I soldi, il lussuoso stile di vita, l'indole aggressiva: chi è Gianluca Soncin, il 52 enne accusato del femminicidio di Pamela
La giovane, inizialmente attratta da quell’uomo così "glamour", aveva iniziato a soffrire la relazione con il facoltoso imprenditore

Un imprenditore facoltoso, abituato a uno stile di vita scintillante e a frequentazioni di rilievo; un uomo che si faceva carico di tutte le esigenze della compagna, tra conti, viaggi e doni. Un’indole aggressiva, mai però sfociata in episodi di particolare gravità, e un vecchio episodio di stalking risalente a molti anni fa, concluso senza denunce né conseguenze. Nel passato anche alcuni precedenti tributari, di circa quindici anni fa, riconducibili alla sua attività nel commercio di automobili. Così gli investigatori delineano il profilo di Gianluca Soncin, 52 anni, accusato di aver ucciso a coltellate la fidanzata 29enne, Pamela Genini, nella serata di ieri a Milano.
Nato a Biella nel marzo 1973, Soncin si divideva tra Cervia e il capoluogo lombardo per motivi professionali. La relazione con Pamela durava da circa un anno e mezzo: lei si era trasferita a Cervia per stargli vicino.
Col tempo, però, il comportamento possessivo dell’uomo avrebbe alimentato tensioni: avrebbe tentato di isolarla, allontanandola da amicizie e legami, fino a costruire un rapporto di dipendenza economica e psicologica. La giovane, inizialmente attratta da quell’uomo così "glamour", aveva iniziato a soffrire quella condizione, cercando conforto in un ex fidanzato con cui era rimasta in ottimi rapporti e con il quale intratteneva lunghe conversazioni.
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La coppia viveva frequenti alti e bassi, soprattutto dopo che lei, per un periodo, era tornata a vivere con i genitori a Bergamo, circostanza in cui lui avrebbe minacciato di morte la ragazza e i familiari. La scelta di prendere in affitto un appartamento in via Iglesias, a Milano, era nata dalla volontà di allontanarsi, ma proprio in quella casa, ieri sera, la 29enne ha trovato la morte.
Dopo l’aggressione, Soncin ha tentato di togliersi la vita procurandosi dei tagli, senza riportare ferite gravi. Davanti al pubblico ministero ha mantenuto un atteggiamento freddo e distaccato: inizialmente ha dichiarato di non ricordare nulla, poi si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Le contestazioni a suo carico sono pesantissime: omicidio pluriaggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi, legame affettivo e atti persecutori. Ancora una volta, la favola del "principe azzurro" si è rivelata una tragica illusione.