Il confronto
Infanzia e giovani, allo Zen gli Stati generali
Più di 150 associazioni del terzo settore si sono riunite per discutere di strategie dedicate alla popolazione giovanile: «La repressione non basta, servono presìdi educativi permanenti»
Una sala traboccante di gente: erano 150 le organizzazioni del Terzo settore palermitano che ieri pomeriggio si sono riunite all’oratorio di San Filippo Neri allo Zen per il primo incontro degli “Stati Generali per l’infanzia, l’adolescenza e le Politiche Giovanili”. Insieme alle associazioni ma anche pezzi di amministrazione comunale e regionale, scuole, servizi sociali, volontari, la questura, numerosi esponenti del mondo ecclesiastico, tra cui l’arcivescovo Corrado Lorefice. Un movimento nato dal basso, da chi lavora ogni giorno accanto ai minori, per affermare un principio: occorre cambiare rotta.
È stato redatto un documento indirizzato alle istituzioni cittadine, chiedendo un vero Piano per l’infanzia e l’adolescenza: non dichiarazioni di principio, ma una strategia condivisa e urgente. La scelta dello Zen come sede dell’incontro ha un valore simbolico: un quartiere spesso descritto attraverso le sue fragilità, ma ricco di energie e talenti. Ripartire dalle periferie significa riconoscere che da lì passa il cambiamento possibile.
Il documento sottolinea che la repressione non basta: dietro i comportamenti problematici dei ragazzi ci sono solitudini, assenza di adulti di riferimento, mancanza di opportunità. Molti quartieri non offrono spazi, servizi, luoghi educativi. La prevenzione è indicata come strada prioritaria: centri educativi stabili, sostegno alle famiglie, laboratori, educatori presenti in modo continuativo. Dove esistono ascolto e relazioni, i giovani trovano vie alternative alla rabbia.
I quartieri vengono descritti come comunità da valorizzare, non come aree da “recuperare”. In molte zone periferiche manca la possibilità di sentirsi cittadini a pieno titolo: l’assenza di spazi, partecipazione e riconoscimento genera fratture sociali. Restituire vita ai territori significa creare legami, coinvolgere le persone nei processi, non solo negli esiti.
La dispersione scolastica, la disoccupazione giovanile e il numero di Neet delineano una generazione che rischia di non avere prospettive. Il Terzo settore, spesso chiamato a gestire emergenze, chiede ora un ruolo nella progettazione. Le proposte includono poli educativi permanenti, finanziamenti continuativi contro la povertà educativa, collaborazione stabile tra scuole e associazioni, maggiore partecipazione giovanile alle decisioni. Gli Stati Generali vogliono diventare un’assemblea permanente per costruire una città capace di investire sui propri giovani.
Sono tantissimi gli interventi che si susseguono. Nel suo, l’arcivescovo Corrado Lorefice ha richiamato i principi costituzionali di partecipazione, solidarietà, pari dignità e responsabilità pubblica, affermando che una città che lascia indietro i più fragili tradisce questi valori. Ha indicato nella partecipazione attiva dei cittadini il fondamento della democrazia e della rinascita comunitaria, concludendo: «E questa — lasciatemelo dire — è la via più alta e più autentica per essere fedeli alla nostra Costituzione e per essere fedeli alla nostra città».