×

VENTI DI GUERRA

Oreshnik schierato in Bielorussia, la mossa che rialza la soglia del rischio: cosa sappiamo del nuovo missile ipersonico russo

Dalla prima entrata in servizio annunciata da Lukashenko alla catena industriale russa che lo produce: analisi tecnica, scenari e punti controversi

Alfredo Zermo

18 Dicembre 2025, 18:35

Oreshnik in Bielorussia, la mossa che rialza la soglia del rischio: cosa sappiamo davvero del nuovo missile ipersonico russo

All’alba, tra le nebbie invernali delle pianure bielorusse, un convoglio verniciato in verde opaco avanza senza insegne appariscenti. Sopra i rimorchi blindati, contenitori cilindrici chiusi come noci. È la scena — voluta — con cui Alexander Lukashenko ha accompagnato il messaggio più potente della sua stagione politica: le prime postazioni del sistema missilistico Oreshnik sono entrate in servizio in Bielorussia. Un’arma ipersonica a medio raggio, con testate multiple, già comparsa una volta sul campo il 21 novembre 2024 nei cieli sopra Dnipro. Da oggi, secondo Minsk, è più vicina all’Unione europea di quanto non lo sia mai stata. E le domande si moltiplicano: capacità reali, dottrina d’impiego, rischi per la stabilità, ruolo della propaganda e della disinformazione.

Che cos’è l’Oreshnik: profilo di un vettore “nuovo” ma con radici note

Il Oreshnik è descritto da Mosca come un missile balistico a medio raggio ipersonico, capace di velocità superiori a Mach 10, con MIRV — testate a rientro indipendente — e opzione di doppia capacità (convenzionale e nucleare). Nulla di fantascientifico, ma una combinazione che punta sull’energia cinetica delle testate multiple per saturare le difese. Fonti aperte e analisti lo collegano alla famiglia RS‑26 “Rubezh”, con modifiche che ne avrebbero adattato portata e profilo di volo. Il quadro resta parzialmente opaco, ma elementi convergenti — dalle dichiarazioni del Cremlino alle valutazioni occidentali — confermano che il sistema è concepito per aggirare i livelli di intercettazione standard dei sistemi europei di difesa aerea.

Secondo Reuters e AP, negli ultimi mesi Vladimir Putin ha rivendicato l’entrata in servizio e la capacità del missile di “bucare” qualunque difesa occidentale, enfatizzandone il potenziale devastante “paragonabile” a un impiego nucleare anche con testate convenzionali — un’affermazione contestata da più esperti occidentali, ma significativa sul piano psicologico e dottrinale.

Il precedente operativo: Dnipro, 21 novembre 2024

La prima apparizione dichiarata dell’Oreshnik in guerra risale al 21 novembre 2024. Quel giorno un nuovo vettore, lanciato dal poligono di Kapustin Yar (regione di Astrachan’), ha colpito l’area industriale di Dnipro — obiettivo: il complesso Pivdenmash, storico sito missilistico dell’epoca sovietica. Le immagini hanno mostrato una pioggia di scie incandescenti e rientri multipli, coerenti con una testata a sei veicoli che rilasciano a loro volta submunizioni prive di esplosivo ma ad altissima energia cinetica. I danni riportati furono contenuti e senza vittime, ma il segnale politico fu chiaro: dimostrare un salto di scala nella minaccia.

Quell’impiego, letto dagli analisti come gesto di “intimidazione nucleare senza nucleare”, si inserì nel contesto dell’escalation seguita all’autorizzazione statunitense e britannica a colpire obiettivi in Russia con armi occidentali. Il messaggio di Mosca: la soglia di rischio può alzarsi rapidamente.

L’annuncio di Minsk: “in servizio” in Bielorussia

Il 18 dicembre 2025, Lukashenko ha dichiarato che il sistema Oreshnik è stato “schierato” ed è entrato in prontezza operativa sul territorio bielorusso, aggiungendosi agli assetti russi già presenti. Le versioni su numeri e configurazioni restano volutamente vaghe. Ma l’elemento cruciale è geostrategico: con basi in Bielorussia, la combinazione di raggio intermedio e tempi di volo ipersonici accorcia le linee verso centri nevralgici europei. I media russi hanno persino quantificato tempi di ingaggio: 11 minuti verso la Polonia, 17 verso la NATO a Bruxelles — affermazioni propagandistiche non verificabili, ma indicative dell’obiettivo comunicativo.

