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Il caso

La rapina in stile narcos e il film del terrore: «In ginocchio con la pistola puntata, pensavamo di non uscirne vivi»

Il colpo di lunedì notte all'Eurospin di Catania. I malviventi erano convinti che i due dipendenti, presi in ostaggio, avessero le chiavi della cassaforte. Indagini serrate dei carabinieri: banditi con le ore contate.

Laura Distefano, Leandro Perrotta

18 Dicembre 2025, 06:53

10:23

La rapina in stile narcos e il film del terrore: «In ginocchio con la pistola puntata, pensavamo di non uscirne vivi»

Uno fumava la sigaretta. L’altro stava prendendo il caffè. Una mattina come tante altre. Lunedì scorso i due dipendenti dell’Eurospin di via Sabato Martelli Castaldi stavano attendendo l’arrivo del camion per scaricare. Mancava una manciata di minuti alle cinque. A un certo punto hanno visto avanzare quattro persone, vestite di scuro e con la faccia totalmente travisata. Per un istante hanno pensato che fossero colleghi, magari coperti per il freddo, ma poi hanno tirato fuori la pistola ed è calato il gelo. Il gelo del terrore.

I banditi erano convinti che i due impiegati fossero in possesso delle chiavi della cassaforte. Li hanno anche strattonati come fossero pupazzi di pezza. Uno dei malviventi, con la voce dal chiaro accento catanese e il tono da ragazzino, puzzava di alcol. «Uno di loro mi ha fatto più paura degli altri. Era particolarmente agitato, ho pensato fosse fatto di qualche sostanza o, comunque, ubriaco: quando mi ha legato ho sentito odore di alcol». I due lavoratori sono stati legati mani e piedi con delle fascette di plastica. Gli hanno coperto il volto con uno scaldacollo. Arma in pugno hanno detto ai due di inginocchiarsi. «Mi puntava la pistola alla nuca, mi chiedeva agitato le chiavi della cassaforte. Ma noi siamo solo magazzinieri. Poteva succedere di tutto». I due uomini a quel punto hanno pensato che fosse finita. «Ho avuto paura che sparassero». «Ho pensato di non uscirne vivo. Ero pietrificato». I due hanno cominciato a tremare.

I quattro malviventi, che hanno agito come i più pericolosi narcotrafficanti sudamericani, hanno insistito: «Dateci le chiavi della cassaforte». Percosse, colpi con il calcio della pistola in testa. I rapinatori li hanno perquisiti, hanno preso i soldi dai loro portafogli. «Mi hanno tolto 155 euro, quello che avevo addosso». Quando è scattata la porta di emergenza ed è suonato allarme i rapinatori sono entrati nel panico. «Mi hanno puntato la pistola e mi hanno portato a spegnere l’allarme. Tutto il tragitto, sempre con la pistola alla nuca». Da fuori si è sentito arrivare il tir. «Ci hanno detto che dovevamo dire al camionista di aspettare. Di prendere tempo».

Il rumore del flex per tentare di aprire il caveau è durato pochi minuti. Alla fine i due dipendenti hanno sentito una voce. Salvezza. «Era il camionista che ha deciso di entrare perché nessuno andava per scaricare. È stato lui a liberarci». Il resto è cronaca nera. Nerissima. Un film del terrore durato quasi 30 minuti. «Il tutto sarà durato una mezz'oretta, col terrore di non sapere cosa potesse succedere: li ho sentiti esaltati, ho pensato che potessero farci del male o spararci un colpo in qualunque momento. Tenevamo sempre lo sguardo rivolto a terra. E ho visto le scarpe, da giorni penso sempre a quelle scarpe nere».

I carabinieri della Compagnia di Fontanarossa hanno acquisito le immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza. L’indagine sta procedendo a ritmi serratissimi: i vili criminali hanno le ore contate.

I due dipendenti hanno avuto 15 giorni di prognosi dai medici del pronto soccorso. Ma dall’azienda sarebbe calato un silenzio assordante. Le segretarie generali di UilTucs Sicilia e Uil Catania Ida Saja ed Enza Meli esprimono «solidarietà» alle vittime e denunciano «l'assenza di risposte da parte di Eurospin». Un pessimo segnale di indifferenza. Chiediamo immediate misure di protezione e un confronto urgente con l’azienda. La sicurezza sul lavoro è un diritto, non un'opzione. La Uiltucs Sicilia e la Uil Sicilia guidata da Luisella Lionti fanno sapere di esigere la «revisione delle modalità di apertura dei punti vendita», il rafforzamento dei sistemi di sicurezza e il sostegno psicologico per le vittime.

Lo stipendio ai due lavoratori serve. Non possono perdere nemmeno un centesimo. Già questi giorni di stop gli costerà un taglio nella busta paga. «Abbiamo ancora paura, ma c'è l’urgenza di tornare al lavoro».