il delitto cecchettin
Turetta e la lettera ai giudici: «Mi pento ogni giorno per quel che ho fatto a Giulia»
La lettera dell'assassino reo confesso dove ha anche annunciato di rinunciare all'appello e di accettare la pena dell'ergastolo inflitta dalla Corte d'assise

Filippo Turetta rinuncia a impugnare l’ergastolo inflittogli in primo grado per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Lo comunica in una lettera, vergata a mano su un foglio A4 e indirizzata alle autorità giudiziarie, nella quale afferma: «In questo momento ho maturato la convinzione e sento il bisogno, spinto dai forti sensi di colpa che provo, di assumermi la piena responsabilità per quello che ho fatto, di cui mi pento ogni giorno. Sinceramente, dal profondo del cuore, pensando a lei e a tutto questo, ho preso la scelta di rifiutare di affrontare i successivi gradi di giudizio e accettare la pena che ho ricevuto in primo grado».
La decisione giunge a un mese dall’avvio del giudizio d’appello, fissato per il 14 novembre nell’aula bunker di Mestre, a carico del 23enne di Torreglia (Padova) per l’uccisione dell’ex compagna l’11 novembre 2023 nella zona industriale di Fossò (Venezia): 75 coltellate, il successivo occultamento del corpo e il tentativo di fuga.
Per quell’omicidio Turetta era stato condannato alla pena massima, ma sulla sentenza pendevano due impugnazioni: quella della difesa, che sollecitava l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e la concessione delle attenuanti generiche, e quella della Procura, che chiedeva il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking.
Secondo l’accusa, tali circostanze erano desumibili dall’elevatissimo numero di fendenti e dal flusso di messaggi inviati alla vittima – circa 300 al giorno. La Corte d’Assise, invece, aveva ritenuto che la pluralità dei colpi non integrasse la «crudeltà», ricondotta piuttosto all’«inesperienza» dell’autore.
«Fin dall’inizio del mio percorso giudiziario – scrive Turetta, che in agosto è stato aggredito da un altro detenuto nel carcere di Verona Montorio – ho preso tutte le scelte possibili, affinché questo potesse portare più rapidamente possibile e in modo trasparente e sincero alla sentenza, qualsiasi essa fosse».
E aggiunge di essere «tristemente consapevole che comunque purtroppo in nessun modo essa (la sentenza, ndr) possa pienamente rimediare ed eliminare il profondo dolore e sofferenza che ho causato con le mie gravissime azioni a Giulia e a tutti i suoi familiari e parenti, impedendole di vivere una piena e meravigliosa esistenza».
Sul prosieguo del procedimento resta ora da verificare se sussista l’interesse della Procura a coltivare il proprio ricorso. Dal lato dell’imputato, la rinuncia potrebbe aprire uno spiraglio verso percorsi di giustizia riparativa, ipotesi discussa nelle ultime settimane ma respinta da Gino Cecchettin. Il padre di Giulia aveva ricordato che Turetta «deve partire dalla consapevolezza di quello che lui ha fatto, e la consapevolezza ti porta alle scuse, che non sono arrivate mai, e poi ad una richiesta di perdono eventuale, e neanche questa è arrivata».