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Medicina, 22.500 risultati idonei: i posti disponibili sono inferiori

Più promossi in chimica che in biologia. Bernini difende il semestre filtro, firma il decreto ministeriale per la composizione della graduatoria nazionale e annuncia correttivi su appelli, programmi e posti

Redazione La Sicilia

23 Dicembre 2025, 13:42

14:12

Medicina, 22.500 risultati idonei: i posti disponibili sono inferiori

Sono 22.500 gli studenti risultati idonei - cioè con almeno un esame superato - durante i due appelli per Medicina, a fronte di 17.278 posti disponibili.

I promossi in Chimica sono stati più numerosi di quelli in Biologia. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha già firmato il decreto ministeriale per la composizione della graduatoria nazionale all’esito degli esami di elementi di Biologia, Chimica e Fisica validi per l'accesso ai corsi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria.

In graduatoria entreranno «studenti con sufficienze dirette, sufficienze reintegrate e crediti da recuperare». Le sufficienze dirette riguardano i voti pari o superiori a 18 che sono stati ottenuti e accettati subito, spiega una nota aggiungendo che le sufficienze reintegrate permettono di ripristinare il voto positivo del primo appello rifiutato, qualora al secondo appello il voto sia risultato insufficiente. Questa scelta, volta a tutelare il risultato già acquisito, può essere esercitata dallo studente entro il 27 dicembre 2025 per rendere il voto nuovamente valido ai fini della graduatoria. Entro la stessa data gli studenti potranno accettare i voti del secondo appello, si aggiunge.

Il recupero dei crediti formativi riguarda i casi in cui non è stata raggiunta la sufficienza in una o due materie - si legge nella nota -. In tale eventualità, i crediti mancanti saranno recuperati presso la sede universitaria assegnata sulla base della graduatoria pubblicata l’8 gennaio. Questa modalità permette allo studente di non essere escluso dalla graduatoria e di proseguire il proprio percorso, a condizione di recuperare i crediti successivamente. Il punteggio finale, in ogni caso, viene calcolato solo sulla base dei voti pari o superiori a 18: i risultati insufficienti non contribuiscono alla definizione del punteggio utile per la graduatoria. In via transitoria, limitatamente all’anno accademico 2025/2026, le Università potranno inoltre prevedere - su richiesta dello studente - che i voti del semestre filtro non concorrano alla media finale, riconoscendo la specificità di questa prima applicazione della riforma. Resta salvo che tutti gli studenti che non proseguono nel corso scelto potranno immatricolarsi in qualsiasi corso di studio anche oltre i termini previsti dai regolamenti degli atenei e comunque entro il 6 marzo 2026.

«I decreti ministeriali attuativi del semestre filtro pubblicati questa notte presentano profili di grave illegittimità». A denunciarlo è il Comitato «Medicina Senza Filtri», composto da Studio Legale Leone-Fell, Radicali Italiani, Dispenso Academy, Associazione Acquirenti e Associazione Intesa Universitaria. Per il Comitato ciò evidenzia come tali atti amministrativi abbiano di fatto modificato la legge delega e il decreto legislativo istitutivo, violando la gerarchia delle fonti e alterando le regole dopo lo svolgimento delle prove. I decreti - sostiene in una nota il Comitato - non si limitano a una mera attuazione tecnica, ma riscrivono l’impianto normativo fissato dalla legge delega n. 26/2025 e dal decreto legislativo. Un principio basilare dello Stato di diritto impone che un decreto ministeriale non possa modificare una legge o un decreto legislativo. Eppure, con questi provvedimenti: vengono introdotti vincoli e condizioni non previsti dal legislatore; si cambiano le regole in corsa; si violano interessi legittimi degli studenti senza adeguata base legislativa in violazione di basilari principi costituzionali. Secondo quanto denuncia il Comitato le nuove disposizioni sono state introdotte dopo lo svolgimento delle prove, incidendo retroattivamente sugli esami già sostenuti e sulle modalità di accesso alla graduatoria. Una scelta che lede gli studenti e contrasta con i principi di uguaglianza, ragionevolezza e certezza del diritto. Un’altra grave criticità, a detta delle sigle, riguarda il tema del recupero dei debiti formativi. La normativa primaria prevedeva criteri uniformi e nazionali per garantire parità di trattamento. I decreti ministeriali, invece, abbandonano esami omogenei nazionali e demandano il recupero alle singole università, con modalità diverse, nemmeno specificate. Ne deriva una frammentazione incompatibile con una graduatoria nazionale e lesiva del principio di uguaglianza.

Per il Comitato ciò «evidenzia come tali atti amministrativi abbiano di fatto modificato la legge delega e il decreto legislativo istitutivo, violando la gerarchia delle fonti e alterando le regole dopo lo svolgimento delle prove».

I decreti - sostiene in una nota il Comitato - «non si limitano a una mera attuazione tecnica, ma riscrivono l’impianto normativo fissato dalla legge delega n. 26/2025 e dal decreto legislativo. Un principio basilare dello Stato di diritto impone che un decreto ministeriale non possa modificare una legge o un decreto legislativo. Eppure, con questi provvedimenti: vengono introdotti vincoli e condizioni non previsti dal legislatore; si cambiano le regole in corsa; si violano interessi legittimi degli studenti senza adeguata base legislativa in violazione di basilari principi costituzionali».

Secondo quanto denuncia il Comitato «le nuove disposizioni sono state introdotte dopo lo svolgimento delle prove, incidendo retroattivamente sugli esami già sostenuti e sulle modalità di accesso alla graduatoria. Una scelta che lede gli studenti e contrasta con i principi di uguaglianza, ragionevolezza e certezza del diritto».

Un’altra grave criticità, a detta delle sigle, «riguarda il tema del recupero dei debiti formativi. La normativa primaria prevedeva criteri uniformi e nazionali per garantire parità di trattamento. I decreti ministeriali, invece, abbandonano esami omogenei nazionali e demandano il recupero alle singole università, con modalità diverse, nemmeno specificate. Ne deriva una frammentazione incompatibile con una graduatoria nazionale e lesiva del principio di uguaglianza».