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PALERMO

Totò Cuffaro voleva ricandidarsi alla presidenza della Regione: l'inchiesta svela le intenzioni dell'ex governatore

Sebbene il segretario della Dc abbia sempre escluso un rientro diretto sulla scena politica, dalle intercettazioni della nuova indagine emerge un quadro diverso

Alfredo Zermo

06 Novembre 2025, 14:24

15:45

Totò Cuffaro voleva ricandidarsi alla presidenza della Regione: l'inchiesta svela le intenzioni dell'ex governatore

Pur avendo sempre escluso un rientro diretto sulla scena politica dopo le note traversie giudiziarie che in passato lo portarono anche in carcere, Totò Cuffaro, già governatore della Sicilia e oggi indagato per corruzione, associazione a delinquere e turbativa d’asta, avrebbe confidato al suo stretto collaboratore Vito Raso — anch’egli sotto inchiesta — l’intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione.

È quanto emerge dagli atti dell’indagine nell’ambito della quale la Procura di Palermo ha chiesto i domiciliari per Cuffaro e per altre 17 persone, tra cui l’ex ministro Saverio Romano. Ricostruendo le cautele adottate per “blindare le comunicazioni”, i magistrati sottolineano che Cuffaro talvolta utilizzava l’utenza telefonica della moglie e quella di un altro collaboratore, Antonio Abbonato.

«Nell’adozione di tali accorgimenti, assurti a vero e proprio metodo, Abbonato e Raso — dicono i magistrati — hanno sempre assunto un comportamento proattivo finalizzato ad assicurare all’ex governatore della Regione Sicilia una sorta di schermo protettivo rispetto a possibili attività di intercettazione».

La stretta vicinanza di Raso all’ex presidente sarebbe ulteriormente comprovata dal fatto che egli «dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, — secondo gli inquirenti — le vere intenzioni di Cuffaro, interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di presidente della Regione Sicilia». In un colloquio a bordo auto intercettato, Raso avrebbe confidato a un amico che Cuffaro «aveva in progetto di candidarsi quale presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno».

Eppure, come detto, Cuffaro ha sempre affermato che non si sarebbe mai ricandidato. Anche uscito dal carcere di Rebibbia dieci anni fa, dove aveva scontato 5 anni per favoreggiamento alla mafia, Totò Cuffaro più volte aveva risposto in modo perentorio che non avrebbe più fatto politica e che si sarebbe occupato, come medico, dei bambini del Burundi dove in effetti si è poi recato diverse volte per iniziative di beneficienza e solidarietà.

Ma la passione per la politica col tempo ha preso il sopravvento. Torna in politica, al suo fianco il gruppo storico dei fedelissimi e «rifonda» la Dc. Nel giro di poco tempo la squadra si allarga e alla prima tornata di amministrative, nel 2021, la Dc cuffariana vince la sua prima sfida, eleggendo consiglieri in tre Comuni: Favara (Agrigento), Giarre e Caltagirone (Catania).

L’anno successivo piazza il secondo colpo: la Dc entra nel municipio di Palermo. E intanto a chi gli chiede se si ricandiderà personalmente sull'onda dei successi elettorali ribadisce di no. E lo fa anche quando nel 2023 il Tribunale di sorveglianza di Palermo, con un’ordinanza, fa cadere l’interdizione dai pubblici uffici. Prende però nelle sue mani il partito come segretario nazionale, allarga la base del consenso, aggrega tanti giovani e fa campagna acquisti anche in casa degli alleati di centrodestra. Alle ultime regionali la Dc elegge cinque deputati all’Assemblea siciliana (ora sono sette), Cuffaro diventa uno dei principali azionisti del governo Schifani, piazzando due assessori in giunta: Andrea Messina e Nuccia Albano.

Dall’inchiesta della Procura di Palermo emerge che Cuffaro non solo sarebbe stato il regista di un’associazione a delinquere che avrebbe pilotato appalti e concorsi forte delle posizioni politiche raggiunte ma in realtà avrebbe agito con un obiettivo: candidarsi per rifare il presidente della Regione siciliana.