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il delitto

Soncin fa scena muta davanti al giudice. Ricostruite le ultime ore di vita di Pamela: «Ha fatto il doppione delle chiavi, ho paura»

L'imprenditore che da un anno e mezzo era il compagno della modella e influencer non ha risposto alle domande del gip. Inferte almeno 24 coltellate

Fabio Russello

16 Ottobre 2025, 12:11

15:17

Soncin fa scena muta davanti al giudice. Ricostruite le ultime ore di vita di Pamela: «Ha fatto il doppione delle chiavi, ho paura»

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Gianluca Soncin, accusato dell’omicidio della fidanzata Pamela Genini, durante l’interrogatorio di questa mattina davanti al gip di Milano, Tommaso Perna. L’uomo, 52 anni, assistito dall’avvocato Simona Luceri, ha scelto la linea del silenzio, come aveva fatto subito dopo l’arresto in ospedale, dove era stato portato dopo aver inscenato un tentativo di suicidio.

CHI E' GIANLUCA SONCIN

Secondo la sua legale, Soncin «non è lucido» e «non ha ancora preso consapevolezza di quanto accaduto». È attesa entro oggi la decisione del gip sulla convalida del fermo e sull’eventuale applicazione di misure cautelari in carcere.

Pamela Genini, 29 anni, modella e imprenditrice di Bergamo, è stata uccisa con almeno 24 coltellate il 15 ottobre nel suo appartamento alla periferia di Milano. Quella sera aveva chiuso «definitivamente» la relazione con Soncin, più vecchio di 23 anni, originario di Biella e con precedenti penali per truffa e aggressioni.

CHI ERA PAMELA GIANINI, LA MODELLA UCCISA

Soncin aveva duplicato le chiavi dell’appartamento e, mentre Pamela era al cellulare con il suo ex fidanzato, confidandogli le sue paure, è entrato forzando la porta con la copia. Le sue ultime parole sono state ripetuti appelli di aiuto e un messaggio disperato: «Teso ho paura ha fatto doppione chiavi mie, è entrato, nn so che fare, chiama polizia». Quando la polizia è arrivata, Pamela era ferita e respirava con difficoltà.

La relazione iniziata a marzo 2024 si era fatta rapidamente tossica e violenta, con Soncin che aveva mostrato comportamenti possessivi e aggressivi: botte, minacce di morte, una pistola puntata contro Pamela, abusi fisici e psicologici. Lei era stata costretta a lasciare il lavoro e a trasferirsi. Soncin aveva già tentato di farle del male con un coccio di bottiglia e aveva precedenti tentativi di accoltellamento.

I vicini hanno raccontato di aver sentito le grida disperate di Pamela, invocare aiuto e supplicare Soncin di fermarsi. Testimoni hanno riferito di un crescendo di violenze e vessazioni, di urla sul balcone e di un quadro complessivo «agghiacciante» di stalking e abuso.

Pamela temeva di lasciare Soncin, consapevole del rischio per sé e la sua famiglia. Aveva confidato al suo ex fidanzato: «Se lo lascio mi uccide». Nel periodo precedente al femminicidio aveva evitato di condividere sui social i suoi spostamenti per paura di essere seguita. Poco prima della morte aveva trovato il coraggio di chiudere la relazione, pur sentendosi sola.

L’indagine, coordinata dalla pm Alessia Menegazzo e dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, ha raccolto diverse testimonianze che hanno permesso di ricostruire gli ultimi tragici momenti di Pamela e il quadro di violenza che li aveva preceduti.