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Il sistema

Bando-spoiler, il protocollo "Cuffaro": «Prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare agli amici»

Il segretario Raso avrebbe avuto il ruolo di spartire in anteprima i bandi - forniti dalla dirigente dell'assessorato alla Famiglia - a una cerchia selezionata dall'ex governatore.

Laura Distefano

06 Novembre 2025, 18:35

07 Novembre 2025, 07:11

Totò Cuffaro, segretario nazionale DC

Totò Cuffaro, segretario nazionale DC

Dalle poltrone ai bandi il passo è breve. Totò Cuffaro avrebbe sfruttato il ruolo della Dirigente all’Assessorato alla Famiglia, Maria Letizia Di Liberti (indagata ma non destinataria di misura da parte dei pm di Palermo) per «far avere in via anticipata
e privilegiata informazioni ancora non di pubblico dominio circa il contenuto di lucrosi bandi dell’amministrazione regionale ai suoi "amici”». Una descrizione che apre diversi interrogativi. Etici. Ma anche istituzionali e politici. Totò sembra voler avere le mani in pasta ovunque. Le cimici dei carabinieri del Ros intercettano l'ex governatore mentre istruiva il fidato collaboratore Vito Raso: «I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici». Tra gli «amici» della catena di sant'Antonio del bando-spoiler c'era anche il deputato regionale Carmelo Pace (pure lui sotto inchiesta). «Ai deputati?», gli chiedeva Raso. «Appunto si! E anche a quelli che non sono deputati...perché se no finisce che litighiamo con tutti», diceva Totò prof della politica democristiana.  «Io posso darlo ai politici, ai consiglieri comunali, alle prime linee e come si chiama...non è che lo possiamo dare a tutti o no», rispondeva Raso cercando di avere un'indicazione precisa. Alla fine, ecco la soluzione. «Fate una lista di 30/40 cristiani a cui man mano esce il bando li fate così», concludeva l’ex governatore.

CUFFARO VOLEVA RICANDIDARSI ALLA REGIONE

Ci sarebbe stato un preciso modus operandi. Il segretario Raso avvertiva Cuffaro: «Totò...Letizia...[...] aveva in anteprima il bando… questo per gli autistici... tu lo devi dare a qualcuno in particolare?». L'ex governatore, dando il proprio assenso, evidenziava la «necessità di attenersi sempre a un “protocollo operativo” per favorire tutti i loro “amici”».

I pm di Palermo hanno chiesto l'arresto del fidato Raso, che lavorava negli uffici dell'assessorato regionale alla Famiglia. Il segretario «forniva supporto logistico al sodalizio, organizzando incontri tra Cuffaro e terzi proprio nel suo ufficio». E dalle intercettazioni - annotano i pm - emergeva non solo che i sodali (del comitato d'affari occulto, ndr) «frequentavano sovente» l'Assessorato ma anche che Raso «in più occasioni manteneva segreta la presenza in loco di Cuffaro». Mentre parla al telefono, infatti, dice a un suo amico a cui aveva appena anticipato la visita per il giorno dopo di Cuffaro in Assessorato di non diffondere la notizia per «evitare di creare la calca di gente».

Tutele, inutili, visto che quelle pareti erano imbottite di micropsie. E inoltre c'era già stato un articolo de La Repubblica, citato nelle carte giudiziarie, dove c'erano state diverse polemiche circa l'insistente presenza del politico di Raffadali negli uffici dell'Assessorato retta dalla "sua" Nuccia Albano

Raso sarebbe stato un tutto fare: dal veicolare i messaggi fino all'organizzazione degli incontri. Per i magistrati l'attività del segretario sarebbe stata utile allo scopo. E cioè ad «esercitare la propria influenza sulle decisioni politiche adottate in seno all’Assessorato, ma anche per rafforzare l’immagine del suo partito, la Nuova Democrazia Cristiana». Accrescere il potere politico, significava ampliare la forza contrattuale nei tavoli che contavano. Come quello della spartizione delle poltrone dei manager della sanità. «L’ex governatore si aggiornava, infatti, costantemente su tutte le attività dell’Assessorato per ampliare il bacino elettorale della Nuova D.C. mediante informazioni ottenute, anche in anteprima, tramite Vito Raso», argomentano i pm nella richiesta di arresto a carico dei 18 indagati