il caso
Gestore unico dell’acqua a Siracusa, via libera alla convenzione ma restano tanti dubbi
A un anno dall’aggiudicazione della gara e a cinque mesi dalla costituzione della società mista, la gestione del servizio idrico rimane in una fase transitoria
Il fatto che domani arrivi finalmente la stipula della convenzione tra Ati e Aretusacque, che darà l’operatività al futuro gestore unico del servizio idrico verso l’affidamento, non mitiga i dubbi che stanno accompagnando questo lungo percorso verso una nuova stagione del servizio.
Intanto i ritardi, che hanno costretto il Comune a concedere l’ennesima proroga al gestore “ponte” che è Siam, il cui prolungamento scadeva a metà dicembre. Nessuno, nemmeno chi aveva redatto la gara-ponte nel 2021, poteva immaginare tanta necessità di proroghe. Infatti non l’aveva immaginata: gli uffici comunali avevano impostato un contratto per due anni (importo 34.392.909), con l’opzione di un terzo nella “impensabile” ipotesi che ancora alla fine del 2024 non si fosse arrivati a un gestore unico per l’intero ambito, come prevede la legge. E invece sono state necessarie due proroghe da allora, e adesso una terza. Formalmente di sei mesi, anche se la stessa Siam ha comunicato di “accettare la possibilità di interrompere anticipatamente il servizio rispetto al termine del 14 giugno 2026”, come recita la determina. Ma una interruzione che, sempre secondo la richiesta di Siam sottoscritta dal Comune, non può avvenire prima di 60 giorni, e con un preavviso di 45. In pratica, anche se Aretusacque, a partire da domani, facesse in fretta con la presa in carico degli impianti e tutto quello che serve, non si potrebbe insediare prima di marzo-aprile. Ma tutto lascia pensare che questa proroga scorrerà per intero fino a giugno.
Eppure è passato un anno dall’aggiudicazione della gara per l’individuazione del socio privato di Aretusacque, che ha incoronato Acea-Cogen. E sono passati altri cinque mesi da quando la società mista si è costituita. Tanto che a guardare il testo della determina che fissa, nel Comune capoluogo, la proroga a Siam è sembrato di trovare la spiegazione (clamorosa) ai ritardi: il documento riporta che l’Ati “ha avviato la procedura per l’affidamento della redazione del Piano d’ambito che, tuttavia, non si è ancora concluso” e parla di “definizione e aggiornamento” dello stesso Piano. Roba da fare sobbalzare chi l’ha letto, perché una modifica del Piano d’ambito, che è lo strumento di pianificazione degli obiettivi del servizio, a gara affidata e società costituita, sarebbe roba abnorme.
E infatti non può che trattarsi di un refuso: “Il Piano d’ambito è quello di gara, ed è cristallizzato, non ci può essere nessuna modifica: su quello possiamo dare le nostre garanzie”, è la voce dei funzionari Ati. Dai quali arriva la conferma che domani sarà firmata la convenzione: dopo partirà la procedura per prendere in carico il servizio. Ma le perplessità sul futuro servizio (valore 1,2 miliardi per trent’anni) non finiscono qui e le esprime bene l’ex sindaco Giancarlo Garozzo: «Tutto quello che ha portato all’aggiudicazione della gara d’appalto per il gestore unico – dice - mi sembra non sia stato seguito nella maniera adeguata dalla politica che aveva la responsabilità di farlo. Ovviamente un sindaco di un piccolo Comune non ha la stessa responsabilità del sindaco di un Comune capoluogo, che è anche presidente dell’Ati – aggiunge -. Il fatto di essersi fatti commissariare da tutti gli adempimenti è indicativo. Di fatto hanno generato un affidamento finale che mette in condizione la parte privata della società mista Aretusacque, di fare quello che vuole senza sentire la parte pubblica, nonostante ci sia un consiglio di Sorveglianza. Su attività importanti come quella del ricorso per la gara del depuratore di Augusta, la parte pubblica non sapeva niente: questo è certamente un cattivo preludio. E, venendo dall’esperienza di Sai8, questa negligenza della politica la nostra provincia non se la poteva permettere».