Il caso
Abrogazione dell'abuso d'ufficio, gli effetti: così i "colletti bianchi" dei concorsi la fanno franca
Il prof: «Vuoto legislativo rende ancora più deboli i ricercatori» (ASCOLTA L'AUDIO IN FONDO ALL'ARTICOLO)
«Seppur dalle conversazioni prodotte dal denunciante può ben ritenersi che la scelta di bandire un posto sia stata effettuata con la previsione di favorire, tuttavia, tale opzione, non è regolata da alcuna norma di legge ed è, pertanto, rimessa alla discrezionalità dei vertici universitari». Una frase in un decreto di archiviazione di un gip che dovrebbe, comunque, far riflettere. Un'archiviazione che risale a qualche anno fa.
La conversazione a cui si riferisce il giudice è il contenuto di una telefonata che il professore di letteratura inglese, Giuseppe Leone, ha depositato alla procura di Palermo paventando ci fossero state delle anomalie in un concorso bandito dall'ateneo palermitano nel 2017. Ai finanzieri ha consegnato la registrazione della chiamata in cui i due interlocutori disquisiscono sulla preparazione del bando. «Questo concorso era già fatto?», è la domanda. La risposta: «Nel senso che la persona l'ha trovata lei (omissis) e l'avevano già concordato, nel senso che se lui avesse vinto avrebbe accettato l'incarico».
L'archiviazione, che poi è la prima, non ha fatto demordere Leone. Che scrive anche al Governo. Il professore, che non si è sentito valorizzato dall'Istituzione per cui ha lavorato 15 anni, ha restituito al Ministero l'abilitazione all'insegnamento in seconda fascia costata tanti sacrifici. Un gesto plateale per alzare l'asticella dell'attenzione. Ma nulla si è mosso.
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Leone ha fatto un'altra denuncia facendo rilevare nuovi elementi emersi nel frattempo. L'epilogo è stato lo stesso: qualche mese fa è stata emessa un'altra archiviazione. Anche perché nel frattempo è arrivata l'abrogazione dell'abuso d'ufficio dall'ordinamento giudiziario italiano. E questo lega ancor di più le mani ai giudici e agli investigatori su alcune condotte. Un'abrogazione ritenuta costituzionalmente legittima dalla Consulta. Ma il campo è reso ancor più ristretto da diverse sentenze della Corte di Cassazione che riguardano l'applicazione del reato di turbativa d'asta.
Ecco cosa è scritto, infatti, nella richiesta di archiviazione del pm, fatta sua dal gip nel secondo decreto del 2025: «È fondamentale evidenziare come il reato di turbata libertà degli incanti non possa applicarsi al di fuori dalla materia degli appalti e, in genere, alle procedure di concorso per il reclutamento dei professori universitari […]. Questa la conclusione a cui è espressamente giunta la Cassazione in una decisione riguardante proprio una procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario».
Leone, leggendo le pagine della magistratura, commenta: «Forse si sarebbero potuti configurare altri reati, ma non sono io il tecnico. Stando a quanto emerso dalla denuncia e dalla conseguente archiviazione sembrerebbe che in Italia ci si possa mettere d'accordo con un candidato prima di un concorso senza che questo sia considerato reato. L'abrogazione dell'abuso d'ufficio lascia un vuoto legislativo. Sicuramente alle Università va lasciata una parte di autonomia, ma rimane il fatto che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio lascia senza tutele le categorie più deboli della ricerca».
ASCOLTA L'AUDIO: NELLA PRIMA PARTE SI PARLA DI UN CONCORSO, NELL'ULTIMA PARTE DI UN ALTRO