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La sentenza

«Non ci fu alcuna corruzione»: confermata assoluzione per un dipendente comunale

Il processo d'appello è frutto di un troncone dell'inchiesta Gorgoni, che scoperchiò un patto fra mafia, imprenditoria ed enti locali. Il filone riguardò Aci Catena

Laura Distefano

29 Novembre 2025, 17:18

22:07

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Confermata l'assoluzione per corruzione e sentenza di non doversi procedere per il reato di violenza privata per intervenuta remissione della querela da parte della vittima. Così si chiude il processo d'appello nei confronti di Giuseppe Castro, che nel 2019 fu posto agli arresti domiciliari. Nel corso dell'indagine Gorgoni - quella che ha portato allo scioglimento diversi anni fa del comune di Trecastagni (nel Catanese) per connivenza tra mafia, imprenditori dei rifiuti ed enti locali - era emersa l'esistenza di un rapporto di fiducia consolidato fra Vincenzo Guglielmino (volto economico dei Cappello-Carateddi, ormai deceduto) e Castro, che all'epoca delle contestazioni (dieci anni fa, circa) era dipendente comunale di Aci Catena. Il gup, in sede di udienza preliminare, ha assolto Castro dal reato di corruzione ritenendo non vi fossero prove di un patto corruttivo: «Sebbene sia stato dimostrato che l'uomo aveva svolto attività lavorativa all'interno della società di raccolta di rifiuti di Guglielmino (che aveva vinto l'appalto ad Aci Catena) e che ciò ha costituito violazione di un dovere di ogni pubblico dipendente, le sue funzioni all'interno della ditta risulterebbero slegate dalla sua attività di dipendente comunale né in generale è stato provato che egli abbia sfruttato la sua posizione per arrecare vantaggi al privato». Nessuna corruzione, quindi, per il gup che però aveva condannato l'imputato a 10 mesi per il reato di violenza privata. Ma nel frattempo è stata ritirata la querela nei suoi confronti e, questo, fa decadere la procedibilità del reato.

 

La sentenza del gup fu impugnata dalla procura di Catania, che insisteva sulla sussistenza della corruzione. Per l'avvocato Enzo Mellia, difensore dell'imputato, l'atto d'appello promosso dai pm era inficiato da inammissibilità. Nella memoria depositata nel processo di secondo grado, il legale evidenziava come uno dei testi chiave avesse escluso ingerenze e interlocuzioni di ogni natura da parte di Castro, con susseguente esclusione della contestata corruzione. Inoltre Mellia aveva evidenziato alla Corte d'Appello l'inutilizzabilità delle intercettazioni dal materiale probatorio.

 

Il processo d'appello si è concluso, quindi, con la conferma del primo verdetto assolutorio per l'ipotesi di corruzione, accogliendo di fatto le posizioni della pg e dei difensori. La Corte d'Appello si è presa 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.