L'indagine a napoli
La Juve Stabia infiltrata dalla camorra, in amministrazione giudiziaria. Dai ticket alla sicurezza, fino alle giovanili
Non era mai successo a un livello così alto. La squadra di calcio di serie B, sarebbe infiltrata dal clan D'Alessandro. Il procuratore nazionale antimafia: «Ci saranno altri provvedimenti simili»

Non era mai successo a un livello così alto. La Juve Stabia, squadra di calcio militante in Serie B, sarebbe stata infiltrata dalla camorra. Per questo il Tribunale di Napoli ha disposto la misura dell’amministrazione giudiziaria. Si tratta di un provvedimento che si ferma un passo prima del sequestro e che punta al risanamento della società dal suo interno, lasciando al timone l’attuale proprietà affiancata però da un amministratore nominato dai giudici. «Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, la gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra», ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Uno spaccato inquietante, che coinvolge anche le giovanili. Per il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, presente alla conferenza stampa, è un caso che potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg. «Il mio ufficio ha la convinzione profonda che analoghi provvedimenti riguarderanno anche altre società in futuro: il quadro è davvero allarmante e non riguarda solo le regioni dove tipicamente sono radicate le mafie e non riguarda solo il calcio. La presenza dei gruppi mafiosi ha prodotto una degenerazione delle logiche che regolano le manifestazioni sportive: tutto questo crea un clima nel quale si possono verificare tragedie come quella di Rieti». In passato un simile provvedimento era stato adottato per il Foggia e il Crotone, militanti in serie minori.
LE INDAGINI
Il provvedimento prevede l’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche, applicata quando esistono indizi sufficienti a ritenere che un’attività sia controllata dalla mafia o possa agevolarla. È stato adottato su proposta congiunta del procuratore nazionale antimafia, del procuratore e del questore di Napoli, al culmine di un’articolata attività investigativa e di approfondimenti patrimoniali che hanno accertato il condizionamento mafioso della Juve Stabia da parte del clan D’Alessandro, egemone nel territorio di Castellammare.
Le indagini si sono basate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia e su registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis. È emerso che la gestione di numerosi servizi sia stata affidata nel tempo a imprese e persone contigue al clan D’Alessandro: sicurezza, ticketing, bouvette, pulizie, servizi sanitari e, fino al 2024, anche il trasporto della prima squadra. Secondo gli inquirenti, l’attuale assetto societario e proprietario non si è dotato di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione. «In passato – ha sottolineato il procuratore Melillo – anche il consuocero del boss D’Alessandro ha ricoperto la carica di presidente della società sportiva.»
LA SICUREZZA E I BIGLIETTI
Per esempio, durante la partita Juve Stabia - Bari dello scorso 9 febbraio, i poliziotti del commissariato di Castellammare di Stabia hanno accertato che ai tornelli di accesso alla Curva San Marco dello Stadio Menti, riservata ai tifosi locali, era presente con ruolo attivo al filtraggio, accanto al personale steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da DASPO. Non solo. Attraverso particolari punti vendita venivano distribuiti biglietti con dati anagrafici alterati per consentire l’accesso allo stadio di soggetti pregiudicati e colpiti da DASPO, molti dei quali contigui al clan D’Alessandro. La cosca si sarebbe infiltrata anche nella tifoseria organizzata, tanto che nella scorsa stagione sono stati emessi 22 divieti di accesso allo stadio fuori dal contesto di episodi violenti per altrettanti pregiudicati appartenenti o contigui al clan; altri 16 DASPO hanno riguardato episodi violenti durante le partite.
LA FESTA A FINE STAGIONE
Un altro episodio finito nelle indagini riguarda i festeggiamenti alla fine della passata stagione calcistica. Il 29 maggio erano presenti sul palco anche tre ultras, già raggiunti da DASPO, ritenuti legati alla criminalità organizzata. Al loro fianco i vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche. La circostanza era stata denunciata in quella occasione dall’eurodeputato e consigliere comunale di Castellammare di Stabia Sandro Ruotolo. «La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese – spiega una nota della Procura di Napoli – si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato dal Comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra».
LE GIOVANILI
L’infiltrazione della camorra è emersa anche nella cantera, le categorie giovanili. Un episodio emblematico: relegato dall’allenatore in panchina, un ragazzino minorenne decide di rivolgersi al padre, elemento di spicco della camorra locale detenuto al 41-bis, per giocare. Il colloquio a cui si fa riferimento è recentissimo, risale allo scorso agosto: il boss dice al figlio minorenne di fare riferimento a un manager della società a cui si sarebbe dovuto presentare dicendogli di chi era figlio. Il settore giovanile della Juve Stabia, secondo gli inquirenti, è risultato gestito da personale riconducibile alla camorra. «Il settore – ha detto il questore di Napoli Maurizio Agricola – veniva utilizzato per acquisire consenso tra i minori per formarli a elementi di disvalore».
Secondo il prefetto Michele Di Bari «segnerà uno spartiacque nella gestione di questa società. I magistrati – ha aggiunto – hanno individuato una serie di defaillance e adesso bisogna accompagnare questa società in un percorso di legalità». In prefettura «è già al lavoro un gruppo interforze per eventuali provvedimenti». L’obiettivo è «bonificare la società». Di Bari non esclude che si possa chiedere alla Federcalcio il rinvio di alcune gare per avere la possibilità di riorganizzare i servizi risultati contaminati dalla camorra.