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i responsabili

Giacomo e Mario, le due schegge impazzite di Capizzi che hanno sparato alla cieca uccidendo Giuseppe

La storia dei due fratelli che, insieme al padre, si sono presentati davanti il bar facendo fuoco. Ma era da giorni che i due erano "monitorati"

Manuela Modica

03 Novembre 2025, 08:06

14:46

Giacomo e Mario, le due schegge impazzite di Capizzi che hanno sparato alla cieca uccidendo Giuseppe

I precedenti dei due fratelli Frasconà Filaro sono tanti. Primo tra tutti, erano stati denunciati per maltrattamenti in famiglia. Una denuncia per Giacomo, 20 anni, e Mario, 18, che sabato sera alle 22.30 si sono presentati assieme al padre Antonio, di 48 anni, nella via principale di Capizzi per sparare sui ragazzi seduti ai tavoli di un bar. Uccidendone uno, il sedicenne Giuseppe Di Dio, che non era nemmeno la vittima predestinata. Ucciso per errore, in un vero e proprio agguato.

Una scena di follia criminale di tale portata non si era mai vista da queste parti, giurano in molti. Però da giorni, settimane, la tensione nel paesino di 3mila anime sui Nebrodi era salita. Mario, il più piccolo dei due fratelli, aveva prima terminato il periodo in comunità e poi, a settembre, aveva finito pure la misura cautelare. Era stato, infatti, ai domiciliari, perché due anni fa, nell’agosto del 2023 per l’esattezza, aveva tentato di dare fuoco alla porta di ingresso della caserma dei carabinieri, era anche entrato nel garage della caserma e aveva danneggiato alcune macchine e la pulsantiera del citofono, tutto perché aveva uno scontro aperto col maresciallo. Un episodio per cui dal corpo militare da Roma chiamarono per chiedere se non fosse un atto di una falange terrorista.

«Guardi - spiega un cittadino che vuole restare anonimo - da queste parte la mafia dei Nebrodi ha un certo controllo ma nessuno ha mai osato avvicinarsi alla caserma». Mario Filaro sì (sui Nebrodi il doppio cognome è molto diffuso, ma solo l’ultimo è quello realmente usato). «Sono stati i Filaro?», la domanda è corsa veloce. Se lo aspettavano tutti che fossero loro. Perché? Da settimane i carabinieri avevano perquisito i ragazzi quasi con cadenza quotidiana. Una volta pure mentre erano di ritorno da un viaggio in autobus proveniente da Messina. Ricerche cadute a vuoto. Ma perché tutte queste perquisizioni? Nelle scorse settimane i Filaro avevano minacciato alcune persone che avevano denunciato. Uno di questi era il ragazzo che cercavano la sabato sera. Mario, d’altronde, non era nuovo a minacce: quando ancora era minorenne, prima ancora dei danneggiamenti alla caserma, era stato denunciato per un tentativo di estorsione.

Schegge senza controllo, in una zona, quella dei Nebrodi, che però è controllatissima dalla mafia. «Il reddito pro capite più basso d’Italia, ma è un dato falso - continua l’anonimo - perché i finanziamenti Agea, i fondi della comunità europea per gli allevamenti, non fanno reddito, neanche quelli legittimi». Sono proprio i fondi europei che sono stati nel mirino della procura di Messina, allora guidata da Maurizio de Lucia (ora capo dei pm di Palermo) che fece arrestare quasi 100 persone per una truffa di 10 milioni di euro.

Però da queste parti tutti dormono sogni tranquilli. Si dorme con la porta aperta, le chiavi si lasciano in macchina. Non nelle ultime settimane, da quanto i fratelli Filaro mettevano paura. Avevano pure il daspo: non potevano entrare nella piazza e in alcuni bar. Una storia che non ha a che fare con la mafia e sembrerebbe neanche col degrado. «Finché c’è stato il nonno, un fabbro, hanno mantenuto una sorta di controllo. Ma è morto da due anni e mezzo», raccontano dal paese. Mentre il padre Antonio vive con una pensione di invalidità. Resta la madre, potrebbe essere stata lei a subire i maltrattamenti in famiglia. Di certo è nel nucleo familiare che nasce la caratura criminale dei due fratelli. Accompagnati dal padre sabato sera sono andati nella via centrale del paese, nel bar di fronte alla scuola elementare per uccidere. A uccidere sarebbe stato Giacomo, il ventenne che sui social sfoggia un grande rosario sul petto. Ha sparato a casaccio, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Mistretta, coordinati dal comandante Lucio Arcidiacono (lo stesso che ha catturato Matteo Messina Denaro), era un altro ragazzo il bersaglio che in quel momento non era lì.

«Un delitto assurdo e spietato. Giuseppe, 16 anni, ucciso per errore davanti a un bar nel Messinese. Dolore e rabbia per una vita innocente strappata alla sua famiglia». Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. «Mi auguro - aggiunge - che la giustizia sia rapida e severa verso i responsabili di questo orrore. Il mio sentito cordoglio alla famiglia e alla comunità sconvolta da questa tragedia».

Delle poche telecamere di sorveglianza che ha messo il comune, una era puntato proprio su quella via. Le registrazioni sono state consegnate ai militari che ora sono al lavoro per ricostruire tutto quello che è accaduto sabato sera. Quando il sedicenne Filippo (la passione per la cucina, studente all’alberghiero Majorana di Troina, primogenito di una famiglia borghese, con un fratellino minore di 10 anni), era andato nel bar del paese con alcuni amici. Non poteva sapere di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Quel posto in cui poco dopo riecheggiava lo strazio di sua madre.