i riflessi dell'inchiesta
La Dc Sicilia difende la nomina di Laura Abbadessa: «Elezione per acclamazione, nessuna scelta di opportunità»
Il partito respinge le interpretazioni legate ai contenuti delle conversazioni captate dagli inquirenti nel corso delle indagini su sanità e appalti
«Desideriamo chiarire alcuni passaggi fondamentali riguardanti la nomina dell’avvocato Laura Abbadessa a presidente della Democrazia cristiana in Sicilia: a giugno, a Siracusa, è stato convocato il direttivo regionale, nel corso del quale Laura Abbadessa è stata eletta per acclamazione da una platea di oltre mille dirigenti di partito». Lo dicono Stefano Cirillo, segretario regionale della Dc, Giusi Provino, segretario del Movimento femminile della Dc e Giuliano Settimo, segretario del Movimento giovanile della Dc.
«È stata una partecipazione ampia - aggiungono -, viva e sentita, composta da cittadini perbene che credono in una politica seria, rappresentata da persone capaci, moralmente integre e legate ai valori della nostra tradizione democratica e cristiana. Qualsiasi altra lettura di parole o frasi estrapolate non corrisponde alla verità e danneggia chi, con impegno e passione, crede che sia possibile costruire un futuro migliore, fondato su una classe dirigente nuova, giovane e femminile. La Democrazia cristiana sceglie i suoi rappresentanti per le qualità umane e professionali, non per ragioni familiari o di opportunità».
«Al presidente e a tutti i rappresentanti del nostro partito rivolgiamo i nostri più sinceri auguri di proseguire con lo stesso impegno e la stessa passione nel promuovere i valori del nostro partito e nel sostenere chi crede che la Sicilia possa e debba avere un futuro migliore. Continueremo su questa strada, per una Democrazia cristiana libera, forte e autenticamente popolare», concludono.
In una conversazione intercettata, Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano indagato per corruzione e associazione a delinquere, confidava a un amico di aver deciso di nominare Laura Abbadessa, la moglie del magistrato Massimo Russo (il nome è omissato negli atti dell’inchiesta) a presidente del suo partito, la Nuova Dc. Cuffaro confidava all’interlocutore «che stava collocando in posti chiave della Nuova Dc persone al di sopra di ogni sospetto - scrivono i magistrati - pur dubitando che ciò potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini».