Il delitto
Omicidio Taormina, dopo il blitz allo Zen il cerchio si stringe sui complici di Maranzano
il quartiere. I residenti si ribellano: 5 arresti. Ore contate per chi ha aiutato il presunto killer

Gaetano Maranzano
La seconda retata in due giorni allo Zen porta cinque arresti e uno scontro tra i militari e i residenti, almeno un centinaio, stanchi a dire loro dell’ennesima irruzione delle forze dell’ordine nel loro quotidiano. In realtà, non si è trattato “solo” di un segnale, ma la retata si intreccia anche con la ricerca dei complici di GaetanoMaranzano, reo confesso dell’omicidio di Paolo Taormina e rinchiuso in carcere. I punti oscuri della vicenda sono ancora parecchi e dalle perquisizioni e altro i carabinieri della stazione di San Filippo Neri cercavano anche indizi sui possibili complici, e non solo, di Maranzano. Un messaggio, probabilmente, anzi più un invito alla collaborazione degli abitanti del quartiere in quest’ottica. La risposta non è stata quella attesa, tra insulti e spintoni ai militari, che hanno faticato a tenere a bada la folla. Non esattamente una scena nuova da quelle parti. Nell’operazione i militari hanno arrestato tre persone per averli ostacolati durante le perquisizioni.
Arrestata una coppia di coniugi, 69 anni lui e 67 lei, accusati di spaccio di droga e detenzione illegale di arma da fuoco. Nel corso della perquisizione domiciliare, eseguita con l'ausilio dei cani Ron e Vera, militari dell’Arma hanno trovato e sequestrato quasi 80 grammi di cocaina, una pistola a tamburo con matricola abrasa, completa di sei cartucce, e quasi 1.000 euro in contanti. La donna è stata posta ai domiciliari con braccialetto elettronico, il marito è stato poi liberato senza alcuna misura. Durante le perquisizioni oltre un centinaio di residenti si sono riversati nei cortili del padiglione per ostacolare l’intervento dei militari dell’Arma, con minacce, insulti e aggressioni fisiche. Tre di loro, di 45, 34 e 33 anni, sono stati arrestati per resistenza, violenza, minaccia, lesioni personali e oltraggio a pubblico ufficiale. Il gip ha convalidato i tre arresti, per loro i domiciliari.
In questo clima teso, due ragazzi di 15 e 16 anni poche ore prima del bltiz sono stati fermati sempre nel quartiere, in via Costante Girardengo, a pochi passi dalla casa di Gaetano Maranzano. I due, in sella a uno scooter elettrico, avevano due pistole giocattolo con il tappo rosso e scorrazzavano per strada. I carabinieri li hanno identificati prima di riconsegnarli ai genitori.
Intanto le indagini sul delitto di sabato sera vanno avanti, e sembra stringersi sempre di più il cerchio sui possibili complici di Maranzano la notte dell’omicidio. Persone che lo hanno aiutato a fuggire, che gli hanno coperto le spalle. Il ventottenne, rinchiuso al Pagliarelli, non ha mai fatto i loro nomi, ai giudici, sia quando è stato fermato e arrestato sia quando si è trovato di fronte al giudice alle indagini preliminari per la convalida del fermo.
Nonostante la non collaborazione di Maranzano (circostanza, anche questa, tenuta ben in considerazione dagli inquirenti), le indagini sono andate avanti. E sembra davvero questione di poco che possano arrivare degli ulteriori provvedimenti. C’è poi da chiarire il movente dell’omicidio. Maranzano nell’interrogatorio ha parlato di una “sfida” da parte di Taormina che non gli sarebbe piaciuto, e che per questo ha sparato: «Mi ha provocato e ho fatto fuoco», ha detto ai giudici. Ci sarebbero poi i messaggi alla moglie, alle avance fatte dalla vittima alla compagna di Maranzano, ma non c’è traccia in telefonini e computer di quanto sostenuto dal ventottenne reo confesso, che per ora non ha cambiato versione. «Quella fornita ai carabinieri che Taormina avesse importunato la compagna è confermata dai social», spiega però l’avvocato Rosanna Vella. In corso le prove balistiche sull’arma che avrebbe sparato il colpo fatale: anche lì, questione di ore.