MEDIA
Gedi, la cessione che ridisegna l’editoria italiana: dentro le carte, i protagonisti e le incognite
Trattativa in esclusiva tra Exor e il gruppo greco Antenna, giornali in sciopero e un’offerta italiana respinta: tutto quello che c’è da sapere, oltre i comunicati
Una redazione spenta, i computer in stand-by, le pagine vuote. È la scena, insolita e potente, di una testata che decide di fermarsi per farsi sentire. Nelle stesse ore, in un’altra stanza, si lavora alla vendita del gruppo che quella testata la possiede. È l’istantanea che racconta il momento in cui il futuro di La Repubblica e La Stampa — e con loro di Radio Deejay, Radio Capital e m2o — si gioca tra una trattativa in esclusiva e una protesta che chiede garanzie. Sullo sfondo, la mossa di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, e la controparte greca, Antenna Group, guidata dall’imprenditore e armatore Theodore (Theo) Kyriakou. Tra i due fuochi, un’offerta alternativa dell’imprenditore italiano Leonardo Maria Del Vecchio, da circa 140 milioni di euro, respinta nelle scorse settimane.
Che cosa c’è davvero sul tavolo
Secondo conferme ufficiali, Exor ha avviato una trattativa in esclusiva con il gruppo greco Antenna per la cessione del perimetro editoriale di Gedi (che comprende, tra gli altri, La Repubblica, La Stampa e tre emittenti radiofoniche nazionali). La notizia ha innescato una reazione politica e sindacale immediata, oltre allo sciopero dei giornalisti.
Fonti governative italiane hanno chiesto garanzie su occupazione e indipendenza editoriale, ricordando che l’operazione potrà essere vagliata anche alla luce del “golden power”, lo strumento che consente al governo di imporre condizioni su asset ritenuti strategici, specie in caso di controparti extra-UE o di influenze non europee nella catena proprietaria.
Nelle stesse giornate, il Comitato di redazione di La Stampa ha proclamato lo sciopero e La Repubblica ha deliberato un pacchetto di cinque giorni di sciopero, con primo stop tra 12 e 13 dicembre 2025: richieste chiare di tutela occupazionale e di autonomia editoriale.
L’offerta “patriottica” (respinta)
L’imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio — tramite Lmdv Capital — ha dichiarato pubblicamente di aver messo sul tavolo 140 milioni di euro per acquisire Gedi, sostenendo di essere stato pronto ad alzare la proposta. La proprietà avrebbe però scelto “un’altra strada”, ossia proseguire con Antenna. È la stessa Lmdv a spiegare che l’offerta è arrivata allo scadere del periodo di esclusiva e quindi non accolta. Un passaggio che alimenta il dibattito sul perché un’offerta italiana, di pari entità o migliorabile, non sia stata preferita.
Chi è Theodore Kyriakou e che cos’è Antenna
Dietro la sigla Antenna Group c’è la famiglia Kyriakou, con radici nell’armamento marittimo da quattro generazioni e una lunga storia nei media greci. Theodore M. Kyriakou, laureato alla Georgetown University, è il Chairman del gruppo ed è stato investitore della banca d’affari The Raine Group, oltre che early investor in Facebook, Twitter/X e Spotify. Il gruppo, nato nel 1988, è oggi un conglomerato media e intrattenimento con attività in Europa, Nord America e Australia, 37 canali tv, due servizi streaming e investimenti in società di produzione internazionale (tra cui Imagine Entertainment).
Un tassello cruciale, per capire le sensibilità politiche italiane, è l’assetto azionario del ramo greco di Antenna: nel 2022, il gruppo MBC (colosso mediorientale dell’intrattenimento) ha investito circa 225 milioni di euro per una quota del 30% in Antenna Greece B.V.. Dal 22 settembre 2025, il Public Investment Fund (PIF, fondo sovrano dell’Arabia Saudita) è divenuto azionista di controllo di MBC con una quota del 54%. Pur trattandosi di partecipazioni indirette, questa catena di controllo alimenta il tema — già segnalato nelle sedi politiche — delle possibili influenze extra-UE su asset strategici italiani, e dunque del perimetro di applicazione del golden power.
