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l’infrastruttura che è identità e appartenenza

Il porto, l’anima viva della città e custode di storie senza tempo

Tardino: «La bellezza è anche innovare, migliorare, costruire»

23 Dicembre 2025, 13:00

Il porto, l’anima viva della città e custode di storie senza tempo

Annalisa Tardino

C’è stato un tempo in cui il porto di Palermo dava l’idea di un luogo di frontiera, di passaggio. Oggi è diventato un intenso spazio di sosta, funzionale alla città stessa. Di più: è diventato città. Una meta programmata e voluta, un’occasione per immergersi in un’atmosfera diversa e per comprendere le dinamiche e gli aspetti più inediti della vita portuale, per coglierne il respiro. Il porto si è riappropriato di un valore iconografico essenziale nel contesto del centro storico, attraverso passaggi strategici, indispensabili per dare a un’area una propria redditivitá. E per restituirle bellezza. Come dire: la rinascita del porto ha “aggiornato” l’identità stessa di Palermo.

Il mare, si sa, gioca un ruolo strategico nel catturare l'essenza di una trasformazione e nell’aprire al potere della determinazione, capace di superare ogni sfida, anche quella apparentemente più insormontabile. L’esperienza del mare, un paesaggio diverso, scorci coinvolgenti, fanno maturare sensazioni difficili da dimenticare: è una risorsa, questo mare - che un tempo entrava nelle vie e nelle vicende letterarie, culturali, sentimentali della città - in grado di produrre un “unicum” che aiuta il territorio a implementare il proprio sviluppo, a riqualificarsi, a ottenere una nuova visibilità.

Palermo da anni s’interroga sul suo sviluppo urbanistico, impegnandosi a coniugare un fantastico tessuto preesistente di importanza monumentale con le esigenze determinate dallo sviluppo metropolitano. Il waterfront è oggi il punto più avanzato di queste riflessioni, perché è proprio attraverso interventi sulla fascia costiera - voluti e realizzati dall’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale - che la città propone il suo volto nuovo e antico al tempo stesso.

Ora Palermo può contare sulla riconciliazione con il suo mare, una suggestiva fusione, una pace su cui veglia Monte Pellegrino, “il più bel promontorio al mondo”, che fa da quinta teatrale al Palermo Marina Yachting, al Terminal crociere, al porticciolo di Sant’Erasmo e, prossimamente, al proseguimento del waterfront fino all’area di interfaccia città-porto, a cui si lavora alacremente.

Ed eccoci proprio ai temi della relazione tra porto e città, particolarmente complessi, quanto strategici, per lo sviluppo equilibrato dei centri urbani e la crescita competitiva degli scali portuali, per il miglioramento della qualità della vita e per la capacità di rendere sempre più attrattivi i porti nella sfida del mercato globale.

Il recente superamento, a Palermo, della soglia del milione di crocieristi non è soltanto un dato statistico: è il segno tangibile di una nuova stagione culturale ed economica, resa possibile dalla riqualificazione del porto e da una ritrovata consapevolezza del valore della città. Ogni approdo porta con sé un movimento di sguardi, di passi, di curiosità: una moltitudine internazionale che ritrova, tra le strade di Palermo, quell’aura che già i viaggiatori del grand tour avevano intuito. Goethe annotava che “l’Italia, senza la Sicilia, non lascia immagine alcuna nell’anima”: oggi quei visitatori ne confermano la verità.

La ricerca che l’AdSP del Mare di Sicilia occidentale ha commissionato nel 2024 a Risposte Turismo mostra come la metà (50,4%) dei turisti del mare - che comprende non solo i crocieristi ma anche i passeggeri di ferry e aliscafi - decide di trascorrere almeno una notte in città. Tra questi, il 38,3% lo fa per più notti, mostrando interesse nell’allungare la propria vacanza nel territorio palermitano: sono soprattutto i passeggeri di ferry e aliscafi (60%) ad arrivare almeno un giorno prima.

Il percorso di questi ospiti, appena scesi da quelle enormi città galleggianti che sono le navi da crociera di ultima generazione, dai traghetti o dai propri yachting, si apre quasi sempre nella penombra vibrante della Cappella Palatina – al top delle preferenze - nel blu profondo dei mosaici bizantini voluti dai re normanni. È uno scrigno di luce sospesa, un luogo in cui Oriente e Occidente non dialogano soltanto, ma si abbracciano. Qui, la cronaca di ogni giorno è lontana.

Poco oltre i confini cittadini, li attende Monreale – è suo il secondo posto - terrazza di pietra sull’abisso della Conca d’oro. I suoi mosaici, vasti come un firmamento, raccontano storie bibliche e vicende di potere, regale e divino. Ritornando verso il cuore di Palermo, i visitatori si raccolgono davanti alla Cattedrale – anche lei sul podio - una fortezza di fede e di storia in cui architetture arabe, gotiche, barocche e neoclassiche convivono come capitoli di un’unica narrazione: per i tedeschi in particolare, la tomba di Federico II rappresenta sempre un’imperdibile meta.

Il flusso dei crocieristi si posa poi su luoghi dove l’arte si fa scena e respiro: il Teatro Massimo, monumento alla musicalità profonda dei palermitani, apre le sue imponenti scale come un invito a immaginare ciò che accade oltre il sipario. E l’Orto Botanico, con le sue serre e le sue creature vegetali venute da lontano, offre un’oasi di quiete, un atlante vivente del mondo in cui ritrovare il ritmo essenziale della natura. Se non ci credete, chiedetelo a Wagner...

Questa costellazione di meraviglie, raggiunta ogni giorno da migliaia di crocieristi, restituisce a Palermo un ruolo centrale nel Mediterraneo contemporaneo. Perché il turismo non è solo economia: è un passaggio di storie, una forma di riconoscimento reciproco. E in porto, in tutti i nostri porti, tutto questo accade...