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l'analisi

Perché la vittoria di Fico e Decaro riapre la partita per la Politiche: «Il 20-30% degli elettori del centrodestra ha votato per il Campo Largo»

La fotografia dei flussi di voto all’indomani dell’ultimo turno di regionali, che mette in luce significativi spostamenti di consenso tra gli schieramenti

Redazione La Sicilia

25 Novembre 2025, 18:58

Perché la vittoria di Fico e Decaro riapre la partita per la Politiche: «Il 20-30% degli elettori del centrodestra ha votato per il Campo Largo»

Quasi il 30% degli elettori che alle ultime europee avevano scelto il centrodestra in Puglia ha votato per il candidato del campo largo. In Campania la quota si colloca di poco sotto il 20%. È la fotografia dei flussi elettorali tracciata dal consorzio Opinio Italia per la Rai all’indomani dell’ultimo turno di regionali, che mette in luce significativi spostamenti di consenso tra gli schieramenti.

Nel dettaglio, Antonio Decaro ha convinto il 31% di quanti nel 2024 avevano votato Fratelli d’Italia, il 30% degli elettori di Forza Italia e il 29% di quelli della Lega. In Campania, Roberto Fico avrebbe intercettato il 19% degli ex elettori di FdI, il 22% di Forza Italia e il 16% della Lega. Il flusso in direzione opposta è apparso molto più contenuto: solo il 2% di chi nel 2024 aveva votato Pd è confluito su Luigi Lobuono, candidato del centrodestra in Puglia, percentuale che sale al 10% tra gli ex elettori del M5s. In Campania, Edmondo Cirielli è stato scelto – oltre che dal perimetro del centrodestra – anche dal 7% di chi alle europee aveva preferito il Pd e dal 3% di chi, nella stessa occasione, aveva votato per il Movimento. In Veneto lo scenario appare più “canonico”: appena l’1-3% degli elettori di centrodestra alle europee ha sostenuto il candidato del campo largo, Giovanni Manildo.

Qui è stato soprattutto il neo-governatore leghista Alberto Stefani ad attrarre consensi anche dall’area avversaria: il 5% tra chi aveva votato Pd e l’8% tra gli elettori 2024 del Movimento 5 Stelle. “I dati dei flussi ci raccontano un comportamento diversificato tra elettori del nord e del sud – sintetizza Antonio Noto –. In Veneto si è registrata una fidelizzazione al centrodestra, nel Sud invece una quota significativa di simpatizzanti del centrodestra ha votato per i candidati del centrosinistra e 5 stelle”.

Un’analisi articolata arriva anche da YouTrend, con un focus sulle preferenze. Tra le Regioni al voto in autunno, il Veneto è quella in cui il voto di preferenza è stato meno utilizzato; eppure proprio qui si registra il primato assoluto: Luca Zaia ha ottenuto 203.054 preferenze, superando un record che resisteva da quarant’anni, quando Alfredo Vito fu eletto consigliere regionale per la DC in provincia di Napoli con 121.000 voti. In Puglia è il Pd la lista più trainata dalle preferenze; in Campania spicca “A testa alta”, legata al governatore uscente Vincenzo De Luca. Il M5s ottiene il suo miglior risultato all’interno delle coalizioni in Campania (9,9%) e il peggiore in Veneto (2,2%). “Decaro e Fico prevalgono sugli sfidanti di centrodestra in tutti i capoluoghi di provincia delle rispettive Regioni – rileva l’istituto diretto da Lorenzo Pregliasco – mentre Stefani si afferma in cinque capoluoghi veneti su sette (a Padova e Venezia, seppur di poco, prevale Manildo)”.

L’Istituto Cattaneo offre infine una cornice più ampia, con implicazioni sulle prossime politiche: “La dimostrata possibilità di far confluire i voti dei partiti del centrosinistra su candidati comuni, soprattutto nel Sud, riapre la competizione anche a livello nazionale”. Centrale il tema dei collegi uninominali: “Mentre alle elezioni del 2022 il centrodestra ottenne 98 seggi in più delle varie componenti del centrosinistra, in base ai risultati delle regionali questo vantaggio si ridurrebbe a circa 34, con la eventualità che si riduca ulteriormente o venga di poco ribaltato”. Da qui si alimenta il confronto sulla nuova legge elettorale, entrato nel vivo proprio in questi giorni.

L’interrogativo, osserva il Cattaneo, è “se sia preferibile un esito potenzialmente indeterminato, con la formazione di governi sostenuti da una esile maggioranza, o addirittura la formazione di un governo sostenuto da partiti appartenenti ad entrambe le coalizioni, oppure un sistema elettorale simile a quello che ha consentito ad entrambe le coalizioni di celebrare vittorie e sconfitte nette nel ciclo delle elezioni regionali che si è appena concluso”.