Gedi, i conti e la cessione
I conti di Gedi News Network (il perimetro che include le due ammiraglie Repubblica e Stampa) hanno chiuso il 2024 con ricavi a circa 224 milioni di euro e perdita di 15 milioni (in forte miglioramento sul rosso 2023 da 95 milioni), anche a seguito della cessione di testate locali che ha alleggerito il perimetro. Tirature, ricavi pubblicitari e ricavi da vendite restano in calo strutturale: il dossier rende così più attraente, per il venditore, una cessione se le condizioni economiche e regolatorie lo permettono.

Cosa vuole comprare Antenna e perché la Stampa fa paura
Secondo quanto trapelato, l’interesse di Antenna si concentrerebbe sugli asset più redditizi o strategici in chiave digitale: La Repubblica, le radio nazionali (in primis Radio Deejay, con Radio Capital e m2o) e le attività digitali correlate. Intorno a La Stampa ruotano invece maggiori incertezze: nelle ricostruzioni giornalistiche si parla di un interesse minore o di un possibile percorso separato per lo storico quotidiano torinese. È un nodo delicato, perché tocca la storia del gruppo e il legame con Torino e la famiglia Agnelli. Proprio il timore di un disegno industriale poco chiaro su La Stampa è tra gli inneschi della protesta in redazione.
Scioperi e politica
Nel giro di 48 ore si è passati dalla conferma delle trattative alla mobilitazione: La Stampa non è andata in edicola, Repubblica non sarà in edicola domani per l'astensione dal lavoro dei giornalisti di oggi e ha pianificato un ciclo di scioperi e il governo, con il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini, ha convocato azienda e comitati di redazione per chiarimenti urgenti. Dai banchi dell’opposizione, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e altri esponenti hanno invocato la tutela del pluralismo e dell’indipendenza. Il tema riguarda anche l’eventuale intervento (o non intervento) dell’esecutivo in virtù del golden power: al momento, non emergono segnali di un veto preventivo, ma l’attenzione istituzionale è massima.
Perché il “golden power” è rilevante
Il golden power non è uno scudo occupazionale, ma un set di poteri speciali con cui lo Stato può imporre condizioni o, in casi estremi, bloccare operazioni che impattano su asset strategici. Nell’editoria, la strategia del legislatore è orientata alla trasparenza delle catene proprietarie e alla valutazione delle interferenze non europee. La circostanza che Antenna abbia tra i soci del ramo greco un partner, MBC, oggi controllato da PIF (fondo sovrano saudita), rende il perimetro giuridico-politico più sensibile, pur in presenza di una controparte europea (la Grecia) al tavolo principale. Nei resoconti internazionali si sottolinea come il governo abbia chiesto trasparenza sui termini dell’accordo e garanzie su indipendenza e posti di lavoro.
Le poste in gioco per i lettori e per il mercato
Occupazione e professionalità: le redazioni chiedono impegni scritti sul mantenimento dei livelli occupazionali, sui diritti contrattuali e sulla libertà di critica. In un settore dove l’equilibrio tra sostenibilità e qualità è sempre più fragile, il capitale umano è un asset non sostituibile.
Indipendenza editoriale: il nodo non è solo “chi paga”, ma “come paga” e “a quali condizioni”. Il presidio di procedure editoriali e statuti che separino la proprietà dalla linea è la misura più concreta per evitare derive.
Strategia industriale: per reggere nel medio periodo, servono investimenti su digitale, audio, video e piattaforme. Antenna è un operatore integrato con esperienza in contenuti e broadcasting; sul mercato italiano, la sfida sarà la localizzazione del prodotto, la gestione della brand equity di testate identitarie e l’eventuale integrazione con il sistema radio (oggi uno dei motori economici del gruppo).
Pluralismo: il passaggio di proprietà di due tra i principali quotidiani nazionali a un operatore estero — pur europeo — accende i riflettori sul pluralismo. Non è un tema ideologico: riguarda la concorrenza, la diversità delle fonti e la resilienza del sistema informativo a pressioni economiche e geopolitiche.
