Parlamento
Se manca il consenso è violenza sessuale: primo sì alla Camera a legge bipartisan
Approvata all'unanimità la riforma bipartisan che introduce nel codice il «consenso libero ed attuale», sposta l'onere della prova sull'imputato e tutela la «particolare vulnerabilità» delle vittime
Violenza sessuale, generico
Se non c'è «consenso» è violenza sessuale. Primo via libera, alla Camera, alla proposta di legge bipartisan che riscrive l’articolo 609-bis del codice penale sul reato di stupro. Il testo, approvato all’unanimità, è il frutto di un accordo ai vertici tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein che introduce nel codice il nuovo concetto di «consenso libero ed attuale» di cui bisognerà tener conto nei tribunali. «Un grande passo avanti per il Paese, una piccola grande rivoluzione culturale», esulta Schlein che spiega: «Su questo terreno bisogna saper mettere da parte le forti divergenze politiche che abbiamo e provare a far fare un salto in avanti al Paese». E di «rivoluzione culturale» parla anche FdI con la relatrice Carolina Varchi che, in Aula, ringrazia la presidente del Consiglio per aver seguito personalmente l’iter del provvedimento.
La proposta di legge attende l’ultimo passaggio al Senato, dove l’approvazione non dovrebbe farsi attendere: un’ipotesi è la data simbolo del 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ma le associazioni impegnate nel contrasto alla violenza di genere già esultano: «Abbiamo impiegato 50 anni di lotte per portare a casa» questa innovazione, ricorda Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna Aps.
Fulcro del provvedimento è, appunto, la nozione di «consenso libero e attuale» introdotta nel codice penale in linea con le disposizioni della Convenzione di Istanbul. L’Italia si allinea ai 21 paesi europei che già hanno fatto questo passaggio, «sollevando le donne dal dover provare di aver resistito alla violenza, come tante volte ancora avviene nei tribunali», sottolinea Cecilia D’Elia, vicepresidente della Bicamerale femminicidio. Parla di una «svolta storica», la deputata leghista Simonetta Matone, un passato in magistratura: «Non sarà la vittima a dover provar la sua resistenza, ma sarà l’imputato a dover dimostrare un consenso fermo, esplicito e per tutta la durata dell’atto». «Ogni donna ha il diritto di dire no» e farlo «in qualsiasi momento», le fa eco Mara Carfagna di Noi Moderati, facendo riferimento all’«attualità» del consenso, richiesto per tutta la durata dell’atto sessuale.
Ma le novità non finiscono qui: nel testo modificato del codice penale, la violenza si configura «ogni volta che si abusa» non solo «delle condizioni di inferiorità fisica o psichica» di una persona, ma anche della sua «particolare vulnerabilità». Con l’obiettivo di tener conto di quelle condizioni soggettive, individuali, familiari e di contesto che possono pregiudicare la libertà di un sì.
Plaude anche il M5s con Gilda Sportiello, rimarcando al contempo le distanze con la maggioranza in tema di prevenzione delle violenze di genere: l’annoso tema dell’educazione sessuale nelle scuole, sollevato anche dalla rossoverde Elisabetta Piccolotti. «La normativa italiana è ad oggi tra le migliori e che lo Stato è al fianco delle donne», rivendica Catia Polidori, segretario nazionale di Azzurro Donna FI e presidente della Commissione Uguaglianza e Non Discriminazione del Consiglio d’Europa.
In Aula intervengono in dichiarazione di voto solo donne. Maria Elena Boschi (Iv) ricorda Franca Viola, la prima donna ad aver rifiutato un matrimonio riparatore: «Se non ci fosse stato quel no, oggi non saremmo qui». Richiama lo «spirito costituente» Azione, con Elena Bonetti, secondo cui «c'è un paese intero che sa unirsi contro la violenza sulle donne». La dem Laura Boldrini, prima firmataria della proposta di legge, ricorda alcune sentenze del passato su «casi di stupro, in cui l'accusato» è stato «assolto perché lei 'doveva sapere cosa aspettarsì, perché lei aveva già avuto rapporti e quindi era 'in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazionè'. Basta». Sul finale, una nota polemica: «Non serviranno, come sostiene una becera campagna di fake news, moduli da compilare prima di un rapporto sessuale. L’unica cosa che serve un sì, libero, esplicito e attuale».