×

VIRUS RESPIRATORI

Influenza, 800mila nuovi casi in 7 giorni con la variante K. I sintomi e le previsioni per Natale: «Con le feste “bomba” nelle case»

Incidenza in rapido aumento, dominante la sottovariante di A/H3N2. Cosa sta succedendo, chi rischia di più e come proteggersi davvero

Alfredo Zermo

19 Dicembre 2025, 17:26

17:27

Influenza, l’onda lunga d’inverno: 817mila nuovi casi in 7 giorni e il ritorno di H3N2 “K”

Una sala d’aspetto di provincia, un pomeriggio qualunque di metà dicembre: i posti sono finiti, i bambini tossiscono in coro, gli adulti sul cellulare cercano febbre, brividi, dolori muscolari, “quanto dura?”. Fuori, l’aria è tersa e pungente. Dentro, la stagione dei virus ha già messo il turbo. Nella settimana dall’8 al 14 dicembre l’Italia ha contato circa 817.000 nuovi episodi di infezioni respiratorie acute (ARI): l’incidenza nazionale è balzata a 14,7 casi ogni 1.000 assistiti, e oltre il 40% delle infezioni è dovuto a virus influenzali. Nei test, la positività per influenza ha raggiunto il 36% nella comunità e il 40,4% tra i ricoveri. Un’accelerazione netta, che coincide con la crescita della sottovariante “K” di A/H3N2, tornata a dominare i tracciamenti.

Cos’è cambiato rispetto alle settimane precedenti

Rispetto al bollettino di inizio dicembre (settimana 1–7 dicembre, incidenza 12,4/1.000), la curva si è impennata e la quota di test positivi per influenza è salita in modo marcato, sia sul territorio sia in ospedale. Solo una settimana prima la positività influenzale si attestava, rispettivamente, attorno al 25,3% e 28,8%: un salto che suggerisce un ruolo crescente dell’influenza rispetto agli altri virus respiratori che co-circolano (Rhinovirus, Adenovirus, Parainfluenzali, SARS‑CoV‑2, RSV).

La nuova stagione della sorveglianza: da ILI a ARI

Da quest’anno la rete RespiVirNet – l’evoluzione di InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità – monitora le infezioni respiratorie acute (ARI), non solo le sindromi simil-influenzali (ILI). È una differenza sostanziale: la definizione ARI è più ampia e cattura meglio l’effettiva pressione di tutti i virus respiratori sulla sanità territoriale. Confrontare “uno a uno” i numeri con le stagioni precedenti non è quindi corretto, e l’ISS lo ricorda in ogni report.

H3N2 “K”, l’attore protagonista

Negli ultimi giorni le principali agenzie sanitarie internazionali – WHO/Europa e ECDC – segnalano la rapida ascesa del sottoclade “K” di A/H3N2, già identificato anche come “J.2.4.1”. La sua diffusione è ampia nel continente, con segnali di stagione influenzale iniziata in anticipo di 3–4 settimane rispetto alla media recente e tassi elevati in diversi Paesi. Secondo WHO/Europa, questa sottovariante può rappresentare fino al 90% delle conferme influenzali in alcune aree europee; non ci sono tuttavia indizi di una maggiore gravità clinica rispetto alle stagioni H3N2 precedenti. La raccomandazione resta la stessa: vaccinarsi senza ritardi, soprattutto nei gruppi a rischio.

  1. Perché “K” corre? Gli specialisti ipotizzano una migliore “adattabilità” immunitaria: piccole mutazioni possono ridurre la protezione contro l’infezione nei soggetti con immunità pregressa, favorendo la circolazione. Non si tratta di un virus “nuovo” in senso assoluto, ma di un’evoluzione del familiare H3N2 che circola dagli anni ’60.
  2. E i vaccini? Le prime analisi europee indicano che il vaccino stagionale continua a proteggere in misura significativa dalle forme gravi e dalle ospedalizzazioni, anche se la protezione contro la sola infezione può essere più variabile. È uno dei motivi per cui ECDC e WHO/Europa insistono su campagne rapide e mirate.

Chi si ammala di più (e dove)

  1. La fascia più colpita resta quella dei bambini 0–4 anni, con incidenze che sfiorano e superano i 40 casi/1.000: i più piccoli sono vettori chiave della trasmissione intra-familiare e, nelle settimane scolastiche, contribuiscono ad alimentare l’onda di contagi.
  2. La pressione sulle regioni non è uniforme: indicatori di intensità “molto alta” vengono segnalati in Campania e Sardegna, a conferma che la circolazione può presentare focolai territoriali più intensi.

Nella stessa settimana di riferimento (8–14 dicembre), la rete ha processato 3.561 campioni virologici; di questi, 1.436 (40,3%) sono risultati positivi all’influenza, quasi tutti tipo A (prevalentemente H3N2). Il dato si inserisce in un contesto di co-circolazione: RSV, SARS‑CoV‑2 e altri virus respiratori continuano infatti a contribuire alla casistica complessiva.

