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Il retroscena

La "fattoria degli orrori": per terrorizzare gli schiavi la lezione con l'uccisione dei cani

Oggi gli interrogatori di garanzia dei tre indagati finiti ieri in carcere. Vedremo come risponderanno al gip

Laura Distefano

18 Novembre 2025, 06:00

07:46

La "fattoria degli orrori": per terrorizzare gli schiavi la lezione con l'uccisione dei cani

Una “fattoria degli orrori” a Ramacca. Un’azienda agricola dove i lavoratori erano pagati meno di due euro l’ora, con turni giornalieri (disumani) di 14 ore. E, inoltre, i “reclutati” erano costretti ad assistere a brutali uccisioni di cani a colpi di fucile. Uno spaccato raccapricciante quello che è venuto fuori dall’indagine della squadra mobile e del commissariato di Caltagirone, che ieri è culminata con l’arresto di Santo Giammello, 54 anni, Hamid Kouam, 52 anni (marocchino) e Abderrahim Chaibi, 56 anni (marocchino) accusati di tratta di esseri umani, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ed atti di crudeltà su animali.

«I risultati investigativi sono arrivati grazie alla collaborazione con le associazioni anti-tratta», ha detto il questore di Catania, Giuseppe Bellassai. «L’inchiesta è partita dal racconto di una delle vittime», ha spiegato il pm Francesco Camerano. Approfondendo le dichiarazioni del migrante marocchino è emerso che Kouam avrebbe attirato lo straniero, che viveva in Francia, con allettanti promesse di lavoro. Il fattore Giammello avrebbe costretto il lavoratore a vivere in alloggi lager in mezzo ai topi. «Abbiamo trovato nelle case delle trappole per ratti», ha specificato Emanuele Fattori, dirigente della Squadra Mobile di Catania. Inoltre, per lavarsi, i lavoratori “reclutati” utilizzavano un contenitore di raccolta idrica. Il migrante lavorava per 14 ore al giorno per un salario di 550 euro al mese, poi diventati 650 e poi 800. La media oraria era poco più di un euro. La normativa prevede una media invece di 8,9 euro l’ora.

Gli investigatori hanno scoperto un episodio terrificante. Giammello avrebbe “curato” lo straniero che aveva un ascesso al collo praticando un foro con un ago preventivamente riscaldato sotto la supervisione di Kouam. Il terzo indagato, Chaibi, avrebbe fatto da “guardiano” ai lavoratori. Poi la “lezione di sopravvivenza”: i cani che non obbedivano agli ordini del padrone erano abbattuti a colpi d’arma da fuoco. Il lavoratore “per imparare” avrebbe assistito alla terrificante esecuzione. Una delle vittime ha raccontato che Giammello, con una crudeltà spaventosa, avrebbe persino trascinato un cane, ferito e agonizzante, legandolo con una corda alla sua auto.

Gli investigatori hanno al momento individuato due vittime di tratta e riduzione in schiavitù, ma per il procuratore di Catania Francesco Curcio le persone sfruttate sarebbero state molte di più. «C’era sempre un ricambio di manovalanza», ha detto il capo della Dda etnea.

Sul caso sono intervenuti Enza Meli e Nino Marino, segretari generali di Uil Catania e Uila Sicilia: «Per sradicare la malapianta è necessario che all’impegno di magistratura e forze dell’ordine si affianchi un’autentica mobilitazione delle coscienze». «I fatti di oggi rivelano che siamo ancora lontani dal poter definire civile una società che sfrutta e schiavizza i lavoratori, in particolar modo se hanno la pelle scura e se non hanno altre possibilità di lavoro. Una società in cui il più forte si sente in diritto di privare il più debole della propria dignità, lasciandolo dormire con i topi, è senza dubbio incivile», scrivono Valentina Ruffino e Giolì Vindigni di Sinistra Italiana. Il Codacons annuncia che si costituirà parte civile nel processo. Intanto oggi ci saranno gli interrogatori di garanzia dei tre indagati.