Lega in subbuglio dopo il flop in Toscana, al "Federale" il processo" a Vannacci (e Salvini). La corrente nordista: «Non siamo fascisti»
Generale assente, Zaia collegato solo da remoto. Il leader: «Stop polemiche»

Senza Vannacci, il tema del flop in Toscana domina comunque il Consiglio federale della Lega in via Bellerio. Matteo Salvini convoca i dirigenti a Milano per le 13, imponendo la presenza fisica; alcuni, però, ottengono il via libera al collegamento da remoto, tra cui i veneti Luca Zaia, governatore uscente, e Alberto Stefani, candidato alla successione. Roberto Vannacci, anche lui vicesegretario come Stefani e considerato il principale imputato della débâcle toscana, resta invece a Strasburgo.
“Peccato che non ci siano collegamenti altrimenti avrei partecipato da remoto...”, dice all’Adnkronos pochi minuti prima dell’inizio, convinto dell’impossibilità del collegamento video. Alla fine, però, altri – inclusi alcuni eurodeputati – partecipano online. Il dossier toscano, in ogni caso, esplode lo stesso. “Segretario, in Toscana non abbiamo perso per le polemiche ma perché è stata azzerata la classe dirigente che aveva lavorato sul territorio per anni”, avrebbe scandito, secondo diversi presenti, Massimiliano Romeo, segretario lombardo, rivolgendosi a Salvini, che da giorni invita a evitare contese interne. Il leader mantiene la rotta: “Le polemiche non servono. So benissimo che in Toscana qualcosa non ha funzionato...”. Dal Nord intervengono anche Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento, e Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia.
Da più parti si prende le distanza dall’ideologia attribuita all’ex capo della Folgore: “Non siamo fascisti”, è il refrain che rimbalza. Quando nel mirino finiscono le decine di “Team Vannacci” che presidiano territori dalla Sicilia alla Svizzera a sostegno del generale – per alcuni una struttura parallela e “ostile alla Lega” – si prova a smorzare: “Il Consiglio federale ha ribadito che sono benvenute tutte le realtà e le associazioni che possono affiancare la Lega, a patto che non siano una realtà politica alternativa”, recita la nota diffusa al termine.
Gli animi, però, si scaldano quando Romeo mette in guardia Salvini: “Ti circondi di leccaculo”, avrebbe attaccato il capogruppo al Senato. La replica del segretario federale: “Non è così, comunque io mi accorgo di chi si comporta in quel modo...”. Poi la tensione si allenta. Salvini chiede un applauso per Zaia e Stefani, collegati: c’è da vincere in Veneto, senza piangere sul latte versato. “Altro che resa dei conti, quelli pubblici sono gli unici conti a cui io e tutta la Lega stiamo lavorando”, chiosa il Capitano. Il leader sprona a guardare avanti: fase delicata, scintille comprese, ma l’obiettivo condiviso è rimettere in equilibrio i conti politici.
Anche la “rivale” toscana di Vannacci, Susanna Ceccardi, opta per una linea morbida, senza nominare il generale di Mondo al contrario: “Di assenti non ne parlo”. E aggiunge: “Certo la nostra coalizione 5 anni fa prese 719.000 voti”, ricordando la sua candidatura in Toscana. Zaia, collegato, resta defilato e lascia in anticipo i lavori, chiudendo il collegamento dopo la prima parte dell’intervento di Salvini. Sul merito della manovra, il vicepremier fissa le priorità: “La Lega si impegnerà per chiedere il massimo sforzo possibile alle banche per aumentare gli investimenti in sicurezza, con un piano straordinario di assunzioni per le Forze dell’Ordine, detassazione degli straordinari e sostegno previdenziale”, sollecitando i parlamentari a vigilare in Aula. Poi conferma la “stretta sui ricongiungimenti familiari dei migranti”, l’introduzione del “permesso di soggiorno a punti per espellere chi commette reati” e rilancia la “stretta necessaria sui centri islamici”. “Il nostro obiettivo è continuare a governare con serietà e crescere, come Italia e come Lega, confermandoci la seconda forza del centrodestra e superando nei consensi i grillini”, afferma chiedendo unità. Capitolo agenda: la manifestazione del 14 febbraio, San Valentino, “a difesa dei valori occidentali”, si terrà a Milano, ritrovata capitale del Carroccio. Dopo aver riportato il Consiglio federale nelle stanze di via Bellerio, la Lega chiamerà la sua comunità e gli alleati europei a raccolta nel capoluogo lombardo.