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Dossier Libera

Sicilia, 38 clan al tavolo dell’azzardo. Nell’Isola giocati oltre 15 miliardi

Santapaola e Lo Piccolo le famiglie coinvolte. Ciotti: «Si lucra sui più fragili»

Carmen Greco

09 Novembre 2025, 09:08

09:13

Giochi on line

In Sicilia il gioco d’azzardo continua a rappresentare una delle frontiere più redditizie per le organizzazioni mafiose. Sono 38 i clan che, secondo il nuovo dossier di Libera, prosperano grazie a un circuito che intreccia gioco legale e illegale.

L’isola è la seconda regione italiana per volume di giocate complessive: più di 15 miliardi tra puntate “fisiche” e online, alle spalle soltanto della Campania. E conserva la stessa posizione anche per entità delle vincite, oltre 13 miliardi, con una spesa che raggiunge i 3.182 euro annui pro capite (bambini inclusi). Dietro queste cifre si muovono realtà ben note. Famiglie come i Santapaola e i Lo Piccolo siedono da anni al “tavolo verde” regionale, gestendo direttamente o indirettamente società concessionarie, sale scommesse o imponendo slot-machine. La Dia documenta un sistema capace di inserirsi nel circuito legale attraverso l’infiltrazione di affiliati nelle società autorizzate, o tramite aziende costituite all’estero che, pur formalmente operative fuori dall’Italia, agiscono nel mercato nazionale. E non è un caso che in Sicilia, nel 2024, siano state sequestrate 9 delle 70 sale gioco e scommesse chiuse in tutt’Italia.

Il quadro tracciato da Libera si inserisce in una fotografia nazionale che mostra dimensioni imponenti. Complessivamente nel 2024 in Italia sono stati “giocati” oltre 157 miliardi di euro e diciotto milioni di cittadini hanno tentato la fortuna almeno una volta nell’ultimo anno, tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci e sale bingo. Un dato dal quale deriva il problema dei giocatori patologici che sono stimati in un milione e mezzo, pari al 3% della popolazione adulta, mentre un altro milione e quattrocentomila persone rientra nella fascia a “rischio moderato”. In totale, quasi tre milioni di italiani vivono in una condizione di vulnerabilità rispetto al gioco. Quanto il settore rappresenti un terreno fertile per la criminalità organizzata lo dimostra il numero dei clan - 147 - censiti tra il 2010 e il 2024, coinvolti nelle inchieste condotte da 25 Procure antimafia e distribuiti in 16 regioni. Un mosaico che rivela la penetrazione capillare dei gruppi criminali dentro un business dove flussi di denaro e strumenti digitali rendono più difficile la tracciabilità.

«Il dossier ci restituisce l’immagine di un Paese in bilico», osserva Luigi Ciotti, presidente di Libera. «Da un lato c’è la voglia di riscatto, dall’altro un meccanismo che continua a speculare sulla vita delle persone. Dietro ogni slot, dietro una casella argentata del gratta e vinci, ci sono storie di fragilità: adolescenti che scommettono di nascosto, anziani che mettono a rischio la pensione, famiglie che si spezzano nel silenzio. Serve smascherare l’inganno. Perché il gioco d’azzardo, qualunque forma assuma, rischia di trasformarsi in un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma spesso resta prigioniera della logica del profitto».