I DEM
«Esci dal palazzo e vai a fare la spesa»: Schlein sfida Meloni dal cuore dell’Assemblea PD
La leader dem alza il volume del confronto mentre la premier chiude Atreju: due platee, due linguaggi, un solo terreno di scontro, il carovita e la distanza dal Paese reale
Un foglio sventolato tra le mani, la lista della spesa con prezzi cerchiati in rosso: latte, pasta, olio, frutta. È l’immagine con cui Elly Schlein accende l’Assemblea nazionale del Partito Democratico a Roma la mattina di domenica 14 dicembre 2025, invitando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a “uscire dal palazzo e andare a fare la spesa”. A poco più di tre chilometri, nel set natalizio di Castel Sant’Angelo, la premier si prepara a chiudere Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia. Due palchi, due pubblici, due narrazioni. E un messaggio che rimbalza: chi parla davvero al Paese che fa i conti col carrello?
Il contesto: due capitali simboliche in una sola città
All’Auditorium Antonianum, in viale Manzoni, l’Assemblea PD si apre alle 10,30: un appuntamento in forma ibrida, con la relazione della segretaria e gli adempimenti amministrativi, ma soprattutto con l’obiettivo politico di serrare le file e misurarsi con un governo che domina la scena pubblica. Sul programma ufficiale non compaiono voti sullo statuto né investiture, ma la discussione interna resta viva, tra chi chiede di blindare la leadership nella prospettiva delle prossime politiche e chi evoca un congresso più avanti.
Dall’altra parte del Tevere, Atreju — il “Natale dei Conservatori” di Fratelli d’Italia — mette in vetrina una maggioranza in ordine di marcia e una premier che si prende il gran finale alle 12:15, preceduta dai leader di coalizione. Il parterre è quello delle grandi occasioni: da Matteo Salvini ad Antonio Tajani, fino a ospiti stranieri dell’area conservatrice europea. Tra i leader d’opposizione, ci sono quasi tutti: Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Angelo Bonelli, Carlo Calenda; spiccano le assenze di Schlein e Nicola Fratoianni.
Il nodo del confronto mancato
La presidente del Consiglio aveva offerto un “confronto unico” a tre con Schlein e Conte sul palco di Atreju. La leader dem aveva posto una condizione: un vero faccia a faccia. L’intesa non è mai maturata e, nel suo intervento finale alla kermesse, Meloni ha ironizzato sulla scelta della segretaria di non presentarsi, accusando le opposizioni di rifiutare il confronto “tra di loro”. Conte, dal canto suo, aveva dato disponibilità. Il risultato è un duello a distanza, con scambi al vetriolo e senza quella “resa dei conti” in diretta che molti elettori avrebbero voluto vedere.
L’attacco di Schlein
Nel suo intervento, Schlein tenta una “contro-narrazione” rispetto al racconto trionfante del governo: meno slogan, più scontrini. Il carovita come grammatica politica. Il perno è semplice e di forte impatto: i numeri sul cibo. Secondo Istat, dal 2021 a oggi i prezzi alimentari sono cresciuti di circa il 25%, ben oltre l’inflazione complessiva. Un dato che pesa soprattutto sulle famiglie a reddito medio-basso. È su quel differenziale che la leader dem costruisce il suo affondo: la distanza tra la “festa” del potere e le difficoltà quotidiane di chi riempie il frigo.
Non è solo la formula “vai a fare la spesa” a colpire: è il tentativo di spostare l’asse della discussione pubblica sul terreno che il governo rivendica come proprio — stabilità, ordine, “Italia a testa alta” — opponendo un lessico materiale, domestico, potenzialmente trasversale. L’opposizione sociale prima ancora che parlamentare.
Distanza dal “Paese reale”
La tesi di Schlein è netta: la premier si muove in un perimetro mediatico favorevole, tra talk show e una grande kermesse identitaria che funge da amplificatore della propria egemonia narrativa. Mentre palazzo Chigi festeggia, dice la leader PD, i cittadini stringono i denti su bollette, mutui, affitti, e soprattutto sulla spesa. È qui che la “prova della realtà” — la corsia di un supermercato — diventa arma politica. Il messaggio: non basta dire “siamo forti”, bisogna misurarsi con il portafoglio di chi ascolta. Un frame che intercetta umori larghi del Paese, come dimostrano le cronache economiche delle ultime settimane.
