L'appello
Dalla piazza al sociale: don Antonio Mazzi chiede risposte per il disagio psichico
Il sacerdote: «Serve un impegno istituzionale e risorse per affrontare l'aumento del disagio e sostenere il non profit»
Don Mazzi
«Non possiamo fermarci al caso e al clamore di qualche giorno. Dobbiamo interrogarci per capire come rispondere alle sempre maggiori richieste di aiuto in campo di disagio psichico e psicologico, visto che questa è una delle missioni che da sempre ci siamo dati». Lo afferma in una intervista al Corriere della Sera don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, a proposito dell’accoltellamento della donna a Milano in Piazza Gae Aulenti.
«Da noi - spiega - in questi tantissimi anni di attività sono passati casi difficili e difficilissimi e abbiamo lavorato sempre per recuperare uomini e donne restituendoli ad una vita dignitosa e piena. Non conoscevo Vincenzo Lanni ma conosco bene gli educatori della cooperativa che lo aveva seguito: una realtà oggi autonoma ma nata in seno a Fondazione Exodus». La prima riflessione? «Noi abbiamo fatto il nostro dovere e credo che ogni istituzione, davanti a questa vicenda così grave, dovrebbe chiedersi se ha fatto il proprio».
«Io credo - conclude don Mazzi - che troppo spesso temi così delicati e decisivi vengono affrontati solo quando c'è il dramma. Poi si smette di parlarne e si lascia tutto sulle spalle delle comunità e del non profit, che tra le altre cose devono affrontare continui tagli della spesa pubblica. L’attenzione di chi dovrebbe prendere decisioni è in calo, a fronte di un aggravarsi e radicalizzarsi delle situazioni che siamo chiamati a gestire».