L'interrogatorio
Il latitante "Faccia d'angelo" non risponde al gip di Catania
Il cinquantenne vittoriese Gianfranco Stracquadaini, arrestato ieri mattina a Comiso dopo un anno e mezzo di ricerche, si è avvalso della facoltà di non rispondere

Le armi e i contanti trovati nel covo di Stracquadaini
Silenzio. «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Così in collegamento da remoto Gianfranco Stracquadaini, arrestato ieri mattina all'alba dopo circa 18 mesi di latitanza a Comiso, nel Ragusano. Il vittoriese è considerato il capomafia di Vittoria. E da «fantasma» sarebbe riuscito a creare una rete criminale, con alleanze anche nella mafia albanese per il traffico di droga, approfittando della crisi delle storiche consorterie colpite da arresti e blitz. L'anno scorso la Dda di Catania aveva emesso un fermo a suo carico, poi convalidato con ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip, per il reato di tentato omicidio aggravato in concorso, mafia e armi. L'accusa era di aver organizzato l'agguato a carico dell'ex collaboratore di giustizia Roberto Di Martino: l'uomo colpito al volto da un proiettile perse un occhio ma riuscì a salvarsi. Il già latitante mal sopportava il «ritorno» dei pentiti a Vittoria. L'interrogatorio di garanzia riguarda queste contestazioni ma ieri i poliziotti (Commissariato di Vittoria, squadra mobile di Ragusa, Sisco di Catania e Sco di Roma) hanno trovato nel covo di Comiso, dove si nascondeva, due pistole e un documento falso. Per questo è stato arrestato in flagranza per detenzione di armi e possesso di documento contraffatto.
L'accelerazione, come già anticipato ieri su Lasicilia.it, è arrivata dopo l'inquietante sequestro del 17enne, il mese scorso. L'operazione della cattura è stata coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Alfio Gabriele Fragalà. Ci sono diversi link che collegano Stracquadaini al rapimento lampo del figlio di un facoltoso imprenditore ibleo. Il sequestro potrebbe essere stata una mossa degli alleati «albanesi» per far capire il tipo di potere radicato con violenza a Vittoria. Ma poi la forte attenzione di forze di polizia, anche governative, sul caso avrebbe portato Stracquadaini a consigliare ai rapitori, attraverso messaggi indiretti, alcuni apparsi anche sui social, di rilasciare subito il minorenne.