Sul piano politico, l’annuncio arriva mentre Mosca e Minsk consolidano l’integrazione militare e dopo che, nel 2023, la Russia ha avviato il dispiegamento in Bielorussia di armi nucleari tattiche e di mezzi “dual capable”, pur tra versioni contrastanti sulla presenza di testate.

Dottrina e “ombrello” nucleare: soglia più bassa, rischio più alto

La cornice di rischio è resa più densa dalla revisione della dottrina nucleare russa del 2024, che — secondo ricostruzioni di stampa internazionale — abbassa la soglia d’impiego e formalizza la Bielorussia sotto la protezione atomica russa. Se combinata con un vettore a medio raggio dispiegato su suolo bielorusso, la postura russa avvicina la deterrenza nucleare alle frontiere dell’UE, con implicazioni per i tempi decisionali e per la catena di comando in caso di crisi.

Catena industriale: quante aziende lavorano all’Oreshnik?

Sul lato produzione, le fonti ucraine convergono su due ordini di grandezza. Il presidente Volodymyr Zelensky ha parlato di 39 imprese del complesso militare‑industriale russo coinvolte nella filiera Oreshnik, di cui 21 non ancora colpite da sanzioni al 21 giugno 2025. La Foreign Intelligence Service of Ukraine ha in seguito riferito di “oltre 50” imprese impegnate nella produzione in serie, con finanziamenti prioritari dal Fondo nazionale di benessere russo e programmi di modernizzazione delle testate. La discrepanza riflette tempi e fonti differenti, ma il trend è chiaro: Mosca sta allargando la rete industriale dell’Oreshnik.

Un altro elemento critico è la persistenza di componentistica occidentale nelle macchine utensili di alta precisione usate da istituti chiave come il MITT e Sozvezdie. Nonostante i controlli all’export, analisi giornalistiche hanno rintracciato nel 2024 flussi per milioni di dollari di componenti di controllo CNC verso la Russia. Da qui gli appelli di Kievper sanzioni “urgenti” e mirate all’intera catena di subfornitura.

Perché l’Oreshnik conta davvero: tempi di volo, saturazione, scenari di crisi

  1. Tempi di avviso ridotti: un vettore ipersonico lanciato dalla Bielorussia comprimerebbe la finestra di reazione di NATO e UE, aumentando il rischio di errori di calcolo in una crisi ad alta tensione.
  2. Profilo di rientro complesso: la presenza di MIRV con submunizioni cinetiche rende più arduo il compito dei sistemi di difesa, costretti a discriminare tra testate, esche e frammentazione ad alta energia.
  3. Doppia capacità: la possibilità di allestire testate convenzionali o nucleari aumenta l’ambiguità in fase di lancio; l’avversario potrebbe non sapere quale carico stia arrivando, con extra‑pressione su dottrina e regole d’ingaggio.

Difese e contromisure: il “muro” europeo è pronto?

Le capacità europee e NATO di difesa da missili balistici a medio raggio a profilo ipersonico restano in evoluzione: i sistemi Patriot PAC‑3 MSE, SAMP/T e i sensori a banda larga offrono una copertura parziale contro minacce balistiche e da crociera, ma l’arrivo di un IRBM con MIRV ipersonici dalla direttrice bielorussa solleva interrogativi su densità, tempi di ingaggio e discriminazione dei bersagli. È qui che la saturazione — tanti oggetti in rientro quasi simultaneo — diventa un moltiplicatore. L’impiego a Dnipro aveva già suggerito la logica: dividere le difese, costringerle a scegliere, logorarle.

Tra deterrenza, messinscena e rischio di errore

L’Oreshnik quindi è insieme tecnologia e messinscena. È un vettore che integra soluzioni già viste (MIRV, rientri multipli) con un profilo di impiego calibrato sull’Europa post‑INF; ma è anche un segnale politico e psicologico, una minaccia comunicata per erodere la fiducia nella tenuta delle difese occidentali e per spingere l’opinione pubblica a chiedere il “fermo” del sostegno a Kiev. Il fatto che la Bielorussia ne annunci oggi la prontezza operativa accorcia i tempi della politica, e impone scelte rapide: rafforzare l’architettura difensiva, chiudere i varchi delle forniture dual use, riaprire — se possibile — canali di controllo degli armamenti. Ma soprattutto, difendere la razionalità del processo decisionale: quando i tempi di volo si misurano in minuti, il vero lusso è evitare il malinteso.