L'esperto

Secondo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, l’influenza «quest’anno è tosta» perché «tutti i paesi del mondo, non solo l’Europa, ma anche Nord America - dove il Canada ha un aumento del 200% dei ricoveri in ospedali - insomma dove c'è l’inverno si sperimenta in qualche modo una influenza che non è nuova, l’H3N2 lo conosciamo, ma con la variante K elude gli anticorpi che avevamo per aver avuto la malattia o per i vecchi vaccini. Il rischio è che con le feste di Natale e la convivialità che ci sarà, rischiamo di mettere una "bomba" nelle case. I ragazzi staranno a casa e non a scuola e il contagio passera molto facilmente dai giovani agli anziani».

«La sensazione è che sono veramente tante le persone che hanno l'influenza e il peggio deve arrivare, non so se siamo preparati ad una epidemia del genere. Non sono molto ottimista - conclude il medico - sto vedendo tante complicazioni da questo virus che è aggressivo. Tecnicamente siamo di fronte ad una pandemia, perché ci sono tanti paesi coinvolti».

I sintomi da aspettarsi (e quando preoccuparsi)

Le forme influenzali da H3N2 tendono, in media, a essere “più rumorose” di quelle da H1N1: febbre alta, malessere marcato, mialgie, mal di gola, tosse, naso chiuso o che cola. Nei bambini possono comparire anche vomito e diarrea. Le complicanze più temute riguardano le vie aeree inferiori (bronchite, polmonite) e, nei piccoli, anche otiti e sinusiti. A essere più esposti sono gli over 65, i bambini sotto i 5 anni, le donne in gravidanza e chi convive con patologie croniche (cardiache, polmonari, metaboliche, immunitarie). In questi gruppi il messaggio è netto: non sottovalutare i segnali di allarme e rivolgersi precocemente al proprio medico.

Terapie, tamponi, antivirali: cosa serve e quando

Per la maggior parte dei casi, la cura è sintomatica: idratazione, riposo, antipiretici/antinfiammatori se indicati dal medico. Gli antibiotici non servono contro i virus e vanno considerati solo se c’è il sospetto di una sovrainfezione batterica.

I tamponi (rapidi antigenici o PCR) sono utili per la diagnosi differenziale nelle categorie a rischio e in contesti sanitari o assistenziali.

Gli antivirali specifici per influenza (come gli inibitori della neuraminidasi) hanno maggiore efficacia se avviati precocemente – idealmente entro 48 ore dall’esordio dei sintomi – e sono raccomandati soprattutto per pazienti ad alto rischio o in presenza di focolai in RSA e strutture chiuse, in linea con le note indicazioni europee.

Vaccinazione: perché “adesso” conta più di “perfetto”

Il quadro internazionale parla chiaro: con una stagione anticipata e trainata da H3N2 “K”, la strategia vincente è vaccinare senza ritardi le persone eleggibili. Anche se la corrispondenza con la sottovariante in circolazione può non essere ottimale, la protezione dalle forme severe resta sostanziale: ridurre il rischio di finire in ospedale significa sgravare i Pronto Soccorso e preservare risorse per chi ne ha più bisogno. L’appello è stato ribadito da ECDC e WHO/Europa, con enfasi su anziani, cronici, gravidanza, operatori sanitari, residenti e personale delle strutture socio-sanitarie.

Un’ulteriore finestra di opportunità riguarda i bambini: i dati italiani mostrano che la maggiore incidenza si concentra nei 0–4 anni. Per la stagione in corso, molte regioni hanno attive offerte di vaccinazione pediatrica e campagne dedicate: informarsi tramite le ASL di riferimento può fare la differenza, anche per limitare i contagi intra-familiari e la diffusione a nonni e soggetti fragili.

Perché la stagione è partita prima (e cosa aspettarci)

Secondo le valutazioni congiunte di ECDC e WHO/Europa, in gran parte d’Europa il picco potrebbe collocarsi tra fine dicembre e inizio gennaio, con variabilità geografica. La partenza anticipata è coerente con l’aumento della quota di H3N2 “K” nella sorveglianza genetica e con il ritorno dei consueti mix di virus respiratori (inclusi RSV e SARS‑CoV‑2). Per l’Italia, i modelli previsionali indipendenti confermavano già a inizio dicembre una tendenza al rialzo nelle settimane 49–51, con ampie forchette d’incertezza tipiche dell’avvio di stagione.

Da leggere con attenzione anche una nota dell’ISS: la sorveglianza RespiVirNet aggiorna di settimana in settimana le stime, includendo i dati tardivi. Piccoli assestamenti a posteriori sono fisiologici e non cambiano il quadro: la curva è in ascesa e la quota influenzale cresce.