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La sentenza

Sparò contro due ladri, condannato per omicidio: ecco cosa scrivono i giudici

L'imputato trasportò i due cadaveri con una carriola, li buttò in un fondo agricolo e li coprì con dei rifiuti

Laura Distefano

29 Novembre 2025, 19:13

23:24

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Era la notte fra il 21 e il 22 giugno 2022 in un casolare con un limoneto a Pennisi, frazione della cittadina di Acireale, nel Catanese, quando due ladri fecero irruzione. L’agricoltore Giuseppe Battiato sparò contro i due con una semiautomatica marca Browning calibro 7,65. Vito Cunsolo e Virgilio Terranova Cunsolo morirono per le ferite riportate: il secondo fu colpito al torace, il secondo al capo e alla zona inguinale a distanza ravvicinata. L’anziano trasportò i due cadaveri in un campo coprendoli con dei rifiuti, cataste di legna, paglia e teloni di plastica. Ai carabinieri, che indagarono sul duplice delitto, raccontò che dopo averli ammazzati decise di spostarli perché sentiva il forte odore di sangue. E poi decise di ripulire il casolare con acqua calda e solvente. La pistola invece la avvolse in un panno e la seppellì assieme al cellulare di una delle vittime. Furono i parenti dei due cugini ammazzati a lanciare l'allarme. Non vedendoli tornare si precipitarono a Pennisi, davanti ai cancelli della proprietà dell'agricoltore. Che poi fu arrestato

 

Due anni fa Battiato (ai domiciliari) è stato condannato a 10 anni per omicidio, ma solo per quello nei confronti di Vito Cunsolo. È stato, invece, assolto per l’uccisione di Terranova Cunsolo. Sentenza che è stata confermata anche dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania. I familiari si sono costituiti parte civile nei due procedimenti con gli avvocati Marcella Currenti, Rosario Lomonaco, Dario Giuseppe Polizza Favaloro, Giovanni Costa, Giuseppe Testaj.

 

Da qualche giorno sono state depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado. «In definitiva la valutazione unitaria ed esauriente del quadro probatorio puntualmente indicate nella sentenza correttamente conduceva la Corte di prime cure al giudizio di responsabilità dell’imputato dei reati indicati (omicidio di Vito Cunsolo e occultamento dei due cadaveri) giudizio che in questa sede non può che essere confermato», scrivono i giudici di secondo grado. Il difensore di Battiato fra i motivi d'appello aveva richiesto di fare una perizia sul grado di oscurità della scena del crimine. Ma per la Corte d'Assise d'Appello, Battiato (logicamente) sentendo i rumori quella notte avrebbe acceso la luce. E, poi, se davvero fosse stato buio non avrebbe riconosciuto i due ladri che già avevano provato a derubarlo qualche giorno prima. In casa avrebbe tenuto, oltre che cianfrusaglie di ogni tipo, anche 80.000 euro. «Per quanto Battiato fosse abile a sparare e per quanto riuscisse a destreggiarsi all’interno dell’abitazione, è evidente che, se i colpi andavano tutti a segno - e se non ve ne era neanche uno sparato a vuoto, nè vi erano stati spari all’impazzata o a casaccio - è perché l’agente aveva preso di mira e, dunque, aveva “visto” perfettamente dove indirizzare i colpi, e non era certo andato a tentoni. In particolare, egli raggiungeva con precisione ciascun bersaglio nelle parti vitali, poiché attingeva, al primo colpo, il torace di Cunsolo Terranova e, con gli ulteriori due spari, il capo (ed anzi la fronte) e la regione inguinale di Vito Cunsolo, il tutto - si badi - ad onta dei cumuli di rifiuti che intralciavano il cammino». Questa la determinazione dei giudici di secondo grado