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La polemica

Fondi europei in Sicilia, Cgil: «Si finanziano le armi». La Regione: «Non è vero»

«I timori non hanno riscontri», dice il governo Schifani. Ma il sindacato ribadisce: «Si nega l'evidenza»

Leandro Perrotta

14 Ottobre 2025, 19:15

15 Ottobre 2025, 01:23

Fondi europei in Sicilia, Cgil: «Si finanziano le armi». La Regione: «Non è vero»

«La riprogrammazione dei fondi europei destina quasi 280 milioni a spese militari. Chiediamo la revoca». A dirlo, dopo la riunione delle Regioni italiane sulla riprogrammazione di 350 milioni di euro dei fondi Fesr ed Fse, presieduta dal presidente siciliano Renato Schifani, è il sindacato Cgil Sicilia. «Queste risorse devono essere impiegate per altro, alla soluzione dei veri problemi della Sicilia e dei siciliani», dice il segretario generale Alfio Mannino, ai margini della manifestazione di oggi davanti a palazzo d’Orleans, organizzata da Cgil, Arci, Anpi, Legambiente, Libera, Comitati per la pace, Uisp e altri per contestare al governo regionale la destinazione per la difesa di risorse del Fesr e del Fse.

La replica della Regione

«Tali timori non trovano alcun riscontro nella documentazione ufficiale dei programmi europei e regionali». Si legge in una nota di smentita inviata dalla Regione Siciliana, che risponde attraverso l’Autorità di gestione del Fesr Sicilia 2021-27. «Nel quadro della revisione intermedia del Programma la Sicilia ha aderito alle nuove priorità strategiche introdotte dalla Politica di coesione europea. Tra queste figura il potenziamento di infrastrutture a duplice uso (dual-use): opere civili – come strade, ferrovie, porti e aeroporti – che in caso di necessità legate al contesto geopolitico possono essere impiegate anche per finalità di Protezione civile o logistica militare». Non si tratterebbe quindi «di investimenti nel settore della Difesa, ma di interventi su infrastrutture civili che grazie all’ammodernamento tecnologico e agli standard di sicurezza europei miglioreranno la mobilità e la qualità dei servizi per i cittadini siciliani. Questo nuovo obiettivo specifico (3.3) prevede inoltre un cofinanziamento europeo del 95%. In tale ambito rientra la richiesta avanzata a Bruxelles di inserire, tra le opere, l’intervento ferroviario «Nodo di Catania», ovvero l’interramento della linea per il prolungamento della pista dell’aeroporto Fontanarossa, opera pianificata e prevista dal Piano nazionale trasporti». La Regione poi specifica: «L’elaborazione della proposta di riprogrammazione è stata presentata al partenariato istituzionale, economico e sociale durante due incontri svoltisi a settembre presso il dipartimento Programmazione».

La contro-replica di Cgil

Il sindacato, sempre per voce del segretario regionale Mannino, ribatte: «È vero come dice la Regione che il piano di riprogrammazione è stato presentato al partenariato sociale, ma è anche vero che le osservazioni negative emerse in quella sede non sono state tenute in nessun conto. Riteniamo peraltro offensivo da parte della Regione – aggiunge Mannino – che si continui a negare l’evidenza. Nella riprogrammazione è stata introdotta la priorità 12 nella quale vengono previste risorse per sviluppare infrastrutture di difesa resilienti, come si evince a pagina 6 della delibera 278 del 3 ottobre. Questo è un fatto». Per Mannino ci sono poi due punti da sottolineare: «uno di ordine generale che riguarda l’adesione o meno a programmi di tipo militare. La Regione dice Sì, c’è invece un’ampia fetta della popolazione che non ci sta all’idea che la Sicilia possa diventare piattaforma per operazioni militari ed essere quindi attrezzata per questo. L’altra questione riguarda gli interventi urgenti che servono per la sanità, per la scuola, per le politiche giovanili e del diritto allo studio, per i trasporti: riteniamo indegno che anche un solo euro venga distolto da questi obiettivi». Al termine della manifestazione una delegazione ha consegnato al protocollo di palazzo d’Orleans un documento con il punto di vista e le richieste dei promotori della manifestazione».