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Il voto che non c’è: 43 sezioni sparite e la Regione corre ai ripari

Dopo mesi di silenzi, la Regione conferma le anomalie: «Dati incompleti da alcuni Comuni».

17 Ottobre 2025, 07:31

Il voto che non c’è: 43 sezioni sparite e la Regione corre ai ripari

L'avviso comparso sul sito della Regione

«Sollecitate le Prefetture interessate»: quella di Siracusa principalmente, mancando all’appello 43 sezioni (42 nel capoluogo e una a Lentini), ma pure quelle di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, benché in queste tre province il totale di sezioni mancanti sia solo 5 (2 ad Agrigento città; 2 a Villalba, in provincia di Caltanissetta; 1 a Misilmeri, in provincia di Trapani). Lo ha assicurato l’assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Messina, confermando dunque che il problema sollevato dal nostro giornale esiste, e sta avendo un seguito: i risultati elettorali, soprattutto quelli della nostra provincia, alle scorse Regionali (2022), sul sito della Regione sono stati pubblicati incompleti. E tali sono rimasti. Riguardano lo scrutinio di 379 sezioni su 422. Delle altre 43 non c’è traccia. Ad alimentare peso su questa vicenda, ben al di là del mero aspetto formale, anche gli interventi dell’ex deputato regionale Enzo Vinciullo, che negli ultimi giorni ha ricordato che «la Commissione elettorale, operante al Tribunale, nel valutare i risultati provenienti dai singoli seggi, ebbe modo di segnalare una serie di anomalie, incongruenze e strafalcioni verificatisi durante lo scrutinio».

Dopo il nostro articolo di domenica scorsa sul tema (il terzo negli ultimi quattro mesi), sono accadute diverse cose rilevanti. La prima è che sul sito della Regione, dedicato proprio alle Regionali di tre anni fa, è comparso un avviso: «A causa di dati incompleti e/o errati – recita – trasmessi da alcuni Comuni, l’ufficio elettorale della Regione non può ancora procedere alla comunicazione definitiva della ripartizione dei seggi in tutta la Sicilia». Poi il dettaglio sulle 48 sezioni mancanti in tutta l’Isola (su 5.298), 43 delle quali, come detto, nella nostra provincia. E infine l’annuncio che «il dipartimento regionale alle Autonomie locali» potrà pertanto riprendere l’aggiornamento del portale solo quando a esso saranno stati trasmessi i dati corretti. Nello stesso momento l’assessore regionale Messina confermava ai nostri taccuini l’interessamento a venire a capo della vicenda: «Ho dato istruzioni all’ufficio per procedere già da qualche settimana – ha detto -. Stiamo cercando di acquisire le pratiche necessarie dalle varie Prefetture interessate. Noi possiamo pubblicarli solo quando le Prefetture o la corte d’appello ce li trasmettono».

Va ricordato che la proclamazione di quella tornata elettorale del settembre 2022 è avvenuta l’8 novembre successivo da parte della Corte d’Appello di Palermo, che a quella data pubblicava il verbale relativo alle operazioni dell’ufficio Centrale regionale. L’altro fatto rilevante accaduto dopo la pubblicazione del nostro articolo di domenica è che l’assessore regionale Messina ha chiamato Vinciullo per confermare tanto di stare seguendo personalmente la vicenda, quanto di aver sollecitato le Prefetture interessate.

«Ringrazio l’assessore Messina per la sensibilità che sta dimostrando nei confronti non miei, ma della democrazia», ha detto Vinciullo. Che ha aggiunto: «Questa vicenda riguarda il diritto dei cittadini di sapere quale sia stato l’esito da loro espresso nelle urne. La commissione elettorale, operante al tribunale – ha ribadito - sollevò tante perplessità sui risultati, tuttavia la Regione non ha verificato il contenuto di quelle segnalazioni prodotte nei verbali, né ha cercato di capire perché i Comuni non abbiano inviato loro i risultati completi. È chiaro – ha proseguito Vinciullo - che l’esito non cambierà. Non si capisce perché si sia inceppata proprio sui risultati della nostra provincia».

Ci sono dei precedenti: dalle famose regionali replay del 2012, alle ultime due Amministrative: «Possibile – conclude Vinciullo - che non ci sia esito elettorale nella nostra provincia che non sia oggetto di contestazione, quando non scandalo pubblico