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La biografia

Tuccio Musumeci, l’eterno: un libro racconta la sua vita

Nel volume di Valerio Musumeci - che si presenta domani alle 18,30 al teatro “Brancati” di Catania - ricordi, interviste, recensioni raccontano il mattatore dagli esordi ai trionfi in teatro, cinema e tv

Ombretta Grasso

23 Ottobre 2025, 16:19

16:23

Tuccio Musumeci, l’eterno: un libro racconta la sua vita

Tuccio Musumeci e il giornalista Valerio Musumeci

Comico per Camilleri, drammatico per Pippo Fava, monaco complice di Turi Ferro per Sciascia, poeta per Micio Tempio di Arriva, Re di Francia e industriale del fico d’India. Quando entra in scena viene giù il teatro. Basta una sua smorfia, un’occhiataccia, una scrollata di spalle, per cominciare a ridere. Tuccio Musumeci è comico per natura, per temperamento, per capacità di ridere del mondo, con una pennellata d’amarezza. Istinto e talento. Tuccio come Totò, di cui si divertiva fin da ragazzino a copiare le movenze da burattino.

Tuccio, l’eterno. Proprio come si intitola il libro di Valerio Musumeci — che si presenta domani alle 18.30 al Teatro Brancati di Catania — “Tuccio, l’eterno. Il romanzo della vita di Tuccio Musumeci”, Bonfirraro editore, con la prefazione di Michele Guardì.

Un viaggio che racconta la storia di uno straordinario e amatissimo attore, 91 anni, mescolando ricordi, recensioni, interviste, articoli, testimonianze, fotografie. Una vita attraverso quasi un secolo, un pezzo della nostra storia collettiva.

Valerio Musumeci (nessuna parentela, solo un’omonimia), giornalista e autore, ha dedicato anni a questo progetto, nato da lunghe conversazioni con Tuccio e mesi e mesi di certosine ricerche d’archivio. «Sono un appassionato di teatro e alcuni anni fa ho conosciuto Matteo Musumeci, il figlio del mattatore — racconta — pian piano è nata l’idea di un libro che raccontasse la vita e la carriera di Musumeci in modo più organico. Tuccio è prodigo di aneddoti, ma mancava un libro che raccogliesse tutta la sua vita in un disegno biografico complessivo».

Il primo incontro nel lontano 2018, «mi ha colpito subito la sua empatia», ma l’idea del libro è nata nel 2023. «Quello che ho cercato di mettere in risalto - racconta Valerio Musumeci - è che la sua ironia è un tratto caratteriale: Tuccio guarda la realtà con grande attenzione, anche con rigore, e usa la leva dell’umorismo per interpretarla, per decifrala, anche nei suoi aspetti più difficili. Con il suo umorismo pirandelliano ha la capacità di fare una riflessione profonda sulla realtà».

Nel libro Musumeci rievoca le grandi tournée internazionali dello Stabile. «Tantissimi gli aneddoti. In camerino a New York andò a salutarlo un siciliano trapiantato negli Usa che aveva fatto 1200 chilometri per vederlo».

Lo spettacolo è “Pipino il breve” che continua dopo mezzo secolo a portare in scena. «Fa un sold out dietro l’altro, uno spettacolo che non è soltanto l’emblema più alto del folclore siciliano, ma è anche un canto contro la guerra. L’apoteosi della chiave grottesca di un attore c brillante che sa dare anche note malinconiche, amare».

Gli esordi con Baudo, gli inizi allo Stabile, la televisione, i film, come “Lo voglio maschio” di Ugo Saitta, i grandi rifiuti a Fellini, che lo chiamò per “La voce della luna”, e ad Annaud che lo voleva ne “Il nome della rosa” con Sean Connery. Trionfi e momenti drammatici. E con la sua vita scorre un secolo, dal Fascismo al boom ai giorni nostri.

«C’è il racconto della guerra durante la sua giovinezza. C’è la stagione di mafia. Nel ‘67 aveva debuttato a in un ruolo importante per la sua carriera, “Cronaca di un uomo” di Pippo Fava. Quando Fava venne ucciso era in scena con “Pensaci Giacomino!”. Tuccio racconta che Orazio Torrisi diede la notizia. Chiesero alla compagnia di non interrompere la recita perché se il pubblico fosse uscito sarebbe stato il caos».

Nel libro di ben 400 pagine ci sono anche dieci interviste a personaggi che hanno incrociato la vita di Tuccio, a partire da Pippo Baudo, «forse l’ultima intervista che ha rilasciato prima che le sue condizioni fisiche peggiorassero», sottolinea Valerio Musumeci, e ancora Leo Gullotta, Salvo Ficarra, Claudio Fava, Fioretta Mari, Anna Malvica, che è stata la storca Belisenda, Giuseppe Dipasquale, Miko Magistro, Gaetano Savatteri, autore di “Makari” che ha riportato Tuccio in tv, Alfredo Lo Piero. «Tutti hanno parlato di talento naturale e tutti hanno citato Totò come figura di riferimento».

Non a caso tra i tanti ricordi, l’attore ha incorniciato nel suo studio un ritaglio de “La Sicilia” del 1967 firmato da Annamaria Vagliasindi. «Nell’articolo - anticipa l’autore - si racconta della messa in scena dell’Inda di Siracusa dei “Menecmi” a Pompei. Tra il pubblico c’era Totò che aveva avuto parole di elogio per Musumeci. Totò è il suo ispiratore fin da bambino. Lui copiava le sue movenze. Verso la fine dell’articolo, la giornalista scrive: “Questo giovane, dalla comicità così misteriosa, non ha bisogno di darsi delle arie perché sa che sarà lo stesso anche a cent’anni”. Ed è proprio così: basti pensare a Pipino e alla naturalezza con cui padroneggia il ruolo ancora oggi». Appunto: Tuccio, l’eterno.