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L'interrogatorio

"Ho trovato il fucile in un cassonetto, ho sparato per errore": la difesa del ragazzo arrestato a Palermo

Giuseppe Calì, 21 anni, arrestato per lo sparo che ha ferito Valentina Peonio: dice di avere trovato il fucile «in un cassonetto», ma telecamere, testimonianze e il ritrovamento interrato dell'arma ottocentesca mettono in dubbio la sua versione; indagini e accuse in corso.

Luigi Ansaloni

23 Dicembre 2025, 16:39

16:59

Sparatoria a piazza Nascè

Giuseppe Calì, il ragazzo arrestato a piazza Nascè

Agli investigatori ha raccontato di aver trovato il fucile "in un cassonetto", sabato sera. Giuseppe Calì, 21 anni, è il giovane arrestato con l’accusa di aver esploso il colpo che ha ferito Valentina Peonio nella notte tra sabato e domenica in piazza Nascè, a Palermo.

Secondo gli investigatori della Squadra mobile, guidati da Antonio Sfameni e coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, sarebbe stato lui a fare fuoco con un fucile da caccia caricato a pallini. Il ventunenne non ha saputo spiegare perché fosse armato. È stato condotto in carcere per detenzione di arma clandestina ed è indagato anche per lesioni personali, omissione di soccorso e spari in luogo pubblico. Le indagini sono in corso.

A suo carico vi sarebbero le immagini delle telecamere e le testimonianze della vittima e di un’amica. «Quel fucile l’ho trovato sabato sera dentro un cassonetto, vicino piazza Nascè», si è difeso Calì, che vive a Borgo Nuovo e lavora come pasticcere.

L’arma, risalente all’Ottocento, è ora all’esame dei tecnici della polizia scientifica. «L’ho trovato casualmente», ha ribadito. Una ricostruzione che non convince affatto gli investigatori e i magistrati.

È stato lo stesso giovane a indicare dove recuperare il fucile, nascosto e interrato in un terreno non lontano dalla sua abitazione, a Borgo Nuovo. Alcuni testimoni lo avrebbero visto con l’arma in mano, appena prelevata dal bagagliaio dell’auto. «Stavo aspettando mia cugina che aveva trascorso la serata in un locale della zona, ero passato a prenderla», ha spiegato.

Un altro testimone ha fotografato la vettura in fuga: uno scatto rivelatosi decisivo per l’attività della polizia. Un residente, intanto, ha chiamato il 112, allertando immediatamente forze dell’ordine e soccorsi. Poco dopo è giunta anche la segnalazione di due pedoni investiti da un’auto: gli agenti hanno accertato che l’episodio non è collegato alla fuga di Calì.

La latitanza del giovane è durata fino a lunedì mattina, quando i poliziotti della Mobile hanno bussato alla sua porta. Il ventunenne è crollato e ha confessato, indicando il nascondiglio del fucile. «Si è trattato di un incidente», ha ripetuto nell’interrogatorio del pomeriggio, davanti ai pubblici ministeri Sara Morri e Felice De Benedittis.

Le scuse presentate subito dopo lo sparo gli hanno evitato la contestazione di tentato omicidio; resta quella per lesioni. «Sono stati momenti di grande paura», ha raccontato un altro testimone, che dice di aver visto Calì fare fuoco.

Parole che riportano alla mente i drammatici fatti di aprile a Monreale, quando rimasero uccisi Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli. Gli inquirenti proseguono gli accertamenti sulla vita del giovane, che risulta avere un solo precedente penale per rapina.