l'omicidio
L'ultimo passo di Paolo: Palermo in piazza tra applausi, colombe e cori
Il feretro esce dalla cattedrale: applausi, palloncini bianchi e cori della curva nord mentre Palermo si stringe al suo ragazzo

S
i può partire dalla fine, dal momento in cui Paolo Taormina esce per l'ultima volta dalla Cattedrale. La folla che stipa all'inverosimile il sagrato e la chiesa applaude, ma mentre all'interno le mani si fermano in un silenzio stanco, fuori la folla esplode, mentre palloncini bianchi e colombe si alzano in cielo. Poco più dietro gli ultras della curva nord del Palermo urlano in coro, ancora, il nome di Paolo, e sono imitati subito dalla città.
Che qui ci sia tutta la città, le sue anime, il suo cuore come dice l'arcivescovo Lorefice nella sua omelia, è chiaro non solo per la quantità di persone presenti, ma per il modo in cui rispondono a un dolore che da sabato sera non è solo della famiglia Taormina. Nessuno spazio libero, con la Cattedrale a poco a poco invasa dai palermitani che si prendono la scena in mezzo a turisti sempre più radi e perplessi. I diversi gruppi cittadini che partecipano e si identificano con una maglietta, come gli amici di Paolo e i giovani liceali con una maglia bianca con la foto del giovane, o i ragazzi della Noce con uno striscione su cui si legge "sarai sempre il nostro barman", oppure qualche membro di confraternita, oltre a forze dell'ordine e istituzioni. La compostezza di chi vive un dolore intimo, al punto che tra la folla è possibile vedere molti occhi gonfi di lacrime ma non si sentono i singhiozzi. Il sentimento lo riassume una donna che dice: "Non si aspettava che sarebbe stato qui, oggi. Nessuno di noi si aspettava di essere qui".
Palermo che abbraccia suo figlio, la sua parte migliore (sono ancora parole di Lorefice), e da prima che arrivasse in chiesa. Torniamo all'inizio, all'arrivo della bara bianca di Taormina che si sente centinaia di metri prima il suo ingresso in Cattedrale: gli applausi annunciano il feretro da lontano, insieme al suono dei motorini, una lunghissima colonna che ha voluto scortare il carro funebre nel suo tragitto verso il funerale. Alcuni di questi ragazzi alla fine ricordano Paolo al microfono, poi dicono il proprio nome e una constatazione: sono Giuseppe, sono Aurora, sono Vivian, e oggi avrebbe potuto piangere la mia famiglia. Invece Paolo non c'è, concludono, e piangiamo noi.