la "fotografia"
Gela, l'emergenza al Biviere: il lago si va prosciugando, servono interventi urgenti
Chiuse del Dirillo ferme da cinque anni e iter burocratico bloccato, il collegamento al Disueri potrebbe salvare la riserva
Il Lago Biviere sta vivendo un dramma che ne minaccia l’esistenza. Oltre alla ben nota e gravissima problematica delle falde acquifere contaminate, il lago, cuore dell’omonima riserva naturale, si sta pericolosamente prosciugando. Il livello idrico è ormai da tempo insufficiente, mettendo a rischio l’intero ecosistema.
Da anni, il direttore della riserva naturale, Emilio Giudice, lancia allarmi inascoltati verso la Regione, chiedendo una giusta ripartizione delle risorse idriche. Giudice ha insistito sul rispetto degli accordi scritti esistenti riguardanti la diga Ragoleto, che dovrebbero garantire al bacino un afflusso vitale. Tuttavia, ogni richiesta è caduta nel vuoto. A peggiorare la situazione c’è un blocco tecnico che dura da un lustro: le chiuse del fiume Dirillo, essenziali per regolare l’afflusso di acqua verso il Biviere, sono non funzionanti da ben cinque anni. Di recente, sono stati stanziati nuovi fondi destinati al ripristino di questi meccanismi cruciali. Nonostante la disponibilità economica, l’iter è ancora fermo alla fase progettuale. Un ritardo intollerabile per un’area naturale protetta in sofferenza. Come se non bastasse, anche qualora le chiuse venissero riparate, si presenta un ulteriore ostacolo: l’assenza di personale dedicato a effettuare le necessarie manovre operative.
Per superare l’attuale stallo e garantire un futuro al Biviere, una potenziale via d’uscita è rappresentata dalla proposta di collegare il lago Biviere al bacino del Disueri. Questa soluzione infrastrutturale potrebbe rappresentare la manovra più rapida ed efficace per ripristinare i livelli di acqua necessari e sottrarre la riserva dal baratro del prosciugamento. La crisi del Biviere è l’emblema di come emergenze ambientali e lentezza burocratica possano convergere, trasformando una riserva naturale in un monumento all’inerzia amministrativa. Urge un’azione immediata e concreta che vada oltre le promesse progettuali.