretaria dem chiude la festa regionale: «Il partito si faccia trovare pronto prima». C’è massima attenzione del Nazareno: quello che è successo nell’Isola non è una vicenda locale
«La partita col centrodestra è aperta e possiamo vincere, a Roma e anche qui. Ma in Sicilia dobbiamo farci trovare pronti prima». Che Elly Schlein ci creda davvero alle parole che affida al Pd siciliano dal palco di Catania lo dice il numero delle volte che la segretaria nazionale ha fatto tappa in Sicilia nell'ultimo anno: cinque. Due nell'ultimo mese: a Messina per il corteo No Ponte e ieri per la chiusura della Festa regionale. L'attenzione del Pd nazionale è massima, perché «non è una vicenda locale». Dall'indomani dell'inchiesta su Totò Cuffaro, i vertici dem insistono sullo stesso punto: «Schifani deve fare un passo indietro per fare respirare la Sicilia», parole rilanciate ieri da Schlein. Ancora più duro il vice Peppe Provenzano: «Cuffaro non può diventare un capro espiatorio. La responsabilità è di Schifani che gli ha dato le chiavi della Regione. Lui, Cuffaro e Sammartino gestiscono così questa Regione. Ad ascoltarli, nella sala gremita della Vecchia Dogana, ci sono tanti amministratori locali (in prima fila Enzo Bianco) e pochi deputati regionali (solo Valentina Chinnici) che almeno ieri avevano la giustificazione del dibattito all'Ars sulla Finanziaria.
Il segretario regionale Anthony Barbagallo presenta alla leader il biglietto da visita del partito nell’Isola: «Negli organismi che abbiamo rinnovato il 40% è fatto di gente nuova e il 20% da giovani, abbiamo organizzato 40 feste dell'Unità. E siamo tornati a essere il baricentro del centrosinistra. Da oggi parte una lunga campagna elettorale». Schlein raccoglie l'assist e sviscera i numeri raccolti dal Pd nelle ultime competizioni: «Siamo cresciuti del 5% dal 2022, abbiamo vinto in 24 capoluoghi su 38, strappato al centrodestra le uniche due regioni che hanno cambiato colore: Umbria e Sardegna. Siamo competitivi e la partita è aperta, anche in Sicilia». A chi ci crede poco, è Provenzano a tirare fuori il pallottoliere: «Al referendum sui temi del lavoro, in Sicilia si sono recate alle urne un milione di persone, molti di più di chi ha votato Pd e M5s nel 2022. Il profondo lavoro da fare è nel nostro campo».
Con cinque priorità: scuola e ricerca, sanità, lavoro dignitoso, diritti e pace. E per ogni punto Schlein prova a trovare il punto di vista siciliano. Ringrazia «i docenti dell'Università di Catania che hanno alzato la voce contro la ministra Bernini che ha insultato gli studenti di Medicina. L'unica cosa inutile è la sua arroganza». Ricorda «una precaria della scuola che qui fuori mi ha raccontato di avere fatto quattro concorsi dal 2022 e ancora non è stata assunta. Dobbiamo stare accanto ai professori precari». Sul tema della casa, invita il Pd catanese a non dimenticare «Ernesto e Melita, una coppia di Librino che sono andata a trovare e che vive con l'acqua in appartamento quando piove. Andateli a trovare anche senza la segretaria nazionale». Loda i professori del quartiere Borgo Nuovo di Palermo «che lottano a mani nude contro la dispersione scolastica, in un luogo dove i ragazzi non vanno a scuola perché hanno perso la speranza di un'alternativa». Contrappone il piano sui trasporti del premier socialista spagnola Pedro Sanchez - «un biglietto unico per i mezzi in tutta la Spagna, per gli under 26 al prezzo di 30 euro» - ai 13,5 miliardi «buttati sul Ponte dello Stretto». Difende il reddito di cittadinanza «abolito dal governo più antimeridionalista della storia repubblicana». La campagna elettorale è lanciata. «Sono molto fiera che dopo 20 anni a tutte le Regionali ci siamo presentati con la stessa coalizione. Lo faremo anche in Sicilia e vinceremo».