La replica (a distanza) di Meloni
Sul palco di Atreju, Meloni sceglie la caricatura e il colpo d’ironia: ringrazia gli avversari che hanno partecipato, punzecchia Schlein per il suo “nanni morettiano” apparire/non apparire, e ribadisce di aver proposto un confronto che sarebbe saltato per la mancata intesa tra i leader dell’opposizione. Poi passa alla piattaforma: “Italia più sicura”, “Sud locomotiva”, “cucina italiana patrimonio Unesco”, “stretta sui maranza”, “fine dell’impunità”. È la consueta architettura retorica: successi rivendicati, avversari ridicolizzati, agenda securitaria. Il tutto impaginato dentro un evento che, negli anni, è diventato il cuore pulsante della comunicazione della destra al governo.
La premier respinge anche la critica di un Paese “fuori fuoco”: insiste su occupazione e ordine pubblico, attacca l’Cgil per lo sciopero del 12 dicembre e rilancia l’orgoglio nazionale sugli asset culturali. È un impianto che parla alla propria base e, insieme, punta a sincronizzare istituzioni e piazze dentro un racconto coerente: governo forte, opposizioni divise.
Due Italie in diretta: il teatro e la cucina (politica)
Non è la prima volta che Atreju funziona da “specchio magico” per la destra: stand, pista di pattinaggio, icone pop, ospiti di richiamo, una regia visiva che accosta intrattenimento e messaggi politici. La critica di Schlein alla “politica-spettacolo” non è nuova; il punto è se la sinistra riesca a contrapporre non solo un lessico diverso, ma una struttura di racconto altrettanto capace di occupare lo spazio pubblico. Nel frattempo, la kermesse di Fratelli d’Italia continua a consolidare la leadership della premier agli occhi dell’elettorato, come notano anche osservatori internazionali.
Sul versante dem, l’Assemblea è occasione per fare il punto su linea, alleanze e agenda. L’ordine del giorno è essenziale (relazione politica, rendiconti), ma i dossier sono molti: dalle amministrative alla postura sull’Europa, dai diritti sociali alla sanità. Il tutto con un obiettivo sottotraccia: uscire dal recinto dell’“anti-melonismo” e offrire una proposta riconoscibile, misurabile, quotidiana.
La “contro-narrazione” in tre capitoli
1) Carovita: dal dato alla proposta
Il riferimento alla spesa non è solo una battuta ben riuscita. Le statistiche sull’andamento dei prezzi alimentari — +25% dal 2021 — assegnano all’opposizione un terreno concreto su cui incalzare l’esecutivo. Non basta denunciare l’inflazione “importata”: per parlare al Paese reale servono proposte calibrate. Nelle ultime settimane, esperti e associazioni hanno rilanciato ipotesi come un fondo mirato per i beni di prima necessità, il rafforzamento dei controlli sui rincari anomali, incentivi alla filiera corta e strumenti di sostegno per le famiglie numerose. La sfida per il PD è trasformare la retorica del carrello in un piano operativo: con cifre, coperture, tempi. Il dato Istat fornisce la base empirica, il resto è responsabilità politica.
2) Lavoro e servizi: la sanità come banco di prova
Se il prezzo del cibo fa esplodere la questione salariale, il tema dei servizi pubblici — sanità in testa — resta l’altro crinale su cui si misura la distanza tra tribune e corsie d’ospedale. Lo scontro tra Meloni e Schlein in Aula nei mesi scorsi ha mostrato il punto: fondi record nel Fondo sanitario nazionale secondo il governo, “sanità a misura di portafogli” per l’opposizione. La realtà è che, al di là delle cifre stanziate, il cittadino giudica su liste d’attesa, personale, territorialità delle cure. Qui la “contro-narrazione” dem può farsi concreta: obiettivi misurabili per abbattere i tempi, piano straordinario su assunzioni e stabilizzazioni, governance più trasparente. La maggioranza rivendica; l’opposizione deve entrare nei reparti con soluzioni pratiche.
3) Spazio pubblico e media: uscire dalla bolla
Il terzo capitolo riguarda l’egemonia comunicativa. Atreju è un dispositivo di racconto che Fratelli d’Italia ha perfezionato: palco, luci, ospiti, social, storytelling coerente. Per il PD, il rischio è risultare “di rimessa”. La scelta di Schlein di non salire sul palco della kermesse e di parlargli “di traverso”, da un’assemblea propria, è una scommessa: può rafforzare l’identità, ma espone al racconto avversario che bolla gli avversari come “fuggitivi”. Per reggere, la “contro-narrazione” deve farsi evento, non solo messaggio: campagne mobili nei quartieri popolari, focus tematici sui rincari, iniziative con sindaci e associazioni su sanità, casa, trasporti. In altre parole, riportare la politica dove Schlein ha detto di volerla portare: lungo le corsie del supermercato, non tra gli stand di una festa di partito.
