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Il caso tra Taormina e Palermo

Cardiochirurgia pediatrica Palermo, l'assessora Faraoni ammette un dato errato. E rilancia: «Faremo a meno dei privati»

Stamattina in commissione Salute all'Ars si è tornato a discutere del futuro delle due cardiochirurgie pediatriche siciliane. E degli errori contenuti nel documento inviato dalla Regione al ministero della Salute

Salvo Catalano

14 Ottobre 2025, 19:06

19:58

faraoni schifani iacolino

L'assessora alla Salute Daniela Faraoni ha ammesso che un dato inviato al ministero della Salute sulle prestazioni sanitarie del centro di Cardiochirurgia pediatrica di Palermo era errato. Lo ha fatto stamattina in commissione Salute all'Ars, dove era stata convocata per fare chiarezza dopo la denuncia da parte del Movimento 5 stelle. Il deputato Antonio De Luca, mettendo a confronto il documento inviato dalla Regione a Roma con i numeri forniti direttamente dall'azienda sanitaria Arnas Civico aveva rilevato delle anomalie.

Al centro della vicenda il futuro dell'altra cardiochirurgia pediatrica siciliana, quella di Taormina, da tempo sotto minaccia di chiusura dopo la riapertura, nel 2023, del reparto palermitano. «Sulle procedure chirurgiche eseguite alla Cardiochirurgia pediatrica di Palermo avevamo ragione - dice De Luca - il dato era sovrastimato per un errore di calcolo. Bene, è un punto di partenza, ma va corretto. Sia chiaro, nessuno vuole penalizzare Palermo, anzi saremmo i primi a gioire per due cardiochirurgie pianamente efficienti ed efficaci in Sicilia, ma questo non deve avvenire a scapito della struttura di Taormina che è un'eccellenza che ci riconoscono in tutto il mondo e che pertanto deve continuare ad operare in perfetta autonomia».

Le linee guida del ministero della Salute prevedono una cardiochirurgia pediatrica ogni 5 milioni di abitanti. Da anni il centro funzionante è quello dell'ospedale di Taormina, in convenzione con il Bambin Gesù di Roma. Il governo Schifani decide di riaprire il reparto di Palermo dopo 12 anni, siglando una convenzione con l'istituto San Donato guidato dall'ex politico Angelino Alfano. Taormina a questo punto avrebbe dovuto chiudere, nonostante nel tempo sia diventato un centro di eccellenza per le prestazioni fornite (nel reparto e in giro per il mondo con le missioni realizzate) e un punto di riferimento per la formazione professionale di medici e infermieri del Sud del mondo. Si va avanti con proroghe annuali, finché la Regione chiede formalmente una deroga sul modello del Veneto, dove le cardiochirurgie sono due nonostante la regione conti meno abitanti della Sicilia.

Da Roma arriva un parziale via libera a patto che si collochi il reparto di Taormina sotto il coordinamento di una cardiochirurgia per adulti. Così nella nuova rete ospedaliera del 2025 si prevede di mantenere la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, ma ponendola amministrativamente sotto la direzione dell'ospedale Papardo di Messina e non dell'Asp come è stato finora. In più il reparto passa da unità operativa complessa a unità semplice e diventa spoke, cioè realtà periferica a supporto del reparto hub, che sarà quello di Palermo. 

«Dire che abbiamo falsificato i dati è offensivo - spiega Faraoni a La Sicilia - c'è stato un errore in un unico numero, quello che riguarda il peso degli interventi di Palermo. Quando si fa una rete ospedaliera si trattano migliaia di dati. Nei fatti non cambia nullaL'obiettivo di questo governo era tenere aperte e funzionanti le due cardiochirurgie e ci siamo riusciti. Anche perché nella precedente rete del 2019 Taormina non c'era e noi l'abbiamo recuperata».

Tutto ruota attorno al Drg, un dato che indica il peso e la complessità degli interventi svolti e che è figlio di un insieme più ampio di altri parametri. Per il 2024 e il 2025 la Regione aveva indicato per Palermo 6,5 e 5,5. Numeri molto alti. Ed errati. In realtà si scende a 3,62 e 3,73. Livelli pari o simili a Taormina. De Luca, però, aggiunge altre differenze emerse dal suo approfondimento: «Per la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, i casi congeniti trattati chirurgicamente sarebbero 105 nel 2025 (e non 65 come indicato dalla Regione), 143 nel 2024 (non 103) e 149 nel 2023 (non 42)». E ancora: «Il tasso di occupazione dei posti letto è del 97,3% a Taormina, contro appena il 34% a Palermo, dove risultano chiusi quattro posti letto per i quali non risulta essere stata assunta alcuna delibera ufficiale. L'assessora non ha smentito questi numeri».

Da qui la domanda: «Perché - chiede il deputato pentastellato - togliere l'autonomia organizzativa a Taormina se tutti i dati indicano un reparto decisamente più funzionante di Palermo? Anche perché non mi risulta che Palermo abbia un equipe di Cardiochirurgia pediatrica in grado di operare autonomamente h24 e 365 giorni l'anno, perché gli specialisti provenienti dall'istituto San Donato non sono presenti con questa frequenza». 

Faraoni in commissione ha infine parlato di una prospettiva di medio periodo: abbandonare le convenzioni con i privati. Una novità che per l'assessora alla Salute «è più di un auspicio. È un impegno, anzi è un obbligo - dice - Dobbiamo provare a essere autonomi. Le convenzioni vanno bene in fase di start up, ma a Taormina va avanti da 15 anni. Credo che abbiamo maturato un expertise sufficiente per camminare con le nostre gambe». In questo momento a Taormina lavorano insieme dipendenti del Bambin Gesù di Roma (i tre primari e la responsabile infermieristica) e dipendenti dell'Asp di Messina.

«Vorremmo capire - contrattacca De Luca - come farebbe Palermo ad assoldare professionalità iper specializzate che non ci sono sul mercato, quando abbiano enormi difficoltà a reclutare figure ben più generiche. Infine - conclude - quale autonomia dovrebbe avere Palermo dove non solo non ci sono gli allievi, ma neanche i maestri?».