Giudiziaria
Chiesto processo a Salvatore Baiardo, il gup si astiene: «Sono incompatibile»
Per tale motivo l'udienza preliminarè stata rinviata; il "gelataio di Omegna", con presunti collegamenti con i Graviano, è accusato di false dichiarazioni e calunnia
Salvatore Baiardo
Subito ferma - per astensione del giudice dal procedimento - l’udienza preliminare davanti al tribunale di Firenze per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della Dda fiorentina per Salvatore Baiardo, il gelataio di Omegna (Novara), uomo di collegamento dei fratelli Graviano al nord. In questo procedimento è accusato di false dichiarazioni ai pm e di calunnia.
Il giudice dell’udienza preliminare Piergiorgio Ponticelli si è astenuto per incompatibilità. L’udienza è stata quindi aggiornata a domani quando il capo dell’ufficio Gip/Gup di Firenze facente funzione, Alessandro Moneti, dovrà indicare a quale giudice assegnare il fascicolo.
Inoltre, in ambito di procura fiorentina è stato fatto rilevare che il 12 dicembre scadono i termini per la misura cautelare stabilita per Baiardo, gli arresti domiciliari con braccialetto nella sua casa di Trabia (Palermo).
Il giudice Ponticelli si è dichiarato incompatibile perché, secondo quanto emerge a margine, avrebbe autorizzato intercettazioni telefoniche nell’ambito dello stesso procedimento.
La Dda fiorentina lo accusa di favoreggiamento quando Baiardo, sentito come persona informata sui fatti, avrebbe dato - in più volte, tra il 2020 e il 2023, in verbali resi a Firenze e a Palermo - indicazioni «non veridiche», al fine di delegittimare collaboratori di giustizia che accusano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, o «mendaci» e reticenti sulle reali ragioni dell’incontro del 14 febbraio 2011 con Paolo Berlusconi, che gli inquirenti ritengono realmente avvenuto, dopo aver cercato invano di contattare Silvio Berlusconi mentre era premier.
La procura fiorentina, nella stessa richiesta di processo, accusa Baiardo di favoreggiamento anche per non aver dato disponibilità a reperire materiale come la fotografia del 1992 che avrebbe ritratto insieme Silvio Berlusconi, il boss Giuseppe Graviano e il generale Delfino dopo aver detto che invece esisteva nei dialoghi con Massimo Giletti, sia di persona sia in tv, e poi anche sui propri social TikTok e in interviste con altri giornalisti. Contatti in cui avrebbe peraltro riportato il contenuto di quanto riferito all’autorità giudiziaria «così intossicando l’informazione e il normale svolgersi delle investigazioni».
Inoltre, il pubblico ministero accusa Baiardo di calunnia per aver «incolpato falsamente» Giancarlo Ricca - che è l’altra persona offesa nel procedimento insieme a Giletti - di aver custodito denaro ricevuto dai Graviano per 2 miliardi di lire nel corso degli anni, che poi gli avrebbe stornato 800 milioni di lire da far rientrare nel mandamento mafioso di Brancaccio tramite il pentito Spatuzza, e di aver preso denaro donato dallo stesso Baiardo per comprarsi una casa sul lago Maggiore, a Ghiffa, accusando così lo stesso Ricca del reato di riciclaggio, cosa ritenuta falsa dagli inquirenti fiorentini. Quanto a Giletti la calunnia consisterebbe nell’accusarlo di aver inventato l’esistenza della fotografia con Berlusconi, Delfino e Graviano mettendo il giornalista nella condizione, falsa, di aver fatto false dichiarazioni al pm quando, sentito dagli inquirenti fiorentini, riferì che Baiardo gli aveva mostrato la fotografia.
