La sentenza
Rinuncia all'eredità del padre ma poi se ne pente, il Tribunale: «Troppo tardi»
La causa è stata intentata dalla vedova che aveva già presentato la successione patrimoniale. Il giudice di Patti ha ritenuto inapplicabile la revoca della rinuncia della figlia

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Rinuncia all’eredità del padre, ma dopo due anni ci ripensa: per il Tribunale è troppo tardi
Il caso è accaduto a Patti.
Quando Michele (nome di fantasia) muore, per legge il patrimonio va diviso fra vedova e i due figli. I due fratelli, però, decidono di rinunciare all’eredità e lo formalizzano nel 2021.
In seguito la figlia cambia idea: va dal notaio chiedendo la revoca della rinuncia. L’atto complica la situazione, mentre la moglie del defunto aveva già presentato la dichiarazione di successione, eseguito la voltura catastale e trasferito le somme su un conto corrente intestato a lei.
Di fronte al ripensamento, la vedova si rivolge al Tribunale di Patti per far dichiarare inefficace l’atto di revoca, assistita dallo studio Seminara e Associati di Catania. Qualche giorno fa è arrivata la sentenza: la moglie del defunto resta l’unica erede.
«Se è vero che la presentazione della dichiarazione di successione non costituisce di per sé accettazione tacita d’eredità, trattandosi di atto amministrativo e fiscale, diversa è l’ipotesi di volturazione catastale degli immobili ereditati», scrive il giudice.
Il Tribunale ha quindi accolto la domanda della vedova di inefficacia della rinunzia dell’eredità effettuata dalla resistente nel 2023. La giudice Rosalia Russo Femminella ha condannato la figlia a procedere alla cancellazione delle trascrizioni pregiudizievoli e contrarie al legittimo acquisto dell’integrale patrimonio, nonché al pagamento delle spese del contenzioso.
«I fatti di causa - commentano gli avvocati Dario Seminara e Marco Leo - confermano una volta di più la necessità di ben ponderare le proprie scelte in materia successoria, previamente richiedendo un parere legale, al fine di evitare soluzioni errati e pentimenti tardivi».