la decisione
Tar Palermo annulla l’interdittiva antimafia contro una ditta di Erice
Violato il contraddittorio, la condanna del coniuge non bastava a ipotizzare le infiltrazioni mafiose
La sede del Tar Palermo
Ad Erice, una piccola rivendita di prodotti per l’igiene e la pulizia della casa si è trovata improvvisamente al centro di una vicenda giudiziaria che ha fatto discutere. Lo scorso 3 aprile la Prefettura di Trapani aveva emesso un’interdittiva antimafia nei confronti dell’attività, sostenendo che fosse a rischio di infiltrazioni criminali. Alla base del provvedimento c’era una condanna per associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori a carico del coniuge del titolare.
Secondo la Prefettura, quei legami familiari bastavano a giustificare la misura. Ma il titolare non si è arreso: attraverso i suoi avvocati, Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi, ha deciso di impugnare l’atto davanti al Tar Palermo. La difesa ha sottolineato come la condanna del coniuge non potesse da sola determinare un rischio concreto, soprattutto considerando le dimensioni ridotte dell’impresa, ritenuta inidonea ad agevolare attività mafiose.
Un altro punto cruciale riguardava il rispetto delle regole del contraddittorio. La legge prevede infatti che, quando si avvia un procedimento di questo tipo, la Prefettura debba indicare chiaramente tutti gli elementi che ritiene sintomatici del pericolo di infiltrazione. In questo caso, invece, era stato segnalato un solo elemento iniziale, mentre l’interdittiva finale si basava su circostanze ulteriori non comunicate in precedenza. Per la difesa, ciò aveva impedito un confronto reale e trasparente.
Il Tar ha accolto queste argomentazioni. I giudici hanno rilevato la violazione delle norme che regolano il contraddittorio procedimentale e, già in fase cautelare, hanno disposto l’annullamento della misura. Una decisione che non solo restituisce serenità al titolare della rivendita, ma che richiama anche le istituzioni al rispetto rigoroso delle garanzie previste dalla legge.