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San Cataldo, proposto un regolamento per la raccolta delle olive: «Sono dei semi di comunità»

La proposta del consigliere Modaffari per gestire gli alberi comunali piantati in diverse strade del centro abitato

16 Novembre 2025, 13:08

San Cataldo, proposto un regolamento per la raccolta delle olive: «Sono dei semi di comunità»

A San Cataldo si torna a parlare di ulivi, ma questa volta non per raccontare storie di riqualificazione urbana o di abbellimenti del verde pubblico. Il tema è più concreto: la raccolta delle olive che crescono negli spazi comunali. Il consigliere Giampiero Modaffari, già sindaco e oggi rappresentante del gruppo consiliare Riprendiamoci la Città, ha presentato una proposta di regolamento che mira a disciplinare questa pratica, trasformandola da terreno di abusivismo a occasione di solidarietà.

Il consigliere Modaffari non è nuovo a iniziative legate al patrimonio arboreo. Durante la sua amministrazione, ricorda con orgoglio, furono piantati ulivi ultracinquantennari in via Babbaurra e due monumentali esemplari di circa 400 anni in Piazza San Giovanni XXIII, simboli di resistenza e identità mediterranea. Non semplici alberi, ma segni tangibili di un’idea di città che si rigenera e si prende cura di sé. Oggi quegli ulivi continuano a fruttificare, quasi a testimoniare che la cura del territorio porta frutti concreti, nel senso più letterale del termine.

La proposta nasce da un problema reale: in assenza di regole, gruppi non autorizzati hanno raccolto olive in modo indiscriminato, danneggiando gli alberi e lasciando rifiuti. Un fenomeno che Modaffari definisce «saccheggio del demanio urbano». Le aree interessate sono molte: da via Babbaurra a Piazza San Giovanni XXIII, passando per Viale Forlanini, Piazza San Giuseppe e Piazza Calvario, fino agli oliveti confiscati alla criminalità organizzata e oggi patrimonio comunale. Il regolamento, però, non si limita a vietare o punire. Vuole trasformare la raccolta in un gesto comunitario. Le olive dovranno essere raccolte a mano o con strumenti non invasivi, senza fini commerciali. L’olio prodotto potrà essere destinato a mense sociali, pacchi alimentari, scuole e anziani in difficoltà. Un modo per dare valore a ciò che spesso viene trascurato, coinvolgendo associazioni, parrocchie e cittadini in un progetto di partecipazione attiva.

«Le olive non sono solo frutti: sono semi di comunità», afferma Modaffari. Una frase che racchiude lo spirito della proposta: trasformare un gesto agricolo in un atto di cittadinanza, dove nulla si spreca e tutto si rigenera. Non un’iniziativa di opposizione, ma un invito alla collaborazione, affinché un bene cresciuto grazie al sacrificio di tutti torni davvero a tutti. Ora la palla passa al Consiglio Comunale. L’auspicio è che il regolamento venga adottato con rapidità e buon senso. Perché dietro a quelle olive non c’è solo un raccolto: c’è l’idea che la città possa riconoscersi nei suoi beni comuni e ritrovare, anche attraverso un frutto antico, un senso di giustizia sociale e di riscatto etico.