Il caso
Assolto da diffamazione, Attilio Bolzoni fa un esposto al Csm: «Il giudice doveva astenersi»
Il giornalista aveva denunciato un collega: contestate delle dichiarazioni su "cene romane" con Antonello Montante

Qualcosa in quel cognome ha acceso una lampadina. E così Attilio Bolzoni, scandagliando la memoria, ha pescato il ricordo che lo ha collegato alla giudice Roberta Serio che ha presieduto il collegio della Corte d’Appello di Caltanissetta che lo scorso giugno ha assolto, ribaltando la sentenza del tribunale, il giornalista Michele Spena dal reato di «diffamazione». Il procedimento è scaturito da alcune dichiarazioni esternate dal cronista durante una trasmissione radiofonica nel 2018 in cui dichiarava che Bolzoni avrebbe condiviso cene romane con Antonello Montante. Il giornalista, parte civile nel processo Double Face per essere stato “vittima” di dossieraggio da parte dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, ha denunciato Spena per diffamazione. E da lì si è aperto il procedimento penale che si è concluso in appello con l’assoluzione perché «il fatto non sussiste».
Quando riceve le motivazioni, Bolzoni scopre che la presidente del collegio è Roberta Serio che è la figlia di Guglielmo Serio - deceduto - che nel 2013 aveva «instaurato un giudizio civile contro il gruppo editoriale L’Espresso, Attilio Bolzoni e il già direttore de “La Repubblica” per ottenere il risarcimento dei danni che avrebbe subito in relazione a un articolo che portava la firma di Bolzoni. Il Tribunale non solo aveva rigettato l’istanza di Serio ma lo aveva condannato alla refusione delle spese legali nei confronti del giornale. Serio presentò appello ma alla fine il procedimento civile si è estinto poiché gli eredi non hanno proseguito la causa dopo la morte dei ricorrente. E infatti nel 2020, la figlia di Serio (e sorella della giudice) ha corrisposto al gruppo Gedi (già Gruppo L’Espresso) la somma «a saldo compensi e spese di giudizio da eredi Guglielmo Serio».
Il giornalista, attualmente editorialista del quotidiano “Domani” dopo 40 anni passati nella redazione de “La Repubblica”, ha deciso di presentare un esposto al Csm perché è convinto che la giudice avrebbe dovuto astenersi. Precisamente il giornalista «pur non avanzando dubbi sull’imparzialità e terzietà della dottoressa Serio nell’ambito del giudizio di appello (in cui Bolzoni si è costituito parte civile)» ritiene che «la circostanza che gli eredi di Guglielmo Serio abbiano corrisposto la somma a Gedi Gruppo Editoriale per spese e compensi legali conseguenti alla soccombenza nel giudizio civile» costituiscano delle «serie ragioni che avrebbero dovuto indurre il magistrato all’astensione del procedimento che si è celebrato davanti alla prima sezione penale della Corte d’Appello di Caltanissetta».
La valutazione ora spetta al Consiglio Superiore della Magistratura.