Le indagini
Scicli, il silenzio di via Manenti si rompe: chi ha ucciso Ottaviano lo ha fatto in maniera efferata
La svolta dopo quindici mesi: tracce di sangue, un mozzicone di sigaretta e dati dal cellulare hanno portato all'arresto di una persona
A Scicli, in quella strada stretta e silenziosa che è via Manenti, il tempo sembrava essersi cristallizzato. Era lì che, il 12 maggio 2024, era stato trovato il corpo senza vita di Peppe Ottaviano. Aveva 40 anni, una laurea in giurisprudenza, il sogno di diventare notaio, e una vita che si era reinventato tra l’ospitalità e la routine di provincia. Viveva con la madre, lavorava come host per due strutture di famiglia, e conosceva praticamente tutti in paese. Forse anche troppo bene.
Quel giorno, una domenica, la sua auto parcheggiata in modo anomalo all’ingresso della via aveva insospettito i vicini. Era lì già dalla sera prima, ostruiva il passaggio. La polizia locale era intervenuta, ma Peppe non rispondeva. Dopo vari tentativi, si era deciso di chiamare il carro attrezzi. Solo allora i familiari, allertati, avevano chiesto aiuto ai carabinieri. Quando gli agenti sono entrati in casa, la scena che si sono trovati davanti è stata agghiacciante.
Peppe era riverso a terra, accanto al letto. Due ferite alla testa, il setto nasale fratturato, costole rotte, trauma cranico. Nessun segno di colluttazione prolungata, ma chiari indizi di un’aggressione feroce. Un delitto. Eppure, da quel giorno, tutto sembrava essersi fermato.
Una svolta dopo quindici mesi
Il sopralluogo del RIS, tornato in via Manenti il 22 luglio scorso, aveva riacceso le speranze. Familiari e amici avevano pensato a una svolta, a un segnale. Ma da allora, silenzio. Fino a oggi.
Nelle prime ore del 5 novembre 2025, i carabinieri del Comando provinciale di Ragusa, coordinati dalla Procura, hanno arrestato una persona ritenuta gravemente indiziata dell’omicidio. L’indagine, durata oltre un anno, ha ricostruito le ultime ore di vita di Peppe, individuando movente e autore. I dettagli saranno resi noti in una conferenza stampa.
I dettagli che hanno portato all’arresto
La sera dell’11 maggio, Peppe aveva invitato alcuni amici a casa. Una serata tranquilla: birre, sigarette, chiacchiere. Ma qualcosa è andato storto. Una lite? Un gesto improvviso? Una rabbia repressa?
Gli investigatori hanno analizzato il cellulare di Peppe, ascoltato amici, parenti, conoscenti. Hanno isolato alcuni elementi chiave: un portafoglio con cinquemila euro rimasto intatto, un mozzicone di sigaretta con rossetto, tracce di sangue sulle scale e sulle pareti. E poi, una donna, forse presente quella sera, interrogata più volte.
L’autopsia ha confermato la brutalità dell’aggressione: fratture multiple, lesioni gravi, nessuna possibilità che si tratti di un incidente. È stato un omicidio. Violento. Determinato.