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Le indagini

Depositata la perizia del dna delle unghie di Chiara Poggi, i sei punti contro Sempio e il probabile movente

Depositata la relazione dei periti: Dna sotto le unghie e impronta "33" puntano su Sempio; ticket, telefonate e presunta corruzione riaprono il caso Poggi

Luigi Ansaloni

03 Dicembre 2025, 19:44

19:45

Andrea Sempio

Andrea Sempio

I periti nominati dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito dell’incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi — per il quale è indagato Andrea Sempio — hanno depositato la loro relazione. Il documento raccoglie gli esiti degli accertamenti svolti nei mesi scorsi, inclusa la verifica ritenuta centrale sul materiale genetico repertato sotto le unghie della 26enne uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il deposito è stato notificato anche alle parti.


Secondo il Corriere della Sera, a parte la questione delle unghie, ci sonno altri cinque indizi contro Sempio. Il tagliando del parcheggio di Vigevano consegnato nel 2008 ai carabinieri da Sempio, secondo la Procura e l’Arma, non sarebbe riconducibile al 37enne, che quella mattina non avrebbe messo piede nella cittadina ducale. L’indagato, nelle interviste, ha sempre ribadito di aver detto la verità, versione confermata a verbale anche dai familiari. Quel ticket ebbe un suo peso nell’archiviazione del 2017 (oggi sotto esame dei pm di Brescia), ma per i difensori di Sempio non costituisce “un alibi”. Lo stesso Sempio, nelle scorse settimane, ha espresso rammarico per i mancati riscontri del 2008 da parte dei carabinieri di Vigevano: “Le telecamere avrebbero potuto dimostrare che ero lì”.


Resta un nodo dell’inchiesta la serie di telefonate che Sempio fece all’abitazione dei Poggi nei giorni precedenti al delitto. A verbale (tra il 2007 e il 2008) disse di aver chiamato per sapere “se l’amico Marco fosse in casa”, dimenticando che in quei giorni si trovava in montagna; negli altri casi avrebbe sbagliato numero confondendo il fisso con il cellulare. Di quelle chiamate esiste traccia soltanto nei tabulati della famiglia Poggi; all’epoca non furono acquisiti quelli di Sempio. Una versione ribadita anche nell’interrogatorio del 2017.


È uno dei pochi elementi emersi apertamente in questi mesi di indagini. L’“impronta 33” sul muro della scala che conduce al seminterrato, inizialmente considerata “non utile per un confronto”, è stata rivalutata dalla Procura di Pavia alla luce di una consulenza del Ris: per gli investigatori è utilizzabile e presenta 15 “minuzie” sovrapponibili a quelle di Sempio. Su questo fronte si è già consumato uno scontro tra consulenze. Per la difesa, con gli esperti Luciano Garofano (che ha poi rinunciato all’incarico) e Luigi Bisogno, quel segno rimane non attribuibile e le presunte minuzie sarebbero semplici “segni nell’intonaco”.


Coperto dal segreto istruttorio, il movente resta al centro del lavoro degli inquirenti, che ritengono di aver individuato un possibile legame tra la vittima e il presunto autore. Sempio ha sempre sostenuto che con Chiara non ci fosse frequentazione, ma soltanto saluti di circostanza; l’assenza di un “link” tra i due è da sempre uno dei pilastri della linea difensiva.


Le due indagini in corso sono autonome e affidate a Procure diverse; i fascicoli potrebbero avere esiti distinti. Qualora venisse provata un’azione corruttiva finalizzata a chiudere rapidamente l’indagine del 2017 — ipotesi per cui risultano indagati il padre di Andrea, Giuseppe Sempio, e l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti — il quadro potrebbe aggravarsi per il 37enne. Sempio e i familiari, ascoltati dai magistrati bresciani, sostengono che le somme di denaro siano state richieste “dai tre legali dell’epoca” (Soldani, Grassi e Lovati) per spese di difesa, con pagamento preteso esclusivamente in contanti. Venditti ha respinto ogni ipotesi di corruzione, definendo l’indagine “basata sul nulla” e ribadendo “la massima fiducia nei suoi uomini della squadra di polizia giudiziaria di Pavia”.