Quanto vale Gedi oggi
Il confronto tra numeri e aspettative è serrato. Le indiscrezioni di mercato segnalano un range di valutazione tra 120 e 140 milioni di euro, in linea — almeno per grandezze — con l’offerta Del Vecchio. Ma valutare asset editoriali significa pesare marchi, audience, radio (con Radio Deejay come asset trainante) e potenziale digitale. Su questo terreno, la due diligence di Antenna si concentrerebbe sulle aree ad alto margine e con più sinergie con il portafoglio del gruppo greco. I conti 2024 del perimetro quotidiani (224 milioni di ricavi, -15 milioni di risultato) offrono una base oggettiva, ma il nodo del perimetro esatto (quali asset entrano/escano) resta essenziale per qualsiasi moltiplicatore.
Le tempistiche possibili
Nei resoconti internazionali si ipotizza che il negoziato possa protrarsi nei prossimi mesi, con la possibilità di definire un’intesa e un closing nel corso del 2026, previa verifica regolatoria e antitrust. Nel frattempo, il calendario politico e sindacale in Italia non resterà fermo: gli incontri presso la Presidenza del Consiglio e le assemblee redazionali definiranno il quadro degli impegni richiesti all’acquirente in materia di occupazione, investimenti e governance editoriale.
Che cosa chiedono le redazioni
Le richieste dei giornalisti si possono riassumere in alcune clausole-chiave, tutte realistiche e conformi alle prassi europee in caso di passaggi di proprietà.
Garanzie occupazionali per un orizzonte pluriennale (almeno 36-48 mesi), con impegni su organici, sedi e livelli retributivi.
Statuti editoriali vincolanti, con Comitati di Garanzia e procedure chiare in caso di controversie tra direzione e proprietà.
Investimenti minimi su digitale, audio e video, con obiettivi misurabili di crescita e reporting periodico.
Trasparenza su catena proprietaria e conflitti d’interesse (anche potenziali) lungo la filiera di produzione e distribuzione dei contenuti.
Continuità delle testate storiche come La Stampa, cui si chiede un progetto industriale esplicito: preservare il brand senza relegarlo in una posizione accessoria rispetto a Repubblica o alle radio.
Cosa significa per lettori, inserzionisti e mercato pubblicitario
Per i lettori, il rischio (e l’opportunità) sta nella qualità: una proprietà straniera può portare capitale e competenze, ma deve rispettare la cultura delle testate. Per gli inserzionisti, un gruppo integrato con radio forti e prodotti digital-first può offrire una filiera più efficiente, se l’audience regge e se le sinergie non sacrificano l’identità editoriale. Per il mercato, persino un’operazione “difensiva” può accelerare la ristrutturazione del settore, a patto di non scambiare tagli per strategia.
Il punto su Antenna
L’identikit di Antenna Group parla di un operatore privato con lunga esperienza in broadcasting e contenuti: 37 canali tv tra free e pay, operazioni in CEE (dove ha acquisito, tra l’altro, il portafoglio di canali regionali ex Sony Pictures Television), due piattaforme OTT, e investimenti in cinema e musica. Nel 2022 ha rilevato la catena Village Cinemas in Grecia; nello stesso anno ha siglato l’intesa con MBC per il 30% del ramo greco, con investimenti destinati a studi e infrastrutture audiovisive in Grecia. Un profilo da media company europea con relazioni globali, abituata ad acquisire, ristrutturare e rivendere asset, come prova la storia dei canali in Serbia, Slovenia e Romania.

Se l’operazione si chiuderà, l’Italia vedrà nascere un nuovo polo editoriale a controllo estero (europeo), con ramificazioni globali. Non è, di per sé, un bene o un male. Dipenderà da tre variabili: la serietà degli impegni su indipendenza e occupazione, la credibilità del progetto industriale e la capacità di rispettare la storia editoriale di Repubblica e Stampa senza trasformarla in un marchio “accessorio” di una strategia radio-digitale.
Per ora, restano due certezze: la trattativa tra Exor e Antenna è in corso con un presunto pre-accordo sul tavolo; i giornalisti hanno incrociato le braccia per chiedere garanzie. Tra i due fatti, lo spazio per la politica, i lettori e il mercato per pretendere — questa volta — un’operazione chiara, trasparente, verificabile.